L’incontro pubblico di sabato 23 settembre presso l’auditorium della ex chiesa di San Giorgio in occasione dell’appuntamento settembrino delle Giornate Europee del Patrimonio è stato presentato e coordinato da Paola Madoni della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Parma e Piacenza.
L’argomento proposto “Le pietre lavorate della facciata e delle torri della Cattedrale di Fidenza” è stato sviluppato in modo compiuto dai relatori rispettando solo in parte la scaletta per le motivate assenze di Beatrice Barbagallo, operatrice di ArtRestauro-Parma, e di Luca Faravelli dell’Associazione Europea delle Vie Francigene.
Ciò non toglie che l’incontro sia stato una riproposizione di altri momenti che in questi due ultimi anni si sono succeduti in San Giorgio e nella stessa Cattedrale. L’innegabile importanza dei recenti restauri per la conservazione delle pietre della cattedrale meritano certamente questo sforzo divulgativo, eventualmente ne vanno rivisitate le modalità tenendo presente che c'è anche un Museo da promuovere. I freddi dati delle statistiche stentano infatti ad essere confortevoli ed inoltre presenza del pubblico a questi incontri è in calo.
Abituati da tempo alle dotte disquisizioni e sollecitazioni di S.E. Mons. Carlo Mazza, il momento ovviamente più atteso era tutto per l'intervento dell'attuale Vescovo S. E. Mons. Ovidio Vezzoli che ha aperto i lavori alle 15.30.
Senza deludere le attese il Vescovo non si è limitato a salutare i presenti, ma ha colto l’occasione per un discorso più ampio che può considerarsi una prima indicazione del suo modo di intendere la nostra cattedrale. Con precisi riferimenti il Vescovo ha espresso il suo pensiero sullo stretto rapporto che intercorre tra la figura del Vescovo, massima espressione della chiesa locale, e la cattedrale.
Abituati da tempo alle dotte disquisizioni e sollecitazioni di S.E. Mons. Carlo Mazza, il momento ovviamente più atteso era tutto per l'intervento dell'attuale Vescovo S. E. Mons. Ovidio Vezzoli che ha aperto i lavori alle 15.30.
Senza deludere le attese il Vescovo non si è limitato a salutare i presenti, ma ha colto l’occasione per un discorso più ampio che può considerarsi una prima indicazione del suo modo di intendere la nostra cattedrale. Con precisi riferimenti il Vescovo ha espresso il suo pensiero sullo stretto rapporto che intercorre tra la figura del Vescovo, massima espressione della chiesa locale, e la cattedrale.
Cogliamo solo alcuni passaggi, non necessariamente i più importanti, ma quelli che ritengo significativi in questo momento. L'intero è comunque riportato integralmente sul sito web della Diocesi di Fidenza.
Attenzione particolare il Vescovo riserva a delineare il quadro storico e teologico-liturgico in cui collocare “l'interpretazione del significato ultimo della chiesa Cattedrale di Borgo s. Donnino, la sua funzionalità e, nondimeno, l'intervento di restauro effettuato sulla sua struttura architettonica e sulla ricchezza del patrimonio artistico scritto in essa”.
“giova affermare che il percorso di restauro e conservazione della chiesa cattedrale non ha inseguito un capriccio estemporaneo né un bisogno di ritorno nostalgico al passato, fine a se stesso; è stato, invece, attuato sulla testimonianza documentata delle fonti della più genuina tradizione della Chiesa e in attento ascolto di essa.”
Concludendo così: “Auspico che il cammino di riflessione proposto, concorra a precisare ulteriormente la ricchezza del patrimonio della chiesa cattedrale di Borgo s. Donnino; altresì possa diventare motivazione ben fondata di una responsabilità che è stata trasmessa a questa generazione, perché non si limiti a conservarne la struttura prigioniera di un passato architettonico, ma la renda memoria viva di una comunità, che dimora nella storia di questo oggi da credente”.
È stato quindi questo il dato nuovo e più atteso che sarà il caso di riflettere maggiormente, per ora occupiamoci della cronaca.
Maria Pia Bariggi, Assessore alla Cultura del Comune di Fidenza, ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale. Nel suo intervento ha ricordato che per i fidentini la cattedrale è stata nel tempo un ineludibile punto di riferimento: “storia antica che è e rimane parte della vita di tutti noi”.
