Pubblico con piacere questo scritto di Nino Secchi appena tornato dal suo viaggio pandemia-free. Dopo la la lettura vi renderete conto che manca solo la frase conclusiva di rilevanza storica: "Palmanova nel 2020 fu visitata in lungo ed in largo da Nino da Borgo San Donnino"
Un viaggio accuratamente preparato ...
di Nino Secchi
Un
viaggio accuratamente preparato con meta Lubiana e la Slovenia è stata anche
un’occasione per una tappa davvero interessante, insolita e da pochi
conosciuta: la città di Palmanova (Udine).
Città fortezza pianificata dai Veneziani nel 1593, è chiamata la "città stellata" per la sua pianta poligonale a stella con 9 punte. Una città nata per difendersi dalla mezzaluna, dal timore della invasione dei turchi.
Dal 1960 la città storica è monumento nazionale, mentre dal 9 luglio 2017 la fortezza di Palmanova è entrata a far parte del patrimonio dell'umanità Unesco.
A. P.
Un viaggio accuratamente preparato ...
di Nino Secchi
Cartolina di Palmanova, solo così la si vede nella sua forma unica e caratteristica. |
Città fortezza pianificata dai Veneziani nel 1593, è chiamata la "città stellata" per la sua pianta poligonale a stella con 9 punte. Una città nata per difendersi dalla mezzaluna, dal timore della invasione dei turchi.
Dal 1960 la città storica è monumento nazionale, mentre dal 9 luglio 2017 la fortezza di Palmanova è entrata a far parte del patrimonio dell'umanità Unesco.
Durante
il periodo veneto la fortezza fu dotata di due cerchie di fortificazioni a
protezione delle tre porte d'ingresso alla città. Palmanova fu concepita
soprattutto come macchina da guerra: il numero dei bastioni e la lunghezza dei
lati furono stabiliti in base alla gittata dei cannoni del tempo.
Nel 1797 un maggiore austriaco entrò con l'inganno in fortezza e riuscì a conquistare Palmanova che finì però rapidamente sotto il controllo francese. Dopo la pace di Campoformido, Palmanova ritornò nuovamente agli austriaci che la tennero per qualche anno; nel 1805 i francesi rioccuparono la città stellata e in questo periodo fu realizzata la terza cerchia di fortificazioni con le lunette napoleoniche.
Nel 1814 Palmanova ritornò agli Asburgo sino al 1866. Nel 1866 Palmanova venne annessa al Regno d'Italia. Durante la prima guerra mondiale la fortezza fu centro di smistamento e rifornimento per le truppe sull'Isonzo, nonché sede di ospedale da campo. Dopo la rotta di Caporetto Palmanova fu incendiata dalle truppe italiane in ritirata.
Alla fine della seconda guerra mondiale l'arciprete Giuseppe Merlino fece recedere i tedeschi in ritirata dalla decisione di far brillare i depositi di munizioni ed esplosivi, operazione che avrebbe probabilmente causato la distruzione di gran parte della città.
Con decreto del presidente della Repubblica nel 1960 Palmanova fu proclamata monumento nazionale.
Dopo questo rapido, ma doveroso, excursus storico, Palmanova ha validissimi punti di interesse per una sosta, come dicevo prima, per chi ha come meta Trieste, Redipuglia, la Carnia e la Slovenia.
Nel 1797 un maggiore austriaco entrò con l'inganno in fortezza e riuscì a conquistare Palmanova che finì però rapidamente sotto il controllo francese. Dopo la pace di Campoformido, Palmanova ritornò nuovamente agli austriaci che la tennero per qualche anno; nel 1805 i francesi rioccuparono la città stellata e in questo periodo fu realizzata la terza cerchia di fortificazioni con le lunette napoleoniche.
Nel 1814 Palmanova ritornò agli Asburgo sino al 1866. Nel 1866 Palmanova venne annessa al Regno d'Italia. Durante la prima guerra mondiale la fortezza fu centro di smistamento e rifornimento per le truppe sull'Isonzo, nonché sede di ospedale da campo. Dopo la rotta di Caporetto Palmanova fu incendiata dalle truppe italiane in ritirata.
Alla fine della seconda guerra mondiale l'arciprete Giuseppe Merlino fece recedere i tedeschi in ritirata dalla decisione di far brillare i depositi di munizioni ed esplosivi, operazione che avrebbe probabilmente causato la distruzione di gran parte della città.
Con decreto del presidente della Repubblica nel 1960 Palmanova fu proclamata monumento nazionale.
