Riavvolgendo il nastro dei ricordi...
Omaggio di gratitudine a Beppe Cantarelli
che ha musicato il Canto di Dante.
Il tempo vissuto nel modo miglioreè quello impiegato nella preghiera,se a questa aggiunge le musica,chi canta prega due volte,e la melodia che spande nell’ariadopo aver toccato i cuoriarriva fino al cielo.“Cantate inni a Dio, cantate inni;Cantate inni al nostro re, cantate inni;Perché Dio è re di tutta la terra,Cantate inni con arte” (Salmo 46).
Riferimenti: Antelami a Fidenza, Madonna in trono, “Vergine Madre” Canto XXXIII del Paradiso, Divina Commedia, Dante 700° della morte, Don Amos Aimi, abate Pietro Zani. Borgo San Donnino, Beppe Cantarelli, Musica per Coro e Orchestra...
Il pensiero, uno dei doni più preziosi che il Buon Dio ci ha dato, che non si vede, che non ha un costo, che non ha un peso, che non ha limiti di tempo e di spazio, che si può sovrapporre e abbandonare al sogno, che unisce cielo e terra in un continuo andirivieni, corre... vola... basta un piccolo aggancio e fa riaffiorare i ricordi. Se sono belli, fanno bene al cuore, e può scaturire il piacere di raccontarli per condividerli...
Comincio da qui.
Ho rivisto nell’ottobre scorso nella Mostra “Antelami a Fidenza”, la “nostra” Madonna, tutta pulita, appena tornata da un restauro importante durato più di un anno all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Guardandola ammirata, nello spazio angusto della nuova collocazione, mi è venuto in mente quando le portavo i miei alunni in visita guidata, e potevo stare con tutta la classe, in altra parte, più ampia, del prestigioso Museo del Duomo...
A loro provavo a raccontare un po’ la bellezza ricca di significati della grande scultura in pietra di Vicenza, attribuita a Benedetto Antelami, e terminavo con un omaggio, citando alcuni versi di “Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio”.
La stupenda preghiera messa da Dante in bocca a San Bernardo nel XXXIII Canto del Paradiso della Divina Commedia, unico testo profano incluso nei testi sacri, mi ha da sempre intrigata. Ancor di più da quando Don Amos Aimi, grande studioso locale e archivista della Curia, parlandomi del Divino Poeta e dei suoi parenti in quel di Contignaco di Salsomaggiore, (dove lui era stato parroco nel 1964), ipotizzava la possibilità che quei versi fossero stati scritti davanti ad essa.
Se Dante è passato da queste parti, non può non essersi fermato davanti all’allora sicuramente più splendido Santuario di San Donnino, ed entrare per una preghiera.
A quel tempo la Madonna, tutta dipinta, campeggiava dall’altare.
L’abate Pietro Zani ci fa sapere nei suoi scritti che la statua si trovava nel presbiterio fino al 1568 quando, secondo le nuove norme liturgiche del Concilio di Trento:
“Lì 12 aprile fu fatta tor giù la Madonna dall’Altar grande. Libro della Fabbrica Archivio Capitolare” (A. Aimi 2003).
Se sicuramente Dante ha visto, a Roma, per il Giubileo dei 1300, il mosaico della “Dormitio Virginis” in Santa Maria Maggiore, appena terminato, dove Gesù accoglie tra le braccia l’animula della Madre in forma di Bambina in fasce, che può aver ispirato i primi versi della terzina “Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio” (Carlo Ossola 2004), è anche vero che tutto il resto della lirica è un omaggio ammirato alla magnanimità amorevole di Maria cui, qui in Antelami, sembra rispondere, altera ma accogliente, chinandosi in avanti in un moto di affetto intenta all’ascolto degli umani desideri, l’effigie scolpita.
È un classico che molti si contendano il passaggio di Dante nelle proprie terre e che cerchino riferimenti locali nel suo Poema. La comprensione della Divina Commedia passa anche attraverso la conoscenza dei luoghi e delle opere che il Poeta conosceva.
Noi qualche aggancio lo abbiamo:
Il castello di Contignaco era abitato nel Trecento dai nobili Aldighieri detti “Adigeri o Aldigheri”, che avevano il diritto sull’estrazione del sale. Ancora nel secolo scorso, come raccontava Don Amos, si tramandava gelosamente dagli anziani di quel paese che Dante, recatosi a trovare i suoi parenti nel castello, salendo da Nord, dove allora era l’ingresso, tra dirupi, avesse trovato proprio lì l’ispirazione per la terzina infernale che inizia “Per me si va nella città dolente”.
