Cibo criminale:a Napoli il libro sulle frodi alimentari
Agromafia. Un business. Nuovo, ma con cifre da brividi. La criminalità organizzata, quella grossa, quella dei mafiosi, dei camorristi, l’ha fiutato, eccome, e ci si è tuffata. Nel “mare magnum” delle contraffazioni alimentari hanno indagato Mara Monti e Luca Ponzi, due giornalisti, il primo del Sole 24 Ore, il secondo della Rai romagnola. Ne è uscito un libro, edito da Newton Compton, il cui titolo, “Cibo criminale: il nuovo business della mafia italiana”, è tutto un programma. Prosciutto, mozzarella, olio, formaggio. Ne mangiamo, eccome, ma spesso non sappiamo, non ce lo dicono, non ce ne rendiamo conto, o facciamo finta di non saperlo, che quei prodotti sono dei “tarocchi”. Magari perfetti per gli occhi e per il palato, ma falsi, di dubbia provenienza, probabilmente anche dannosi per la nostra salute. Ne parleranno gli autori stessi, lunedì 20 maggio 2013, alle 18, nella Chiesa della Pietrasanta, nell’omonima Piazzetta, a Napoli, in via Tribunali 16, di fronte all’Istituto “Armando Diaz”. Non saranno soli, i due coraggiosi giornalisti. Accanto a loro, il Magistrato Donato Ceglie, Sostituto Procuratore Generale a Napoli, grande esperto dell’argomento, da anni in prima linea, tra l’altro, nello studio e nel contrasto del fenomeno-agromafia. Ci saranno anche Paolo Vincenzo Pedone, direttore di scienze ambientali alla II Università di Napoli, il Colonnello Maurizio Delli Santi, comandante nazionale dei nuclei antifrode dei Carabinieri, il Generale Riccardo Rapanotti, comandante della sezione napoletana della Guardia di Finanza, il Generale Giuseppe Vadalà, del Corpo Forestale dello Stato e Gennaro Masiello, Presidente della federazione regionale campana della Coldiretti. Mozzarella di bufala prodotta con cagliate tedesche, passata di pomodoro cinese spacciata per italiana, timbri fasulli su prosciutti scadenti, olii deodorati: il campionario delle frodi è vasto, come enorme è il giro d’affari che ruota attorno in un vorticoso valzer di milioni e milioni di euro che alle spalle si lascia i produttori onesti, i lavoratori per bene e le aziende che non ci stanno a giocare sulla pelle dei consumatori. Attenti, dunque, ai prodotti che costano troppo poco per essere originali, a quelli con scarse indicazioni sulle etichette delle confezioni, all’olio d’oliva comprato al prezzo dell’acqua minerale: la truffa c’è, ed è dietro l’angolo.
Mario Amitrano
Il costo di produzione netto per un litro di olio di oliva extravergine, comprensivo di manodopera per la raccolta e spremitura a freddo in frantoio si aggira all'incirca intorno a 6 euro, 6 euro e cinquanta. A questi vanno aggiunti i costi di imbottigliamento o delle taniche, più etichette ed eventuali analisi e certificazioni per gli oli di qualità biologica. Quindi si può affermare che il costo effettivo di un olio d'oliva extravergine varia da 8 a 9 euro alla fonte. Come credete sia possibile che sul mercato si trovino degli oli che vengono venduti a 5-6 euro? La risposta è una: nessuna selezione delle olive; accatastamento in magazzini per la durata di oltre una settimana; molitura con metodi di estrazione a caldo e in molti casi taglio con rimasuglie di oli degli anni precedenti o con prodotti provenienti dall'estero.
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