Dopo questo rapido, ma doveroso, excursus storico, Palmanova ha validissimi punti di interesse per una sosta, come dicevo prima, per chi ha come meta Trieste, Redipuglia, la Carnia e la Slovenia.
Piazza Grande, spazio perfettamente esagonale nel
centro del quale si erge un basamento in pietra d'Istria, dal quale s'innalza
l'alto stendardo, da tempo immemorabile testimone delle vicende storiche della
fortezza e simbolo della fortezza stessa, comunemente chiamato “Mario” dai
Palmarini.Su di essa si
affacciano tutti i principali edifici.
Essa rappresenta il fulcro della vita cittadina, il cuore del suo centro storico, il focus della fortezza. È stata realizzata dai Veneziani nel Seicento, era chiamata anche Piazza d'Armi in quanto il provveditore della Serenissima Repubblica era solito radunarvi le guarnigioni per le esercitazioni militari.
Essa rappresenta il fulcro della vita cittadina, il cuore del suo centro storico, il focus della fortezza. È stata realizzata dai Veneziani nel Seicento, era chiamata anche Piazza d'Armi in quanto il provveditore della Serenissima Repubblica era solito radunarvi le guarnigioni per le esercitazioni militari.
Piazza Grande |
Di
forma esagonale, presenta al centro un basamento in pietra d’Istria a
sei lati da cui si alza, imponente, un pennone, comunemente denominato
stendardo, simbolo della fortezza stessa. Su questo osservatorio privilegiato
della città si affacciano i più importanti palazzi storici veneziani come il Duomo
Dogale, il Palazzo del Provveditore Generale, la Loggia della
Gran Guardia, il Palazzo del Monte di Pietà e il Palazzo del
Governatore delle Armi che, insieme, costituiscono esempi di severa e
austera architettura militare.
Circondano la piazza undici statue: ciascuna di esse rappresenta uno dei provveditori generali della fortezza. Interessante osservare come tutte le vie radiali si dipartono e convergono dal cuore della fortezza esaltando la stretta connessione tra l’impianto urbanistico interno ed esterno.
Circondano la piazza undici statue: ciascuna di esse rappresenta uno dei provveditori generali della fortezza. Interessante osservare come tutte le vie radiali si dipartono e convergono dal cuore della fortezza esaltando la stretta connessione tra l’impianto urbanistico interno ed esterno.
Il
duomo di Palmanova (1615-1636) - prima pietra nel 1603 - che si affaccia sulla
piazza Grande e rappresenta il miglior esempio di architettura veneziana in Friuli.
La chiesa del Santissimo Redentore, o duomo
di Palmanova, dedicata sia al santissimo Redentore che ai santi Marco e Giustina, è il principale luogo di culto di Palmanova. Secondo la tradizione fu progettata da
Vincenzo
Scamozzi, anche se
studi recenti propendono per l'Ufficio delle fortificazioni di Venezia.
Facciata La candida facciata, in pietra bianca d'Orsera e pietra grigia di Aurisina, elegantemente divisa su due ordini di quattro semi colonne, è conclusa da un maestoso frontone nel cui oculo centrale campeggia un poderoso leone di san Marco, simbolo della potenza politica e militare della Serenissima Repubblica di Venezia. Il leone che si può vedere oggi è stato realizzato nel 1894 in bronzo, per sostituire quello originario rimosso dai francesi. A tal proposito vale una sottile “battuta” nei riguardi dei francesi: “Ma sono tutti ladri questi francesi” risponde il vicino “Non tutti, ma buonaparte, si! “. Verso la fine del XVII secolo sulla facciata furono collocate le statue dei santi protettori di Palmanova: al centro il Redentore (1683), mentre ai lati san Marco e santa Giustina (1693). Sul lato sinistro compare il campanile, relativamente basso e tozzo rispetto al Duomo, ma questo fatto era voluto per non renderlo visibile all'esterno della fortezza e per non dare, quindi, punti di riferimento alle eventuali forze assedianti.
Facciata La candida facciata, in pietra bianca d'Orsera e pietra grigia di Aurisina, elegantemente divisa su due ordini di quattro semi colonne, è conclusa da un maestoso frontone nel cui oculo centrale campeggia un poderoso leone di san Marco, simbolo della potenza politica e militare della Serenissima Repubblica di Venezia. Il leone che si può vedere oggi è stato realizzato nel 1894 in bronzo, per sostituire quello originario rimosso dai francesi. A tal proposito vale una sottile “battuta” nei riguardi dei francesi: “Ma sono tutti ladri questi francesi” risponde il vicino “Non tutti, ma buonaparte, si! “. Verso la fine del XVII secolo sulla facciata furono collocate le statue dei santi protettori di Palmanova: al centro il Redentore (1683), mentre ai lati san Marco e santa Giustina (1693). Sul lato sinistro compare il campanile, relativamente basso e tozzo rispetto al Duomo, ma questo fatto era voluto per non renderlo visibile all'esterno della fortezza e per non dare, quindi, punti di riferimento alle eventuali forze assedianti.