Gli Aldighieri erano ben radicati nel nostro territorio (un Gherardo fu prevosto di Borgo San Donnino nel 1277, un Paolo fu Podestà di Borgo nel 1280), discendenti dalla Val di Pado da cui proveniva la moglie di Cacciaguida, trisavolo di Dante:
“Mia donna venne a me di val di Pado”, Paradiso, Canto XV, verso 137.
Valle del Po della provincia parmense, non ferrarese, dove in quegli anni non risultava questo cognome.
A Cacciaguida, che si dice caduto in Terrasanta durante la seconda Crociata, Dante dà rilievo come a nessun altro personaggio incontrato, dedicandogli ben tre canti del Paradiso (Mario Pietralunga 2003).
Una pergamena del 1315, nel Fondo Storico Librario della Biblioteca Civica “M. Leoni” di Fidenza, riporta manoscritto il Trattato di Pace tra Borgo San Donnino e Parma, tra Ghibellini e Guelfi. Pace firmata a Verona con mediazione di Cangrande della Scala signore della città - capo dei ghibellini del Nord Italia, amico e protettore di Dante – e P. Bonacolsi signore di Mantova.
L’idea che Dante, come diplomatico fosse mandato dal veronese nelle nostre terre per controllare se i patti erano rispettati, aggiunge una nuova tessera alla possibilità che il sommo Poeta sia venuto a Borgo.
Sempre Don Amos aveva dato risalto a un frammento di codice dantesco dell’Archivio Vescovile di Fidenza, una pergamena, riutilizzata nel 1700 come copertina per raccogliere antiche carte, che nel rovescio conserva ancora i versi 85-154 del Canto 22° del Purgatorio...
Il frate borghigiano Giovanni de’Gambi nel 1411 trascrisse una delle sette migliori versioni della Commedia tra le seicento esistenti.
Perché questo amore dei borghigiani per la Divina Commedia? Forse esigenza di rileggere il Poema come facevano i loro antenati, mezzo secolo prima, la sera, nel giardino sul retro del Palazzo Comunale, come scuola di orgoglio civico, o altro? (Emanuela Liccardi 2003).
Il manoscritto miniato che riporta la dicitura Borgo San Donnino si trova ora nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Forse donato dai borghigiani a Papa Paolo III Farnese in una sua visita alla Città, fu portato a Roma dove risulta inventariato nella collezione farnesiana nel 1653. Ritornò poi a Parma al tempo di Ranuccio II con tutta la raccolta e fu rilegato con i caratteri ducali. Con l’estinzione della Dinastia Farnese nel 1731, e il passaggio di potere a Carlo di Borbone, fu trasferito definitivamente nella Città partenopea insieme a tutto il fondo librario della Pilotta – e all’inestimabile patrimonio artistico di Parma - quando Carlo divenne re di Napoli.
Con questi indizi possiamo anche immaginare il Poeta, con la lunga veste e il barciuclino in testa, raccolto in preghiera davanti alla nostra Madonna cercando le parole più belle per omaggiarla...
…
Ho incontrato per la prima volta Beppe Cantarelli nel Teatro Magnani di Fidenza, e fin da subito la sua musica, le sue liriche, la sua voce, mi hanno coinvolta e affascinata.
Per chi non lo conosce:
Da bambino aveva duettato con Mario del Monaco nella sua città natale, Busseto, e imparato a cantare da Carlo Bergonzi. Dopo il Liceo Manin di Cremona, si era dovuto dividere tra Giurisprudenza e Conservatorio a Parma. La musica ha avuto il sopravvento, per nostra fortuna, così abbiamo perso un avvocato. Raggiunta una certa fama, Don Tarcisio Bolzoni, sacerdote bussetano gli chiese di musicare per coro e orchestra una lirica di David Maria Turoldo “Mentre i silenzio”, poi il “Veni Sancte Spiritus”: e fu successo.
Artista poliedrico, tenore, musicista, compositore e arrangiatore per i più grandi artisti italiani e americani, aveva lasciato la sua terra, nel 1982, per trasferirsi a Los Angeles e partecipare a un Tour negli Stati Uniti con Quincy Jones, in veste di chitarra solista.
Ha poi realizzato una carriera importante anche come produttore discografico di diverse canzoni “secolari” e di colonne sonore per films, raggiungendo una vendita di oltre 50 milioni di dischi nel mondo. Ha lavorato con artisti famosi della musica leggera internazionale, quali Aretha Franklin, Mariah Carey, Michael Jackson, Bonnie Tyler, Joe Cocker e altri...
Ha composto, arrangiato e prodotto 4 albums/LP per Mina (con lei addirittura fece un duetto) e 4 per il gruppo rock “Il Banco del Mutuo Soccorso”; singoli 45 giri e albums per alcuni dei cantanti italiani ed europei più in voga degli anni ’70 e ’80, tra i quali Amii Stewart, Anna Oxa, F. Mannoia, L. Bertè, O. Vanoni, F. Simone, C. Valente, Tony Renis, T. Cutugno, I. Zanicchi, R. Zero. O. Berti, Marcella e ancora.
