I lavori di rinnovamento interno dell'antica collegiata di Pieveottoville all'inizio del novecento vedono l'intervento di un altro notevole artista parmense, Paolo Baratta (Noceto 1874-Parma 1940), riconosciuto autore delle due grandi tempere su muro ai lati dell'ingresso principale: l'Annuncio della nascita di Giovanni e la Visita di Maria a santa Elisabetta, che integrano e finalmente completano l'impegnativo ciclo iconografico dedicato al Battista.
Nel primo riquadro, in contro facciata a sinistra, la scena, che chiaramente ricorda l'incontro tra Dante e Beatrice da lui dipinto del 1902 e accolto con grande interesse dalla critica contemporanea e illustrato da Ferdinando Arisi nel 1977, è incentrata sull'immagine sospesa in volo dell'arcangelo Gabriele che, tra bagliori di luce, appare a Zaccaria, intento a celebrare i sacri riti all'altare nel tempio di Gerusalemme. L'episodio, narrato dal Vangelo di San Luca, è colto nella sua essenzialità, caratterizzato dal contrasto tra la figura lunga, elegante e sinuosa del messaggero celeste e la quasi impacciata reazione del vecchio sacerdote, in piedi a destra dell'altare, una sorta di ara a base esagonale, dalla quale salgono nuvole d'incenso, mentre la scritta in basso ripropone le parole dell'angelo: “Uxor tua Elisabhet pariet tibi Filium et vocabis nomen eius Johannem".
Altrettanto accurata e efficace, soprattutto nella resa dei volti e degli atteggiamenti, è la seconda scena che raffigura il commovente incontro, sulla soglia della casa di Zaccaria, tra la giovane Madre di Gesù e la non più giovane cugina Elisabetta (Et unde hoc mihi, ut veniat Mater Domini mei ad me?) che sta per dare alla luce il Battista: anche qui, nel segno liberissimo, si rivela lo stile raffinato di un pittore di figura, che fu anche grande ritrattista e insuperabile autore nella non facile tecnica del pastello.
La datazione dei dipinti, ancora incerta per assenza di precisi riscontri documentali, può tuttavia essere ragionevolmente fissata al 1905, in relazione alle solenni celebrazioni per il giubileo sacerdotale del canonico don Giovanni Fulcini e alla concomitante riapertura del tempio dopo gli ultimi lavori di abbellimento, di cui è incaricato Enrico Terzi, pittore, decoratore e fotografo originario di Parma.
Le tempere di Pieveottoville (purtroppo in non buone condizioni di conservazione) vanno senz'altro collocate tra le opere di maggior impegno realizzate dall'ancora giovane pittore di Noceto, destinato ad affermarsi, come una delle personalità artistiche più interessanti del primo Novecento parmense.
Allievo di Cecrope Barilli al quale subentrò prima nella cattedra di figura e poi nella direzione dell'Accademia di Parma, Baratta diede prova molto presto del suo innato talento artistico: la sua prima opera, a carattere pubblico risale addirittura al 1890, quando egli aveva solo sedici anni. Si tratta di un piccolo dipinto, delle dimensioni di un bozzetto, che risulta esposto il 9 giugno di quello stesso anno alla Società d'Incoraggiamento e quindi assegnato al Comune di Fidenza, dove tuttora si trova presso l'ufficio del sindaco. "Sulla strada del vizio" è il titolo del curioso quadretto, firmato e datato, col quale Baratta coglie un momento spensierato di due ragazzi, quasi suoi coetanei, intenti a giocare a carte seduti a cavalcioni sul davanzale di una finestra aperta sul vicolo (cfr. M.Bonatti Bacchini). Dagli scritti a lui dedicati, tra cui una coinvolgente testimonianza di Giuseppina Allegri Tassoni apparsa su Aurea Parma e la monografia di Ferdinando Arisi del 1977, emerge un tratto biografico molto interessante, che vede l'ormai famoso pittore (rivestì tra l'altro importanti incarichi pubblici e fu amico di famosi personaggi tra cui Gabriele D'Annunzio) scendere apertamente in campo per la difesa del patrimonio storico artistico di Parma, minacciato allora come oggi da speculatori e amministratori poco zelanti. In particolare, si oppose fino all'ultimo per scongiurare l'abbattimento del colonnato neoclassico delle antiche beccherie di piazza della Ghiaia a Parma e di nuovo affrontò una dura polemica per preservare la facciata e le torri della settecentesca chiesa dei Paolotti, che si volevano demolire. Ed è proprio per merito suo che le caratteristiche torri settecentesche, salvate in articulo mortis, svettano ancor oggi orgogliose all'inizio di via D'Azeglio.
Tornando alla Collegiata di Pieveottoville non possiamo certo dimenticare insieme alle eteree figure del Baratta quelle più compatte e voluminose di un altro affermato autore novecentesco, Giuseppe Moroni, artista cremonese che scelse la piccola Pieve come suo paese d'elezione. A lui si devono le decorazioni di alcune cappelle laterali nonché le due pale dipinte nel 1949 per gli altari dedicati a San Carlo Borromeo ed ai Caduti di guerra.
Guglielmo Ponzi (Dal settimanale diocesano il Risveglio 17 settembre 2010)
Foto di Nicola Cremaschini
PAOLO BARATTA , pittore
Noceto 14 agosto 1874 - Parma il 9 gennaio 1940.
Baratta nasce a Noceto, in località Ghiare nel 1874. La sua famiglia era borghese, molto religiosa e con ascendenti nobiliari: la nonna era la Marchesa Manara, ed il nonno l’Ingegner Giacomo Baratta.
Verso il 1889, dopo un infanzia felice e a contatto con la spensieratezza del paese e della vita di campagna, la famiglia si trasferì a Parma. “fin da piccolo si seppe che Paolino era disegnatore formidabile, la sua mano tracciava con meravigliosa freschezza e precisione la copia dei modelli, e nel foglio bianco apparivano in breve i contorni esatti. In rispondenza a questa sua naturale tendenza egli si iscrisse all’Istituto delle belle Arti ed ebbe la fortuna di avere come maestro Cecrope Barilli”(A. Barilli – aurea Parma – 1940) .
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