Il Duomo |
Interessante anche l’interno: subito dopo il portale d'ingresso, sulla sinistra è presente il grande reliquiario ligneo, opera di Silvio Piccini del 1895, con quattro reliquiari a fanale del XVII secolo. L'altare successivo risale al Seicento e proviene dalla chiesa soppressa di santa Barbara, con la pala che raffigura l'Annunciazione del pittore forlivese Pompeo Randi (1877).
Segue il fonte battesimale, in pietra d'Aurisina e risalente al 1614, e l'organo, fatto realizzare dal provveditore Girolamo Dolfin nel 1648, anche se quello che si può vedere oggi è stato completamente rifatto nell'Ottocento.
Sotto le casse dell'organo si apre la cappella feriale, dove sono esposti i mosaici di Giulio Candussio, il crocifisso bronzeo del Busetti e, incastonata nell'altare, l'urna di vetro con la statua in cera contenente le reliquie di santa Giustina da Padova.
Vicino all'abside sinistro si può notare l'altare delle Milizie, fatto realizzare dalla famiglia Gradenigo tra il 1640 ed il 1680. La pala delle Milizie, posta sopra l'altare, è il capolavoro del 1641 di Alessandro Varotari detto il Padovanino; raffigura i santi Bartolomeo e Girolamo, protettori della famiglia Gradenigo, assieme ai santi guerrieri Teodoro, Barbara e l'arcangelo Gabriele, protettori delle milizie veneziane.
Cappella del Carmine.
Nell'abside di sinistra si trova la cappella del Carmine, dove è
conservata una Vergine con bambin Gesù, opera lignea di scuola
tolmezzina, attribuita a Domenico
da Tolmezzo o al
fratello Martino.
La storia della statua non è nota, si ritiene che provenga da una chiesa dei
dintorni.
Cappella
del Santissimo Rosario. Nell'abside di destra si trova la cappella
del Santissimo Rosario; l'altare che si può vedere oggi ha sostituito quello
originale ed è opera del 1875 di Giacomo
Bonin. La pala di Fred Pittino raffigura una Pietà e risale al 1958.
Gli affreschi attuali hanno sostituito quelli originari del XVII secolo e sono incentrati sul tema dell'eucaristia; sono lavori del 1861
di Domenico
Fabris.
Sacrestia La sacrestia fu iniziata nel 1638
su iniziativa del provveditore Bertucci Valier, come è attestato da una
iscrizione sul portale d'ingresso. Il suo stemma gentilizio si può ancora
vedere sia sul soffitto affrescato sia nel lavabo in marmo
rosso di Verona. La sacrestia conserva i ritratti di nove provveditori veneti che governarono la
città-fortezza; inoltre sono conservate varie opere pittoriche di botteghe ed
epoche differenti.
Le più interessanti dal punto di vista artistico sono: Vergine con il bambin Gesù ed i santi Marco e Giustina; Esaltazione delle reliquie di san Spiridione, opera attribuita a Pietro Bainville, che aveva aperto la sua bottega proprio a Palmanova; Santa Lucia, opera attribuita al Padovanino.
Vi sono conservate anche alcuni pregevoli esempi di mobilio sacro e le poche suppellettili sacre che sono sfuggite ai furti ed alle manomissioni nel corso dei secoli.
Tra il XVII ed il XVIII secolo il tesoro del duomo era stato cospicuo: tutti i provveditori generali, le varie confraternite e singoli benefattori avevano contribuito ad aumentarlo e a dotarlo di preziose suppellettili. Di questo periodo rimangono solamente una pace, una stauroteca, una pisside, tre calici, due reliquiari ed un ostensorio.
Dopo il trattato di Campoformido, Napoleone fece requisire gran parte delle suppellettili, tra cui il grande lampadario in argento che era posto al centro della sacrestia. L'attuale lampadario proviene dal teatro Gustavo Modena. Il tesoro è stato ricostituito a partire dall'Ottocento, ma con opere di più modesto valore. All'interno, si può notare la pala dell' "Annunciazione" (1877), opera del pittore forlivese Pompeo Randi.