Nel 1997 Madre Luigia Aguzzi, Direttrice delle Suore del “Santuario della Madonna del Divino Amore” di Roma (Ex Voto dei Romani e di Papa Pio XII° alla Madonna per aver salvato la Città Eterna dalla distruzione della II^ Guerra Mondiale), chiese a Beppe di comporre un “Magnificat” per l’inaugurazione del nuovo Santuario.
Dopo un anno di tentativi, intimidito dal fatto che tutti i maggiori compositori del passato da Bach a Mozart, Vivaldi, Strauss e Beethoven avevano scritto musica indimenticabile su quelle parole latine del Vangelo di Luca, ma incoraggiato dalla stima e dalle continue insistenze di Madre Luigia, riuscì a terminare il nuovo “Magnificat”.
La prima venne eseguita dal “Millennium Choir” (Un gruppo multietnico e multi confessionale formato da oltre 1000 cantanti di varie parti del mondo, che simboleggia la pace), in Vaticano, il giorno di Natale del 1999. Quella memorabile esecuzione venne teletrasmessa in mondovisione come parte integrante e conclusiva della trasmissione “Aprite le Porte a Cristo”, in diretta dal Vaticano (condotta da Paolo Frajese, volto storico del Tg), mentre Papa Giovanni Paolo II ° apriva le Porte Sante per il Grande Giubileo del III° Millennio.
Altre indimenticabili esecuzioni furono quelle del 10 agosto 2000, a Tor Vergata, sempre a Roma, ancora davanti al Papa e ad oltre due milioni di giovani intervenuti alla Giornata Mondiale della Gioventù, e quelle per il successivo Raduno, a Toronto, in Canada, nel 2001.
Dopo l’incontro a Fidenza, l’ho seguito in alcuni Concerti e Recital, e, siccome la musica, non per scelta, è sempre stata lontana dal mio quotidiano, ogni sua esibizione era vissuta da me come un momento magico. I momenti belli, quando sono rari, sono ancor più belli.
Io non ne so di musica, come di tanto altro, so che le note sono sette come i colori dell’arcobaleno, e questo m’induce a fantasticare sul divino e sul mistero. Mi lascio trascinare da quello che mi entra nel cuore, e le sue interpretazioni mi entravano come un balsamo.
Cominciai a immaginarlo cantare nei luoghi che mi erano più cari, ad esempio nella Chiesa del mio paese natio, o nel Duomo di Fidenza.
Desideri rimasti tali.
Ecco: credevo avesse musicato anche “Vergine Madre”.
Considerando quello che scriveva, l’intensità delle sue liriche originali, un testo così poteva essere nelle sue corde.
Infatti, dopo aver raggiunto un successo internazionale, aver dato voce ai grandi divi americani, aveva scelto un percorso artistico con un repertorio di musica sacra contemporanea. Mi meravigliava anche che un così importante protagonista dello spettacolo, a livello planetario, ‘giocasse se stesso’ andando controcorrente per parlare di fede e di Dio in un mondo che, già da allora, sembrava aver dimenticato il Cielo...
No, non l’aveva musicata.
Più passava il tempo, più pensavo di proporgli la cosa: “Vergine Madre” non poteva mancare nella sua raccolta, ma non trovavo occasione. L’organizzazione dei suoi Concerti era molto impegnativa e complessa, e non osavo fargli perdere tempo.
All’ennesimo incontro nel periodo natalizio, provai a parlarne con sua madre, la signora Anna. Era sempre presente come spettatrice orgogliosa di suo figlio, e avevamo fatto amicizia.
Si incuriosì e mi invitò a scriverle una lettera per poi fare da tramite.
Cosa che feci, ricopiando il testo dell’Ode di San Bernardo.
Diversi giorni dopo mamma Anna mi chiamò al telefono, mi disse che Beppe era appena partito per Los Angeles – in quegli anni faceva la spola tra l’America e l’Italia – e aveva portato con sé la mia lettera che era arrivata il giorno prima.
Era già un successo!
Una sera squillò il telefono dopo le dieci.
Andai io a rispondere: era Beppe!
Grande la mia emozione a sentire la sua voce, e da così lontano.
Mi ringraziava della missiva e si complimentava per la proposta... non ricordo le parole precise, perché ero sorpresa ed elettrizzata (non so cosa darei per la registrazione di quella conversazione!). Mi chiese di leggergli i versi successivi a quelli che io avevo trascritto (1-27), per vedere se era il caso di aggiungere qualcosa nel finale.
Allora di corsa nello studio a prendere la Divina Commedia, cercare la pagina giusta del Paradiso, arrivare in fondo, dettare le parole... poi tenere un segreto nel cuore.
