Mostra fotografica di:
Antonio Pedroni, Fernando Zilli, Francesca Bertoli, Luigi Sbarbori,
Massimo Dioni, Michele Maffini, Stefano Allari
Curatori della mostra:
Luca Faravelli e Marai Evelyne
Auditorium OF Orsoline
Inaugurazione sabato 23 dicembre alle ore 17
Orari di apertura: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.30
nei giorni 23, 24, 25, 26, 30, 31 dicembre
|
Introduzione alla mostra
Che cos'è una visione? E' il processo di percezione degli stimoli luminosi, la funzione e la capacità di vedere E' un'apparizione, un'immagine o una scena del tutto straordinaria, che si vede, o si crede di aver visto, in stato di estasi o di allucinazione E' un modo di vedere, un concetto o un'idea personale che si ha in merito a qualcosa La vista di una città, delle sue forme e del suo adagiarsi sul terreno, del disegno intricato delle sue vene, ormai ricolme di inquinanti globuli colorati, non è che un'espressione oggettiva di ciò che essa vuole trasmettere al suo osservatore. Rimane tutt'altro che immediato cambiare il binario, abbandonare 1a vista, povera di significati, anche se apparentemente soddisfacente, concepita più come uno sfondo per un selfie, ed abbracciare ciò che già qualche artista metafisico, all'incirca un secolo fa, desiderava insegnarci: fare proprio un paesaggio, grazie a ciò che esso suscita in noi. Si allude ad una visione, soggettiva, una visione propria e di nessun altro che, tuttavia, con notevole pazienza ed instancabile dialettica può essere trasmessa, anche se mai nella sua interezza, ad un interlocutore che non abbia timore di sbilanciarsi dalle proprie convinzioni. Anzi. Conceda la propria attenzione, rifletta, e ponga, curioso, nuovi quesiti. Fondamentale è l'atteggiamento che poniamo di fronte ad una fotografia, ad una visione di un luogo, di un angolo, o di una prospettiva che, magari vista e rivista, non viene mai vissuta nello stesso modo e, grazie allo scenario che offre, ha sempre un nuovo suggerimento da fornire, non una rigida descrizione, per definizione troppo concreta e diretta. Fidenza, così come i suoi paesaggi, si offre ad una conoscenza più approfondita delle sue vene, dei suoi organi, principali e non, vitali, per alcuni, e si mette in posa, amabilmente, se viene scorta da lontano. I fotografi, parola derivante da due termini di origine greca, luce e grafia, avvalendosi di un'arte permeante nella società contemporanea, anche se ormai abusata dai più, si rendono rappresentanti della voce della città, che invita ad una sua visita con occhi nuovi. La specificità dello sguardo, l'attenzione ai particolari, la sensibilità dell'occhio, ma anche delle emozioni, li ha portati ad orientare le proprie opere, non tanto verso una descrizione dei luoghi come essi sono, ma facendone uno strumento di enfasi degli aspetti e degli elementi che disegnano il ritratto del borgo, storico e contemporaneo.
|
Nessun commento:
Posta un commento