POI, CENTO ANNI FA, TUTTO CESSÒ ALL'IMPROVVISO
Andò proprio così. Dopo la seconda ondata avvenuta verso la fine del 1918, i casi diminuirono bruscamente. Quasi si annullarono. Per cessare definitivamente verso la fine del 1920.
Nessuno riuscì mai a capirne le ragioni. Forse il Virus, si ritenne soddisfatto o più probabilmente fu capace di mutare, diventando meno letale.
Tuttavia, nessuno è mai riuscito ad affermare con esattezza il numero di vittime della Pandemia “Spagnola”.
Così chiamata perché furono i giornali Spagnoli a parlarne per primi. Alcune fonti narrano di 40/50 milioni di vittime. Altre più recenti, di 50/100 milioni. Per certo, fu il più grande olocausto della storia dell’umanità. Non ci fu angolo della terra risparmiato.
La prima ondata pandemica si manifestò come una epidemia influenzale.
A rischio furono soprattutto anziani e malati. Ma nella seconda ondata, verso la fine del 1918, degenerò in polmonite. E stranamente, la maggior incidenza di mortalità, fu tra le persone sane, di età compresa tra i 15 ed i 34 anni. Causando una ecatombe di giovani.
Serrarono i teatri, le chiese, i luoghi pubblici. La Comunità allora si mostrò impreparata e poco organizzata, scarsi gli strumenti di difesa. C’era inoltre una Guerra Mondiale in corso ed il contrasto sanitario pertanto, risultò tragicamente inadeguato.
Fu invitata la popolazione a far uso di maschere, allora fatte in casa, di tessuto. I cimiteri non bastarono più. Si scavarono fosse comuni. Molti corpi furono sepolti di notte, senza bare.
Poi, improvvisamente, un bel giorno, come avviene nelle favole, la Spagnola, crudele sanguinario fantasma, cominciò a regredire. Il tempo ancora di qualche vittima, per ritirarsi, definitivamente esausta. Forse, cinicamente soddisfatta e sazia.
Le città allora, riaprirono. La gente tornò a sorridere, gustando il gusto nuovo della libertà. E ritrovò la vita.
Ossigeno e respiro diverso. Una emozione migliore di quotidianità.
Vaghezze di felicità, amate e mai dimenticate. Annodate a contorni nuovi di gioie nuove più armoniche e diverse da quelle passate, tuttavia più dimesse.
Perché il mondo intero, non avrebbe mai potuto dimenticare la terribile prova, accaduta nel cuore e nel tratto di una ingenua ed inconsapevole vita, di esser messo davanti all’assurdo ed alla precarietà della condizione umana.
Testo di Bruno Malerba
Testo di Bruno Malerba
"Notiziario" marzo 2020 - Ass. Naz. Combattenti e Reduci
La spagnola a inizio 1920 si è portata via mia nonna materna di 33 anni. Mia mamma, ultima di 5 figli, aveva 9 mesi e non ha mai visto il viso di sua madre se non da una foto che adesso conservo io con amore.
RispondiEliminaNel 1920 era morto a 21 anni un mio zio, di nome Pino, un bellissimo giovane, unico maschio dei quattro figli di mia nonna. Anch’io l’ho conosciuto solo in una foto e nei vaghi ricordi di mia mamma, che era piccolissima, quattro anni, quando lui morì.
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