lunedì 15 marzo 2021

76° anniversario degli eccidi di Coduro e di Via Baracca

 
La sempre mutevole geografia urbana ha reso questo luogo un insieme di incroci e strade che difficilmente richiamano il paesaggio campestre di 76 anni fa quando, nella  notte tra il 9 e il 10 febbraio 1945, 13 partigiani furono ammazzati.
Prelevati in parte dalle carceri piacentine ed in parte da un luogo adibito a prigione nelle scuole di San Giuliano di Castelvetro Piacentino i prigionieri arrivarono qui da Piacenza con un convoglio composto da due camion e da un'auto 1500 con gli ufficiali tedeschi e uno o due fascisti: l'ufficiale della X Giuseppe Pasini e il maresciallo Moroder. Partirono dopo le 22 del 9 marzo da barriera Roma infilando la via Emilia. La colonna procedeva lentamente per la nebbia, i fanali azzurrati temendo di essere intercettati da velivoli in ricognizione. Un aereo alleato a bassa quota notò ugualmente le luci e la colonna, che in quel momento si trovava a Roveleto, fu costretta a fermarsi ed a spegnere ogni luce per circa mezz'ora. Lentamente riprese la marcia lungo la via Emilia in direzione di Fidenza dove la colonna fu fermata da un posto di blocco delle brigate nere, fu qui che probabilmente fu scelto il luogo dell'esecuzione, si configurano quindi altre responsabilità oltre a quella del Pasini, del Moroder e di un certo tenente Lombardo che aveva messo a disposizione i prigionieri sistemati nelle nelle scuole di San Giuliano. 

Quanto avvenne poi è noto come l'Eccidio delle Carzole, vi giunsero in 15: : i garibaldini della divisione Valdarda Filippo Galli 40 anni di Farini della 142a, Francesco Cavanna 23 anni anche lui di Farini, Giuseppe Risoli detto Lampo 18 anni, Sergio Sichel, Valentino Belriguardo, Primo Guerzoni detto Gim 17 anni di Piacenza della 141a, Giuseppe Ghirlanda 23 anni di Fivizzano di Massa Carrara, Mario Sesenna 19 anni di Fiorenzuola della 112a, Galliano Pavesi 31 anni, Giannino Verzè 23 anni, entrambi di Caorso, Carlo Santini 19 anni di Lugagnano, tutti della 38a. Raffaele Cerlesi 48 anni di Crespi di Capriate d'Adda residente a Caorso, Luciano Bertè 47 anni originario di Pavia ma da anni residente a Piacenza, entrambi della 38a brigata Sap, Eusebio Saletti 24 anni di Porto Maggiore di Ferrara della divisione Valnure, Alberto Baldini. Solo quest'ultimo e Sergio Sichel si salvarono in modo rocambolesco.

Ci siamo ritrovati in pochi questa mattina a ricordare quei momenti, quelle vicende che le cronache e le testimonianze ci hanno poi restituito, non senza dubbi, incertezze e comprensibili reticenze.

La commemorazione ha vissuto tre momenti ufficiali ed il doveroso omaggio al cippo, posto nelle vicinanze, del Partigiano fidentino Renato GuatelliMedaglia d'Oro al valor militare alla memoria. La nipote Renata Sutti ha deposto un mazzo di fiori.


Nella piccola chiesa della frazione di Coduro la Santa Messa, officiata dal Vescovo di Fidenza mons. Ovidio Vezzoli, è iniziata ricordando il partigiano Franco Bottioni, classe 1926, nome di battaglia Panocia  della brigata d’assalto Forni, 94 anni, deceduto proprio ieri alla vigilia dell'evento che aveva visto in anni precedenti la sua costante partecipazione; è stato il Sac. Marek Jaszczak Amministratore Parrocchiale della parrocchia di Coduro a farne memoria.

Il Partigiano Franco Bottioni

I restanti momenti hanno riguardato la posa delle corone d'alloro al cippi, a quello delle Carzole di cui abbiamo parlato prima e a quello di Via Baracca a Fidenza dove, il giorno successivo caddero altri tre patrioti vittime di rappresaglia: Luigi Pezzali, Arnaldo Fava e Celino Brambilla. I tre avevano operato come membri della 7Sa Brigata S.A.P. vicino a Fontanellato ed erano prigionieri nelle carceri di Parma.

Il Sindaco Andrea Massari, i rappresentanti dei comuni di appartenenza delle vittime, i rappresentanti con bandiere o labari delle associazioni d'arma: Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI), Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Associazione  Nazionale Carabinieri e Associazione Arma Areonautica hanno presenziato ai vari momenti. 
Ambrogio Ponzi





 

4 commenti:

  1. Quello che hanno perpetrato i tedeschi, per anni, in patria e in tutta Europa non si potrà mai perdonare e rimane a loro sempiterno disdoro. Sono stati delle belve, con tutto rispetto per gli animali. Una percentuale infima è stata punita, gli altri criminali SS sono morti beati nei loro letti, rispettati ed onorati dai connazionali, e molti sono entrati a far parte dei servizi segreti americani e sovietici.

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    1. Questo dovrebbe essere un monito, tra tanti altri, contro il pericolo e il rischio dell'asservimento della propria coscienza alle ideologie di qualsiasi parte, che annullano con metodi striscianti, insistenti, accattivanti la capacità di discernimento dell'individuo.
      Troppo tardi ce ne rendiamo conto.

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  2. Come in quei tempi tremendi, al Coduro, fucilare 13 Italiani fosse normale giustizia per quegli assassini, ad imporre la loro abietta volontà alle coscienze per dominarle... la dice tutta.
    Forse quella Memoria non è stata ben tenuta in conto.

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  3. Be’, diciamo anche che per secoli sono stati torturati e mandati al rogo migliaia di poveracci da Inquisizione e Sant’Uffizio, sotto il segno di una croce non uncinata, ma altrettanto micidiale. Sempre secondo Gott mit Uns.

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