Nino Secchi divide il suo tempo tra l'Oriola, raccontandone i fasti passati, presenti e futuri, e Roma. In questo caso, oltre ai fasti, racconta, con occhio di riguardo, anche i nefasti.
Ha dedicato uno sforzo letterario alle fontane di Roma, forse immemore che in Oriola, a venti metri da casa sua, c'era una fontanella e a cento una pompa di ghisa autarchica.
Recentemente, sempre a Roma, ha fatto visita alla casa di Fiammetta "cortigiana ed anche onesta". In questo breve racconto ci porta sulle torri di Roma sciogliendone i misteri. Buona lettura.
LE TORRI DI ROMA
Ai tempi che Berta filava , e non solo a Roma, più alta era la torre e più potente era la famiglia, una ridicola ma anche sempre attuale gara trasformatasi – tra i giovani specialmente - a chi ce l’ha più lungo o a chi ce l’ha più grande, a chi ha più soldi in banca a chi ha la villa con più stanze.
Allora, come dicevo, valeva visivamente la potenza in base all'altezza della propria torre. Secondo le cronache del tempo la Torre dei Conti superava tutte le altre e non si fatica a crederlo se si considera che il solo basamento, unico resto della possente costruzione, è alto quasi trenta metri (per dare un’idea quasi tre volte il nostro trampolino della piscina).
Fu costruita nei primi anni del XIII secolo da Innocenzo III, del famoso casato di Conti di Segni ed era considerata una roccaforte difensiva così importante da essere mantenuta con denaro pubblico.
Il terremoto del 1349 la rese monca, ma conserva ancora il suo aspetto minaccioso. Una targa in latino, all'epoca, serviva a mettere in guardia da eventuali cattive intenzioni e tale scritta diceva “E’ impossibile battere la potenza interna e la solidità esterna di questo edificio”.
Il secondo posto nella graduatoria delle torri più alte spettava alla Torre delle Milizie, bellicosa e indicativa già nel nome. Era stata riadattata per assolvere a funzioni difensive private intorno al 1230, sempre dalla famiglia dei Conti Segni quando uno dei membri della famiglia fu eletto al soglio pontificio con il nome di Gregorio IX.
Già nel Medioevo era considerata un monumento da ammirare per la sua imponenza ed era addirittura segnalata sulle mappe dei pellegrini come meta da non perdere anche perché, su questa torre, aleggiava una “leggenda nera”… legata nientemeno che a Nerone. Si raccontava che l’imperatore avesse assistito all’incendio di Roma del 64 d.C. proprio da questa torre, accompagnando lo spettacolo della distruzione con un sottofondo musicale.
Ma la leggenda dell’imperatore piromane che assiste al rogo di Roma suonando la cetra è solo una malignità e come punto panoramico per godersi l’incendio sembra avesse scelto l’altissima torre che faceva parte degli Horti di Mecenate, come riporta Svetonio e se lo dice lui, gli crediamo ! Ad ogni modo l’origine della Torre delle Milizie rimangono avvolte nel mistero.
C’è un’ipotesi che viene riportata anche dalla Coltellacci che attesta fosse un bastione delle antiche Mura Serviane prima di diventare, nel Duecento, una roccaforte di milizie private, mantenendo nei secoli il suo carattere bellicoso. I proprietari, invece, si alternarono a seconda delle fortune delle famiglie, dai Conti passò agli Annibaldi e poi ai Caetani.
Benedetto Caetani divenne Papa col nome di Bonifacio VIII e di conseguenza anche la torre doveva essere più fortificata aumentando il potere della famiglia ed i nemici erano i Colonna. Sempre il terremoto del 1349 ammaccò soltanto la Torre delle Milizie, lasciando come ricordo una leggera pendenza: un baluardo davvero resistente che ancora oggi si erge minaccioso su Largo Magnanapoli.
Nel panorama delle torri spiccano anche la Torre del Grillo (legata alla mitica figura del dispettoso Marchese) Torre Melina col suo ballatoio sorretto da una successione di archetti coronati da merli, Torre Anguillara col suo complesso fortificato che fa tanto Medioevo anche se in parte è un falso storico rifatto ai primi del Novecento, poi Tor Sanguigna con le sue storie di delitti e violenze e poi la Torre della Scimmia … un nome strano per la torre dei Frangipane, bellicosa e potente famiglia baronale. Il nome della famiglia è stato soppiantato da una scimmietta dispettosa protagonista di una leggenda che risale al Medioevo.
Si racconta, infatti, che un giorno la scimmia domestica dei Frangipane prese il piccolo erede e scappò sulla cima della torre.
Il neonato piangeva, la gente accorreva e nessuno sapeva come far scendere la scimmia e salvare ilo piccolo. In preda alla disperazione il padre invocò la Vergine chiedendo il suo aiuto. Miracolosamente la scimmia rispose al fischio del padrone e scese dalla torre riportando il bambino sano e salvo. Da quel giorno il padre volle che sulla cima della torre una lampada ardesse in eterno davanti all'immagine della Madonna … ed è ancora così solo che, oggi, la lampada è elettrica.
Nino Secchi
Nessun commento:
Posta un commento