Quella notte non ho dormito.
Passarono alcuni mesi. Un giorno ricevetti due messaggi sul cellulare (a quel tempo si potevano scrivere solo poche parole): “Beppe è tornato e ti saluta”, “Urge tua presenza...”.
La cosa mi faceva piacere, ma non capivo...
Combinare l’incontro non fu facile, perché io ero impegnata con la Scuola.
Intervenne ancora mamma Anna che riuscì a convincermi ad andare una sera a Santa Margherita, dove, nella sacrestia della Chiesa, si riuniva per le prove il Coro Shalom che faceva parte del Millennium Choir.
Arrivai per ultima (la cosa che mi riesce meglio nella vita è arrivare tardi).
Sentii subito su di me gli sguardi interrogativi delle coriste: Cosa facevo lì? Non ero parte del Coro. Perché Beppe mi aveva chiamato? E un commento: “Ora, si porta dietro alle prove anche sua madre?”
C’era infatti anche mamma Anna, felice di vedermi, che si mise a stendere una tovaglia sul grande tavolo centrale incuriosendo tutte: aveva portato una torta!
“Dobbiamo festeggiare” disse ad alta voce.
Ci fu un momento di silenzio.
Beppe tirò fuori un plico di dischetti da una borsa e il primo lo diede a me: aveva musicato “Vergine Madre” per coro e orchestra a Los Angeles!
Un grande artista aveva ascoltato una piccola voce per rendere lode in musica alla Madonna con le parole del sommo poeta Dante.
Ricordo quel gesto, la sua figura tutta per me, l’angolo della stanza in cui mi trovavo, le sedie contro il muro, non quello che disse...
Io rimasi senza parole, sentivo ancor di più gli occhi addosso delle coriste, ero al centro dell’attenzione, ero commossa, ma non mi scese nemmeno una lacrima: quella mi si solidificò nell’anima, così me la porto sempre dentro... Ci fece ascoltare la registrazione, che trovai bellissima. Diede poi un dischetto ad ogni corista con il compito di imparare il brano.
Io portai a casa il mio come un trofeo!
Quella sera pure il cielo di Santa Margherita, splendido di stelle, anche se la luna mostrava più di metà del suo viso, rivelava la sua gioia.
Riuscii ad avere ospitalità nel “Risveglio” di luglio 2005, per darne notizia e raccontare.
Ho ascoltato la composizione in anteprima e mi è apparsa “celestiale”:
un canto dolcissimo di angeli... che forse era già nell’aria, da secoli portato dal vento nei cieli, Beppe lo ha saputo sentire, raccogliere e fissare sul pentagramma!
Dante era in attesa da tempo che qualcuno gli desse voce...
Ora, l’artista bussetano sta arrangiando il brano per chitarra acustica e voce e anche per pianoforte e voce in attesa della presentazione in prima assoluta nella Cattedrale di Prato (Firenze) il 17 dicembre prossimo.
Egli non è nuovo a questo genere musicale: dopo aver raggiunto il successo internazionale, ha iniziato un percorso artistico e umano lontano dai clamori, ispirato da una spiritualità tanto umile quanto sincera, ma particolarmente coinvolgente, per una riflessione sul senso vero della vita.
In tanti ormai hanno scoperto la vera “essenza” del cantautore ascoltandolo nei suoi Concerti (“Mentre il silenzio”, “Fammi cantare con gli Angeli”) e Recital (“Magnificat”, “Canto della Passione”) in Chiesa, a volte affiancato da altri artisti e da “Little Angels Department” (il “Coro degli Angioletti” come lui chiama affettuosamente), parte del “Millennium Choir”.
Si esibisce dal vivo, senza microfoni (se ci sono, sono per la registrazione) o amplificatori, accompagnato dalla sua chitarra acustica che suona in maniera unica con virtuosismi che valorizzano la sua stupenda voce di tenore, e l’applauso è concesso solo alla fine.
Desidera che ogni ascoltatore tenga davanti a sé il testo dei canti, per essere più partecipe, testo che portato a casa può essere ripreso in mano tra un affanno e l’altro dei giorni che passano veloci per ripensare a quelle parole...
“... ascolta questo canto, ultima mia preghiera Tu che parli con gli Angeli...”; “... Padre è giunta l’ora, perdonaci, Padre è giunta l’ora, non dimenticarti di noi”; “... ascolta l’anima ti parla col silenzio, ascolta e amala la verità è nel tuo dentro...”; “... e se mi perderò anche Dio piangerà”.
Quando canta si trasforma... e con la sua musica ricrea, nel luogo sacro per eccellenza, un’atmosfera “sospesa” di forte emozione e intensità che rigenera il cuore e lo spirito attraverso una pienezza interiore che permane nel tempo: ho visto persone incantate, pendere dalle sue labbra con le lacrime agli occhi...
