“Attorno al Santuario…sulla Via Francigena” è il titolo della conferenza tenuta dal nostro Vescovo emerito Carlo Mazza presso la sala dell’oratorio San Giorgio mercoledì 25 settembre, primo appuntamento della festa della Storia 2019: “Un Borgo ‘santo’ per i Pellegrini”.
Un tema in realtà piuttosto intrigante come ci dice Mons. Carlo fin dall’inizio:
“In effetti il tema si presenta coraggioso e suggestivo e non poco provocatorio. Un borgo è “santo” perché santo è il suo martire fondatore, “santo” è il suo radicamento nelle radici, “santo” perché si converte alla santità di vita, nella solidarietà e nell'accoglienza, vincendo le paure del diverso, le chiusure egoistiche, le penalizzazioni dell’indifferenza sistematica”.
Maria Pia Bariggi, assessore alla cultura e al progetto via Francigena, ha finalmente introdotto alla tematica della città “santa”: un borgo ricco di canonici, religiosi e religiose, con un santuario punto di risonanza del cosmo dove si cerca il volto del Cristo concludendo:
“Parlare del nostro Santuario oggi è un'occasione per la nostra comunità per ascoltare il Vescovo emerito sua eccellenza Mons. Carlo Mazza. Lo ascolteremo con l'attenzione dovuta alla sapienza e alle profondità delle sue argomentazioni. Con l'affetto rispettoso per il pastore di cui è portatore daremo una risposta al bisogno e al desiderio di sacralità a volte sperperata in questo tempo, a volte scambiata con altro, mai perduta”.
Presente alla conferenza il Vicario Generale, don Gianemilio Pedroni, a segnare la vicinanza del Vescovo Ovidio Vezzoli che, spontaneamente e gentilmente, aveva messo a disposizione lo spazio dell’oratorio di San Giorgio.
“Sono un po’ commosso, difficile è mescolare intelligenza e cuore dopo un invito inatteso, ma il titolo “attorno al santuario” mi ha sollecitato a venire” esordisce mons. Carlo Mazza dopo aver rivolto “con simpatia una doverosa parola di gratitudine alla gentile signora Maria Pia Bariggi.”
Del Borgo santo egli affronta vari aspetti interagenti fra di loro: il “borgo” che s’interroga sulle proprie radici, il nesso tra fede e storia, la cultura e i valori spirituali, per approdare ad “uno sguardo più largo e più in alto” dove “entrare nella prospettiva dell’anima illuminata da quella speciale energia che promana dal “fascinosum”, cioè da qualcosa che incanta, da una magia che attrae e si manifesta sotto la sembianza del desiderio di bellezza incontaminata e integrale, non asservita a nessun padrone.”
Il richiamo alla bellezza suona come “cortese invito a lasciarsi guidare da una prospettiva di sapienza, che è quella luce che facilita il discernimento e che orienta il cammino della vita in quanto la interpreta secondo il disegno sapiente di Dio”.
Solo così "la dizione 'attorno' non è solo un tema di stimolo logistico atto a promuovere un giro negli ambiti dell’attuale Cattedrale, denominata opportunamente “santuario”, ma più propriamente si rivela essere un invito impegnativo a prendersi cura, a entrare in sintonia, a incuriosirsi attraverso lo stupore, a sapere più in profondità, a interloquire con umile sagacia con un monumento tanto insigne quanto sconosciuto”.
L’indicazione degli elementi che in qualche modo costituiscono il nostro passato storico, le sovrapposizioni che la stessa storia vi hanno apportato, le ipotesi sulla nascita del nostro duomo e dell’idea che al duomo stesso presiede, arricchiscono lo spessore della conferenza che si conclude con le parole di mons. Carlo:
“Ecco un mio racconto 'Attorno al Santuario…sulla Via Francigena'. Ho cercato di aprire un contesto largo nel quale collocare adeguatamente la nostra Cattedrale. Essa è davvero uno scrigno meraviglioso, un tesoro ricco di suggestioni, di insegnamenti, di interrogativi, un testimone di fede, di teologia, di cultura, di società, che vale la pena conoscere, abitare, condividere”
Non è mancato alla fine l’aspetto conviviale dove i presenti, numerosi e partecipi, si sono raccolti attorno al Vescovo emerito rinnovando quella commozione che mons. Carlo aveva accennato all'inizio.
Monsignor Carlo Mazza è piacevole da ascoltare e tutti serbiamo un caro ricordo di Lui per l'amore e l'impegno che ha profuso verso la sacralità e la bellezza del nostro Duomo. Mi auguro soltanto che il nome della nostra Cattedrale, rimanga "Èl Dôm" e mîa "Èl Säntuäri äd Sa Dunén".
RispondiEliminaS.E. Mons. Carlo Mazza, oltre ad un "pastore" che ha sempre tenuto in considerazione il proprio "gregge" (per usare parole consone al Suo ministero) possiede anche una dote preziosa: l'intelligenza e la conseguente capacità di saper ascoltare... non è una dote comune nella >Chiesa di oggi.
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