Dopo un breve saluto di Don Stefano Bianchi, parroco della cattedrale, Giovanni Michiara di Geofaber – Parma è stato il primo dei relatori, suo l’argomento "Le indagini scientifiche sulle pietre del Duomo" che, partendo dai luoghi naturali, i giacimenti, in cui queste pietre sono state prelevate per arrivare ai riscontri attuali del loro stato sulla facciata e nelle torri della cattedrale.
Alessandro Larghi dell’Esedra-restauri di Parma si è poi dedicato all’illustrazione delle tecniche di trasporto e sollevamento delle pietre; tecniche che, a suo avviso, non si discostavano da quelle utilizzate ancora nel secolo scorso. Il suo intervento aveva come argomento "Le pietre lavorate delle torri".
A Nicoletta Carmel del C.E.R. di Firenze il compito di entrare più nello specifico delle "Tecniche di lavorazione delle pietre della facciata". Un intervento molto seguito quello di Nicoletta Carmel che illustrava quelle operazioni di lavorazione e finitura delle pietre fino allo splendore finale che noi, grazie ai recenti restauri, torniamo ad ammirare ancorché ci siano ora solo tracce delle policromie che donavano all’insieme certamente un aspetto molto diverso dall’attuale fissità della pietra.
Barbara Zilocchi dello Staff direzione lavori del cantiere ha concluso con l’argomento "Come si sono degradate e come si sono conservate le pietre del Duomo". Degrado e conservazione sono due aspetti chiaramente paralleli.
Si è parlato quindi di degrado naturale e di degrado altrimenti provocato. Mi è sembrato di cogliere un rammarico nella frase sussurrata “anche dopo i restauri la cattedrale non è rispettata”. Delle varie tipologie in cui il degrado si manifesta Barbara Zilocchi è stata esaustiva relatrice passando da casi di sfogliamento, cedimento e corrosione dovuti a cause naturali a quelli dovuti all’attività più o meno voluta dell’uomo.
A conclusione dei lavori parte del pubblico è stato accompagnato in una visita alla facciata della Cattedrale e conclusione lavori.
Ambrogio Ponzi
Nota
Il presente articolo riprende in forma più estesa il mio articolo pubblicato sul settimanale diocesano "il Risveglio" n° 33 in distribuzione in questi giorni.
Il presente articolo riprende in forma più estesa il mio articolo pubblicato sul settimanale diocesano "il Risveglio" n° 33 in distribuzione in questi giorni.
Ecco...forse non ci rendiamo conto del valore della nostra Cattedrale, dei tanti valori, che dovremmo conoscere, approfondire, amare ed esserne orgogliosi.
RispondiEliminaÈ vicina, e (come dico io) l'imponenza delle montagne si vede solo da lontano...
E mentre sabato, dopo l'incontro in San Giorgio, un gruppettino sparuto ammirava i rilievi antelamici con gli autori del restauro, ora splendidamente più leggibili, nell'angolo a est, è passata velocemente in mezzo una ragazza con un cagnolino nero al guinzaglio che ha fatto pipi' sotto il trabucco...lasciando tutti per un attimo senza parole.
Questa è la nostra realtà.
Peccato!
Il cagnolino è un ignorante, perchè non ha capito che sopra di lui c'erano i rilevi antelamici, cercava solo un'albero.
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Elimina"...comunità che dimora nella storia di questo oggi da credente."
RispondiEliminaMolto c'è da ricostruire nella Persona, perché ciò avvenga!
Ma chi è veramente credente? Forse si è più praticanti, che credenti.
RispondiEliminaIl cagnolino è ignorante, perché ha un padrone ancora più ignorante!
RispondiEliminaNon diamo dell'ignorante al cane. Fidenza è diventata una latrina e non voglio fare polemiche.
RispondiEliminaHa ragione Ponzi...
RispondiEliminaIl cantiere per sua natura ha un termine ma il museo del Duomo è una realtà 'stabile' che ha bisogno di una 'svolta'...soprattutto con nuovi progetto, nuove iniziative...
certo che c'è un museo da promuovere ma occorre avere idee nuove !
RispondiEliminaLa prima promozione del Museo deve avvenire fra i fidentini che dovrebbero aver caro il loro patrimonio di arte che riguarda tutti. Esso è testimonianza di vita, di sentimenti, di rapporti di una comunità non solo con la Fede, ma con la capacità di partecipazione alla propria storia nello scorrere del tempo.
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