Ha scritto di lui Don Angelo Busi Vicario Episcopale della Val Nure, Parroco di S. Antonio di Borgotaro: “... Il lavoro di Cantarelli merita un’attenzione tutta particolare. Non c’è mai un uso improprio del linguaggio religioso, linguaggio che non sopporta le scorciatoie di una musica più affine al mercato usa e getta che alla profondità dei sacri misteri. C’è sempre una rispettosa cautela per non banalizzare ciò che è più grande dei nostri cuori e delle nostre menti. Così traspare nel canto una discrezione, un entrare in punta di piedi nel territorio del mistero...”; e ancora “Il “Canto della Passione” non ci ha lasciati come eravamo...”
In attesa del “suo” Canto di Dante, davo notizia dei suoi concerti.
Un’occasione da non perdere per meditare con un grande artista che vaga come pellegrino nel mondo per portare il suo canto appassionato di preghiera e lode a Dio e a Maria con l’emozione della musica.
Ma attenzione: qualcuno ha detto e a ragione “... non è per tutti!”.
Dopo la prima mondiale di “Vergine Madre” nel Concerto di Prato, chiesi ancora ospitalità per un mio articolo nel “Risveglio”: mi fu concessa nel luglio seguente.
Riporto anche qui alcuni brani: Anche il cielo si è commosso, a Prato, per la prima di “Vergine Madre” musicata da Beppe Cantarelli.
Il Vescovo ha chiesto il bis.
Vorrei raccontarvi di un’emozione che si rinnova nel mio pensiero più passa il tempo, anche se so di non poterla trasmettere a tutti, (le cose, per sentirle, bisogna viverle!).
Porto nel cuore la gioia di aver assistito, diverse volte, a Concerti e Recital di Beppe Cantarelli, ma di uno in particolare conservo un ricordo speciale: il Concerto “Vergine Madre, Figlia del Tuo Figlio” tenutosi nel Duomo di Prato, una bella chiesa toscana, la sera del 17 dicembre u. s.
In quella manifestazione è stata presentata, per la prima volta, la lirica di Dante del Canto XXXIII° del Paradiso (versi 1-27), musicata in modo splendido dall’artista.
Il ritorno del cantante nella Cattedrale medievale di Santo Stefano di Prato è stato “a grande richiesta”, visto il successo dell’anno precedente quando, come scritto su “La Nazione” e “Il Tirreno”, più di 800 persone avevano partecipato al suo Concerto per il 350° della Diocesi.
Così si sono ritrovati uniti, è il caso di dire di concerto, ancora una volta, la Diocesi, la Provincia, il Comune, la Banca, la Fondazione e tanti sponsor privati della terra pratese per una proposta di alto valore artistico e religioso alla quale il pubblico ha risposto in modo veramente sentito ed entusiasta per cui “gli stessi organizzatori stanno pensando di istituirla come appuntamento fisso”.
Conferma che, chi comincia a conoscere Cantarelli o lo ha già apprezzato in questi ultimi anni nel suo cammino di ricerca, appassionato e appassionante, di “meditazione e preghiera con la musica”, si trova coinvolto e non perde occasione di seguirlo.
Molto suggestivo il colpo d’occhio del “Millennium Choir” incorniciato dall’antico presbiterio, (un centinaio di elementi nonostante le assenze per mali di stagione) formato dai coristi del Coro Shalom di S. Margherita di Fidenza (PR), del Coro S. Giacomo Maggiore di Ponte dell’Olio (PC), del Ten Choir di Torino, del Coro S. Fermo di Carpaneto Piacentino (PC), della Corale Civica Musicainsieme di Chieri (TO), del Coro Antonio Vivaldi di Cambiano (TO), del Coro Parrocchiale di Pincara (RO), del Coro della Parrocchia Spirito Santo di Taranto e dall’Orchestra d’Archi composta dai Primi Violini: Elisabetta Nobile, Annalisa Perfetti, Lorenzo Gugole; Secondi Violini: Stefano Cilli e Matteo Minella; Viole: Serena Perfetti e Luca Cacciatori; Violoncelli: Irina Martìnova e Paolo Conti, con Paola Devoti all’Arpa e Laura Benigna al Pianoforte.
Nella presentazione del brano “Vergine Madre”, serbato per la fine del Concerto, Cantarelli mi aveva cercata tra il numeroso pubblico pronunciando il mio nome e definendomi come la “carissima amica” che gli aveva suggerito di musicare l’Ode di San Bernardo. La prima, che ha sempre una storia, aveva caricato il clima tra i presenti di particolare attesa per cui durante l’esecuzione l’attenzione era allo spasimo, palpabile. Dante ritornava in terra toscana!