Le più interessanti dal punto di vista artistico sono: Vergine con il bambin Gesù ed i santi Marco e Giustina; Esaltazione delle reliquie di san Spiridione, opera attribuita a Pietro Bainville, che aveva aperto la sua bottega proprio a Palmanova; Santa Lucia, opera attribuita al Padovanino.
Vi sono conservate anche alcuni pregevoli esempi di mobilio sacro e le poche suppellettili sacre che sono sfuggite ai furti ed alle manomissioni nel corso dei secoli.
Tra il XVII ed il XVIII secolo il tesoro del duomo era stato cospicuo: tutti i provveditori generali, le varie confraternite e singoli benefattori avevano contribuito ad aumentarlo e a dotarlo di preziose suppellettili. Di questo periodo rimangono solamente una pace, una stauroteca, una pisside, tre calici, due reliquiari ed un ostensorio.
Dopo il trattato di Campoformido, Napoleone fece requisire gran parte delle suppellettili, tra cui il grande lampadario in argento che era posto al centro della sacrestia. L'attuale lampadario proviene dal teatro Gustavo Modena. Il tesoro è stato ricostituito a partire dall'Ottocento, ma con opere di più modesto valore. All'interno, si può notare la pala dell' "Annunciazione" (1877), opera del pittore forlivese Pompeo Randi.
Le tre porte monumentali che permettono l'accesso alla città
(Porta Udine, Porta Cividale, Porta Aquileia).
Porta
Udine uno dei tre ingressi possibili alla città
fortezza, prende il nome dalla destinazione verso cui conduce. Realizzata tra
il 1604 e il 1605, conserva ancor oggi le due grandi ruote utilizzate per
alzare e abbassare il ponte levatoio.
La facciata monumentale presenta due semi colonne laterali e, sopra il cornicione, due guglie e due garitte di guardia. All'interno si apre una corte con due porticati muniti di altrettanti caminetti e di stanze per l’alloggio delle guarnigioni addette alla guardia.
All'esterno della porta è visibile il grande acquedotto in pietra bianca, rifacimento del 1751 in stile neoclassico. La prima struttura fu realizzata nella metà del XVII secolo.
La facciata monumentale presenta due semi colonne laterali e, sopra il cornicione, due guglie e due garitte di guardia. All'interno si apre una corte con due porticati muniti di altrettanti caminetti e di stanze per l’alloggio delle guarnigioni addette alla guardia.
All'esterno della porta è visibile il grande acquedotto in pietra bianca, rifacimento del 1751 in stile neoclassico. La prima struttura fu realizzata nella metà del XVII secolo.
Porta Udine
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Porta
Aquileia o Porta Marittima un tempo chiamata anche Porta Marittima, in
quanto rivolta verso l’Adriatico, fu la prima delle tre porte di Palmanova ad
essere stata eretta nel 1598. La costruzione esterna è rivestita in pietra
d'Istria e si distingue dalle altre per la maggiore eleganza in quanto, al tempo
della Serenissima Repubblica, costituiva l'ingresso di rappresentanza per gli
ospiti illustri e per i Provveditori Generali.
La facciata di Porta Aquileia, infatti, è ingentilita da due ampie volute che abbracciano la garitta di guardia. Di gradevole visione anche i raffinati fregi e gli elementi barocchi che la decorano. Sotto la garitta, sul cornicione, poggiava un grande leone marciano in pietra, scalpellato poi dai Francesi nel 1797.
La facciata di Porta Aquileia, infatti, è ingentilita da due ampie volute che abbracciano la garitta di guardia. Di gradevole visione anche i raffinati fregi e gli elementi barocchi che la decorano. Sotto la garitta, sul cornicione, poggiava un grande leone marciano in pietra, scalpellato poi dai Francesi nel 1797.
Porta Cividale (caserma Durli) rivestita in bugnato rustico
con pietra bianca e grigia, presenta delle linee più robuste e severe.
All'interno della parte superiore della Porta è stato allestito il Museo
Storico Militare.
Una nota del tutto personale: avendo
compiuto il servizio militare proprio a Palmanova, questa tappa è stata anche
una piacevolissima occasione per incontrare gli amici con i quali, sin da
allora, mantengo ancora contatti ed affetto… non c’erano proprio tutti
considerando il periodo delle vacanze. Per me è stato veramente un tuffo in
quello che potrebbe sembrare “il passato” ma che, invece, rimane un ricordo e
un’esperienza sempre presente.
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