Con questo articolo il nostro blog inizia una nuova collaborazione che, per ora, si identifica con la cifra "effe". Di indubbia borghigianità la nostra collaboratrice ci darà lievi note di un passato in lei presente nel ricordo, non solo di luoghi, persone o fatti, ma anche di sentimenti.
Cominciamo da loro, le tanto dimenticate "lavandare", immortalate tra l'altro in tante foto d'epoca dal nostro illustre concittadino Nullo Musini.
P.A.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene
La fossa con l’acqua corrente (dono del Padre
Stirone) vicina al Duomo, e al macello, accoglieva dalle quattro del mattino
alle cinque della sera, alcune meravigliose donne che “ripulivano” Borgo (Fidenza).
Con forza, maestria e coraggio sciacquavano,
sbattevano, insaponavano … e ulteriormente risciacquavano lenzuola, coperte,
biancheria e stendevano il risultato offrendolo alla carezza del sole e
dell’aria.
Non avevano sofisticati strumenti: assi di legno
su cui sbatter i panni, carriole, secchi, bigonci, grandi paioli per i bucati
con la cenere e fili tutt'intorno sui quali stendere il prodotto delle loro
fatiche.
I detersivi! Il sapone di marsiglia, chiamato mängänón, lisciva e … l’unto di gomito.
Lo so perché me lo ha detto mia nonna che era
orgogliosa di essere una brava lavandaia e riteneva di ottenere i risultati
migliori con alcune sue tecniche.
Sì, sento già le critiche al mio “buonismo”:
fatica! Sfruttamento inutile rimpianto! Ma io conservo nel cuore la regale
dignità di queste SIGNORE.
È il passato, ma ogni tempo e ogni persona hanno
il loro splendore.
Effe
In dialetto borghigiano: läväderi o bügäderi. Macché "inutile rimpianto", questa è Storia. Brava!
RispondiEliminaConcordo!
RispondiEliminaRefuso: "lävänderi" e mîa "läväderi". Scusate.
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