Sembrava che i muri della Chiesa si fossero ovattati perché il Canto risultasse più dolce e angelico e che le volte ogivali si fossero raccolte, come mani giunte in preghiera, per non disperderlo, insieme alla musica, stupenda, e farlo vibrare più intensamente nelle vene degli spettatori in silenzio.
Nel momento delle prove (al pomeriggio), un po’ di vento, una brezza celeste, aleggiava nell’aria, ma all’approssimarsi del Concerto è giunta inaspettata la pioggia: il cielo di Prato si è fatto partecipe dell’evento ed ha pianto lacrime di gioia per la prima di “Vergine Madre”!
Forse con la pioggia sono scesi anche gli Angeli per unirsi in sintonia con il Coro e far giungere idealmente nei cieli l’omaggio di Dante e Beppe a Maria!
E la risposta c’è stata.
Alla fine, fuori dalla Cattedrale, non vi era più traccia di pioggia, ma una forte luce bianca ha attirato la mia attenzione: una luminosa luna piena, allo zenit, proprio sopra la cuspide della facciata a righe bianche e verdi dell’architettura, era là, unica, in un cielo profondo, stellato...
La luna, simbolo di Colei che illumina il nostro cammino nel buio del peccato, alla ricerca del Salvatore, era là e vegliava, quasi a far percepire la sua presenza “sopra” il Concerto e a dire grazie col suo splendore: presenza attenta alle nostre preghiere da portare all’Altissimo, proprio come invocato dai versi di Beppe aggiunti nel finale a quelli di Dante: “Regina veglia, Madre prega, non dimenticarti di noi”.
E il piacere dal cuore ha pervaso tutto il corpo con quella sensazione di pienezza che fa star bene e che dà un senso di appartenenza ad una dimensione superiore.
Tutto il Concerto, comunque, come sempre succede, è stato un susseguirsi di emozioni.
Fin dall’inizio, quando le note del “Sanctus” intonate dal Millennium Choir diretto da Cantarelli (che ne ha composto la musica) hanno cominciato ad espandersi nella Cattedrale, il silenzio tra i numerosi presenti siglava il coinvolgimento corale.
Forse ancora più emotiva e mistica è risultata l’atmosfera del luogo quando la voce intensa e affascinante del Cantante, capace di sorprendere in continuazione con modulazioni di rara estensione ha intonato “Non Era Il Vento, E’ Stato Un Angelo” (un suo brano inedito sul miracolo dell’Annunciazione, scritto e musicato di recente) accompagnata dalla chitarra acustica e dall’arpa suonata con dolcezza e potenza insieme dalla Devoti.
Un’altra sua bella lirica scritta e musicata: “Padre, E’ Giunta L’Ora” è stata eseguita dal Coro diretto invece da Don Emanuele Ferro, giunto appositamente da Taranto (Incontrato dopo il Concerto, il Don, mi ha pregato di “salutare Fidenza” che gli manca molto!).
Nel brano “Benedizione” come in altri, Cantarelli ha introdotto la melodia fischiando con quella naturalezza che lo contraddistingue e che dà un tocco suggestivo e ispirato ai suoi virtuosismi di voce e di chitarra.
Il “Kyrie” che riesce particolarmente bene nel Duomo di Prato (ricordo la sua felicità quando, lo scorso anno, lo diresse per la prima volta e poi “chiese” di ripeterlo!) è stato interpretato in modo forte e coinvolgente dal Coro ed il ritmo incalzante del brano ha dato brividi da pelle d’oca.
Sempre lui ha accompagnato poi, con la chitarra, in due brani “(Without You) I’d Be Blind” (Senza Di Te, Sarei Cieco) e “Vedrai” (quest’ultimo inedito) il contralto pratese Sara Ruoti.
Le stupende liriche di David Maria Turoldo “Ecco Un’Aurora Mai Vista” (Preludio) e “Mentre Il Silenzio” (Pastorale) sono state intonate dal Coro diretto da Diego Basso, un altro dei tanti amici artisti di cui ama circondarsi il Bussetano, lasciando ad essi le interpretazioni delle sue creazioni senza voler primeggiare, perché è bello cantare insieme!
Beppe ha poi diretto il suo sontuoso “Magnificat” che tanto successo ha avuto e che fa sempre scuotere i cuori e cantato “Ave Maria, Mai Più La Guerra” (Ispirata da una frase detta in Kosovo da Papa Giovanni Paolo II°) nella quale la sua bella voce di tenore accompagnata dalla chitarra ha sottolineato in un crescendo di spiritualità un invito alla pace.
Dopo la celestiale “Vergine Madre” e la ripresa del “Sanctus” gli applausi e le ovazioni di tanta gente in piedi non finivano più.
