C’era una volta un marchese chiamato Adalberto, che in un giorno del 1033 decise di donare una quantità enorme dei suoi terreni ai monaci benedettini, perché questi potessero edificare e mantenere un grande monastero fortificato vicino Fidenza.
Alla donazione parteciparono anche sua moglie Adelaide e due fratelli del marchese, Azzo e Ugo, che misero tutto per scritto e di quel documento fu poi fatta una copia, arrivata fino ai nostri giorni.
Alla donazione parteciparono anche sua moglie Adelaide e due fratelli del marchese, Azzo e Ugo, che misero tutto per scritto e di quel documento fu poi fatta una copia, arrivata fino ai nostri giorni.
Il monastero fu costruito in un luogo abitato in tempi remoti prima dai Terramaricoli, e in seguito dagli Etruschi e dai Romani.
Nel medioevo in quella zona abitata da millenni, fu eretto un castello chiamato “Castel Leone”. Il monastero prese il nome da quel castello e divenne l’Abbazia di Castelioni, toponimo trasformatosi negli anni in Castione.
Nel corso dei secoli l’abbazia fu, di volta in volta teatro di battaglie, luogo di commerci e centro di preghiera e fede cristiana, ma il marchese Adalberto, considerato il capostipite dei Pallavicino, non vide quasi nulla del futuro perché morì pochi mesi dopo il lascito.
Al suo nome è però legato un piccolo mistero conservato all’interno della chiesa del monastero, dedicata a S. Maria Assunta.
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Eppure dalle righe sembra emergere un personaggio che combatté davvero i saraceni. Si tratta di uno zio del Pallavicino che fu comandante dell’esercito imperiale inviato nel sud Italia, proprio per combattere i saraceni e che, nel viaggio di ritorno, si stabilì in terra parmense tra Val Mozzola e Pellegrino. Quel generale si chiamava Adalberto di Baden, morì attorno al 1002 e i suoi nipoti fondarono alcune delle famiglie più ricche e potenti d’Italia.
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Il piccolo mistero potrebbe quindi essere risolto se si ipotizzasse che le gesta dello zio furono erroneamente attribuite al nipote secoli dopo la morte di entrambi, confusione dovuta anche al fatto che i due portavano lo stesso nome di battesimo.
Coincidenza vuole che il più importante marchese di Toscana, presunto avo dei fondatori dell’abbazia, che si chiamava anche lui Adalberto ed era soprannominato "il ricco", un giorno, andando alla guerra, decise di schiacciare un pisolino in un casolare abbandonato.
Adalberto il ricco pensò "dormo un pochino e poi vado in battaglia, faccio solo un breve pisolino".
I nemici lo catturarono ore dopo, nel pieno del sonno, in quel casolare che pare si trovasse proprio nei pressi di Fidenza, o almeno così riferirono le malelingue.
Ai nostri giorni quel che fu l’abbazia di Castione è un luogo che induce alla preghiera e all'incontro con la Fede e che stimola la ricerca storica, affidata a docenti e preparati studiosi locali che non smettono mai di stupirci con le loro scoperte sui tempi che furono in questa parte della Bassa.
eppure anch'io ci ho messo lo zampino , se andate su youtube a nome mio Zanella Umberto, troverete uno dei tanti miei documentari culturali , per esempio "L'Abbazia di Castione Marchesi e il suo Territorio" spiega approfonditamente il luogo , la nascita della chiesa Monastero , le palafitte della zona e l'improtante storia dei secoli passati. Umberto Zanella
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