Un protagonista dell’arte del Novecento è il pittore e scultore Walter Madoi (1925 – 1976).
Ad esso si deve il quadro con la Crocifissione (100x70, tecnica mista su cartone) esposto sulla parete di fondo della sala delle conferenze del Palazzo Vescovile di Fidenza.
In questo dipinto datato 1968, la rappresentazione del dramma della croce è resa con un linguaggio moderno, quasi frammentario, che semplifica l’aspetto narrativo per dare da spazio al mondo interiore dell’artista. La Crocifissione richiama in particolare il ciclo di affreschi sullo stesso tema realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta sulle pareti e nell’abside della chiesa di Sesta di Corniglio, la piccola frazione dell’appennino parmense nota anche per le pitture, realizzate sui muri esterni delle case e dei rustici dallo stesso Madoi che aveva eletto Sesta come sede ideale per il proprio lavoro.
***************
WALTER MADOI: LA VITA E LE OPERE
(a cura di Nando Donnini)
Walter Madoi nasce a Collecchio (PR) il 26 marzo 1925, è il più giovane di tre fratelli e proviene da una famiglia antifascista. Suo padre è infatti un vecchio socialista perseguitato dal regime. Passa l’infanzia tra Parma, dove nel frattempo si sono trasferiti i genitori, e Pieveottoville (Zibello), ospite di alcuni parenti, dove impara ad amare il Po e la sua gente.
Studia all’istituto d’arte di Parma e frequenta le Accademie di Belle Arti di Bologna e Brera; a 15 anni vince un premio nazionale di pittura, il primo di una lunga serie di prestigiosi riconoscimenti: a 17 anni allestisce la sua prima mostra personale.
A 18 anni imbraccia il fucile e prende “la via dei monti’ con il fratello Giovanni: l’esperienza partigiana, condotta sul M. Penna e nel Tizzanese, solca profondamente la sua esistenza e lascia tracce indelebili anche nella sua sensibilità di artista. “Cardenio” (questo il suo nome di battaglia) prende parte a varie missioni di guerra, emergendo per “coraggio e abnegazione”: il suo valore di combattente viene però ufficialmente riconosciuto molti anni dopo la sua morte, con l’assegnazione di una medaglia d’argento (decreto del Presidente della Repubblica 24 gennaio 1985).
Nel 1945. poco prima di approdare a Milano, affresca la volta della sala consigliare del Municipio di Parma, che viene inaugurata dal Presidente della Repubblica De Nicola. Insegna per anni educazione artistica in vari istituti emiliani e lombardi, apre una mo¬desta fabbrica di ceramiche, diviene quindi direttore artistico della “Motta” e poi dirigente di un affermato ufficio di pubblicità. Agli inizi degli anni Sessanta comincia a frequentare le contrade dell’Alta Val Parma.
Si affeziona in particolare al minuscolo borgo di Sesta Inferiore (m. 923), nel Cornigliese: lassù affresca le pareti della chiesetta di S. Rocco e i muri esterni delle case, riprendendo un’antica consuetudine della Brianza. Queste originali imprese pittoriche, fra cui il vasto affresco della Crocefissione (350 mq), gli procurano notorietà e rinnovata fiducia in sé stesso. Tanto che in quegli anni decide di dedicarsi esclusivamente all’arte: apre uno studio a Parma e poi – nel 1970 – torna a Milano, dove ottiene crescenti successi e riconoscimenti (tra i quali il conferimento della cittadinanza onoraria e l’assegnazione di un nuovo studio alle Colonne di S. Lorenzo).
Nell’autunno 1974 avverte i primi sintomi del terribile male che lo stroncherà. Nonostante la malattia, sopportata stoicamente, trova la forza di intensificare l’attività artistica: realizza il monumento di bronzo, dedicato alla Sofferenza/Resistenza, eretto nella piazza del Municipio di San Donato Milanese: compie studi per un ulteriore monumento, rimasto incompiuto, destinato alla piazza XX Settembre di Genova; affresca l’abside della Chiesa di Costa S. Abramo di Cremona; scolpisce quello che sarà il suo monumento funebre.
Si spegne a Milano il 13 marzo 1976 e riposa nel bucolico camposanto di Sesta Inferiore, accanto a molti dei suoi più autentici modelli. Suoi dipinti e sue sculture fanno parte di rinomate collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero (ove ha tenuto svariate mostre personali).
Oltre alle opere già citate, ricordiamo - per quanto riguarda la pittura - le vetrate della chiesa “Sacra Famiglia” di Torino e del collegio delle maestre Luigine di Parma, gli affreschi delle chiese del “Corpus Domini” di Parma e dei Cappuccini di Busto Arsizio, nonché i celebri studi per l’affresco di 40 metri del muro di Berlino (forse la sua iniziativa più clamorosa e drammatica); per quanto concerne la scultura, ricordiamo invece i monumenti posti nel cimitero di Busto Arsizio. In suo onore sono state allestite importanti mostre postume e attiva¬te iniziative promozionali di vario genere (fra cui un concorso nazionale grafico-pittorico), nel suo nome sono sorti Comitati locali d’impegno civile e Centri di animazione culturale.
Tutto ciò fa ben sperare per una seria rivalutazione culturale del patrimonio creativo di Walter Madoi e soprattutto per la prosecuzione di un’incisiva opera di recupero, tutela e valorizzazione degli affreschi realizzati a Sesta Inferiore di Corniglio (“quel paese che ha tanto amato”, come un giorno ha voluto precisare la consorte signora Isabella, “splendida musa e modella” volata pure Lei troppo presto nel Paradiso degli Artisti).
L’affresco della Crocefissione nella chiesa di Sesta Inferiore
Sulla parete destra campeggia la grande Crocefissione: il Cristo e la Madre, i due ladroni su uno sfondo desolato che ben simboleggia la solitudine e l’abbandono di questo momento di morte. Si noti la compostezza del Cristo, la rassegnata desolazione della Madre e lo sguardo di speranza del buon ladrone in contrasto con il terrore scomposto del ladrone non pentito. Sulla parete sinistra una piccola folla di persone, quasi tutte con il volto di abitanti del paese, assiste al dramma che si sta compiendo davanti ai loro occhi. Occhi pieni di sgomento o di rassegnazione, di incredulità o di angoscia. Sul nero sfondo dell’abside, simbolo di morte e di paura, guizza la luce della Resurrezione che avvolge l’altare dell’Eucarestia. Essa infatti, per i credenti, è il segno e lo strumento della vittoria definitiva di Cristo sulla morte. Sulla destra dell’abside spicca il ritratto dell’Arcivescovo di Parma Mons. Evasio Colli; sulla sinistra si scorge l’autoritratto dell’Artista. A proposito dell’affresco effettuato dall’Artista nella chiesa parrocchiale di Sesta Inferiore, il giornalista Nuccio Acquarone ha scritto: “Madoi ha fermato a Sesta, sui muri di una chiesa da nulla, una puntata della lunghissima storia dell’uomo. L’ha fermata a duemila anni fa. Quel giorno in cui Cristo morì. Quando il sole si oscurò e avvennero cose di cui i Vangeli ci danno appena un cenno. Madoi dovette essere sul Golgota anche quel giorno, duemila anni fa. Lo crediamo. Come anima, come esperienza. Altrimenti non avrebbe potuto apprendere il significato di quelle cose e darcele tutte intere”.