Concerto
di Prato “Vergine Madre”, S. E. Mons. Gastone Simoni, Beppe Cantarelli. |
Il Vescovo di Prato S. E. Monsignor Gastone Simoni che ha ringraziato Cantarelli con parole toccanti di plauso per l’artista e di compiacimento per la riflessione di fede proposta, ha detto tra l’altro: “Carissimo, la nostra gioia è grande, possiamo essere venuti qui anche con tanti problemi nel cuore, i problemi restano, magari, ma tu ci hai incoraggiato ad alleggerirli dando gloria a Dio” e ancora: “Migliori Auguri di Natale non ci potevamo scambiare più di quelli che ci siamo scambiati con Beppe Cantarelli e tutti i suoi coristi, uno per uno tutti insieme, in questa bellissima serata nella nostra Cattedrale!”
Ha confermato così la gioia di chi trova il “suo” canto e la “sua” musica strumenti bellissimi di preghiera da condividere per essere in tanti, insieme, a lodare Dio e Maria. Strumenti che tengono uniti, col fiato sospeso fino alla fine (del Concerto), che arriva e che ti fa capire che non sei ancora in Paradiso, ma sulla Terra, dove le cose belle finiscono presto!
Il Presule ha poi chiesto di risentire “Vergine Madre” che ha riascoltato attentamente, visibilmente emozionato da quello straordinario connubio di parole e melodia, e per seguire meglio, lui, Vescovo, ha ripreso in mano l’opuscolo con i testi, preparato con tanta cura come sempre dall’autore.
Libretto che portato a casa, aiuta a ripensare, questa volta, alle parole di Dante:
“Vergine Madre, ... Tu sé colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ’l suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura.”;
o di Padre Turoldo: “Mentre il Silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso Tu sei disceso, Verbo di Dio in solitudine e più alto silenzio...”;
o di Beppe: “Benedetto il canto che ti fa dimenticare, che nel pianto ti fa sognare e che mai di te si scorderà.”; “...Sole che di nuovo risplenderà, Terra che i suoi figli perdonerà, Guerra, mai più la guerra...”; “…Vedrai che amerai persino il pianto, Vedrai, saranno i tuoi sogni a fermare il tempo, Vedrai che tutto cambierà...”.
Monsignor Simoni ha poi abbracciato ancora una volta Cantarelli ed ha salutato uno per uno i coristi!Credo che il nostro tempo più proficuo sia quello vissuto pregando e lodando Dio: Beppe ci dà l’opportunità straordinaria di partecipare con gioia al suo canto-preghiera coinvolti deliziosamente dalla sua musica che si trasforma in spirito che alimenta l’anima.
In molti l’hanno capito e se lo sono contesi nel periodo di Natale quando era in Italia in quello che lui ha definito “il tour dei Duomi”: (...), sempre con fini benefici.
Io comunque speravo sempre di sentire le sue liriche risuonare anche in un Duomo vicino, sotto alte e spoglie volte a crociera sorrette da pilastri di arenaria (...).
Qualche persona in più potrebbe condividere il messaggio d’amore di questo poeta e cantore moderno della fede, che, con chitarra in spalla come parte di sé, capelli ricci, lunghi e sciolti da spirito libero, sguardo profondo e intenso di fermezza e poesia, allontanatosi dalle nebbie di Busseto e approdato per vie traverse nella più solare Los Angeles (abitava vicino alla H di Hollywood, la grande scritta sulla collina di Beverly Hills), si è poi forse lasciato ispirare da quegli “Angeles” per aiutarci a pregare, togliendoci per un po’ dalla brutalità e dalla volgarità di una società che sta umiliando sé stessa e che cerca disperatamente la felicità lontano da Dio anche nelle tante feste dei nuovi templi: stadi, raduni rock, ipermercati.
Ecco cosa ha scritto di lui Don Emanuele Ferro: “Il Maestro Beppe Cantarelli è un compositore carismatico, un interprete vero, un polistrumentista virtuoso e un produttore capace. Le nostre strade si sono incrociate sette anni fa per preparare il Grande Giubileo del 2000 con eventi musicali dei quali ho un ricordo ancora affascinante. ... E’ viva nella mia mente la spianata di due milioni di giovani a Tor Vergata: sono immagini che non si dimenticano!”
Non sapevo che Giuseppe Verdi, altro bussetano doc, avesse musicato “Vergine Madre”, a me rimane comunque il piacere unico, indicibile, di aver proposto una cosa bella, appunto di musicare il Canto di Dante ad un grande artista e di essere stata così magnificamente esaudita!
Ecco la mia emozione.
Ricordo qui anche quell’altra volta che toccai il cielo con un dito...
Beppe, in un giorno dell’estate 2005, mi avvisò che avrebbe accompagnato con la sua musica una Messa speciale a Borgotaro. Celebrava Don Angelo Busi con il calice usato da Padre Pio, portato dal signor Bertani.
Andai: era troppo grande l’occasione. Mi accompagnò poi a cena dai signori Signani, dove, la cara signora Giuseppina, donna impareggiabile dal cuore d’oro, mi accolse come una figlia (e non mi aveva mai vista!). A tavola, davanti a tante delizie, ero seduta tra Beppe e Don Angelo. E Beppe ad un certo punto prese la chitarra intonando “Vergine Madre” tutta per me. Poi la rifece, sempre con la chitarra, fischiando!
Momento fantastico, magico, memorabile, di gioia pura.
Ma perso.
Acquistai giorni dopo un piccolo registratore da tenere in borsetta...
Non ho più vissuto un momento così bello.
Mi rimane una dolce tenerezza nell’anima che si rinnova ogni volta che ci penso... e il desiderio di esprimere la mia gratitudine.
Mi fa piacere citare qui una persona importante che stimava e ammirava Cantarelli: Monsignor Maurizio Galli. Ho accompagnato diverse volte S. E. ai suoi Concerti, sui monti, alla Bassa, e anche di là dal Po. Un grande uomo, icona di umiltà, unico Vescovo nella storia della Diocesi mandato via da Fidenza. Un santo, e, come tale, incompreso, che ho avuto il dono di conoscere. I Santi e gli artisti sono quasi sempre incompresi in vita. Cinque cuoricini ex voto sono appesi alla parete della sua tomba, nella cripta del Duomo, vicino a San Donnino.
Da una quindicina d’anni ormai Beppe Cantarelli si è ritirato “a musica privata”, lontano dai clamori, ma continua a comporre e registrare.
Ha scritto un libro sull’impostazione della voce, per chi si dedica all’arte del canto: “Tecnica Vocale Crossover”, un trattato in italiano e inglese.
Ha registrato sue composizioni per il musical-film-opera “San Bernardo da Corleone, cantami o mio Signore”, un progetto della Comunità Europea e della Regione Sicilia.
Ha scritto, musicato e registrato la “Missa de Patre Nostrum Omnium”, una Messa in latino che ho avuto il privilegio di ascoltare a Chiaravalle della Colomba: semplicemente divina!
Opere impegnative, complesse e di valore straordinario, che non hanno avuto il giusto risalto, la diffusione e il plauso che meritavano, anche perché l’Autore è allergico ai compromessi... lontano dai miti planetari che si improvvisano in un attimo e hanno successo oggi.
Ha scritto “Mina canta Cantarelli, Cantarelli canta Mina”, un omaggio dedicato alla più grande, con cui ha collaborato per diverso tempo.
Da un paio d’anni invia “Serenate blues, rock & soul” a centinaia di ‘musicisti, cantanti, e amici’, ogni martedì, via WhatsApp, in Italia e nel resto del mondo. Sono composizioni eccelse che non si possono solo ascoltare mentre vai, perché ti tengono incollato al cellulare con immagini di splendide opere d’arte in tema o da foto del suo cammino artistico; recano pure le parole del testo in sovraimpressione, sempre bilingue. Un regalo musicale fatto col cuore, senza nessun fine commerciale... solo per la gioia di condividere.
Le ricevo anch’io. E, visto che non sono né cantante, né musicista, mi posso vantare di essere nella cerchia degli amici!
Ora ho saputo che ha scritto un romanzo di prossima pubblicazione dal titolo “Magnificat”, sottotitolo “L’età del bronzo”. Protagonisti due musicisti nati a Busseto: tutt’e due di nome Giuseppe... (Egidio Bandini). Chi saranno mai?!
Ultimamente ho aggiunto un altro luogo in cui mi piacerebbe vederlo cantare accompagnato dalla sua chitarra acustica: sul Belvedere del Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, in una giornata di sole, senza vento.
Sarebbe bellissimo!
Fidenza 28. 02.2021 Mirella Capretti
Grazie Mirella per questo omaggio ad un grande artista, e per la ricerca storica sempre precisa e minuziosa. È un piacere leggerti
RispondiEliminaCondivido ed invito Mirella a raccogliere i suoi interventi in un libro. Se non ricordo male, c'era una collana dedicata al nostro Borgo...
RispondiEliminaComplimenti, Mirella, davvero, con stima ed affetto.
Mai come in questi casi, mi rammarico di non riuscire più a leggere in piccolo e a
RispondiEliminalungo. Quel poco che sono riuscita a decifrare, però, mi permette di complimentarmi con Mirella Capretti e Beppe Cantarelli.
Clary, ma non riesci a ingrandire lo scritto allargandolo con le dita o con la funzione Ingrandisci del PC?
EliminaBiffo, non ci riesco.
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