L'infinita fragilità dell'Uomo
L'ingresso fatale del Coronavirus nella nostra vita quotidiana ha avuto l’effetto di risvegliarci brutalmente da un lungo, placido sonno, nel quale eravamo convinti che la fragilità dell’essere umano fosse ormai debellata, forse ancora presente tra le misere popolazioni del Terzo e Quarto Mondo. Siamo invece tutti infinitamente fragili, di fronte ad un virus di pochi nanometri, ancora quasi sconosciuto.
L’essere umano, lanciato verso orizzonti dello spazio infinito, giace ancora una volta stremato dall'infinitamente piccolo
Stavamo forse superando il nostro ristretto limite, ma esso fa parte ineliminabile della nostra umanità.
Questa fragilità ci porta anche a chiederci chi siamo veramente, ora, in balia di un nemico implacabile e letale.
La nostra arrogante sicurezza che tutto si potesse dominare, è svanita di fronte all'infinitamente minimo.
Siamo ancora in mano a forze oscure che attentano alla nostra estrema fragilità e debolezza. Il Coronavirus ha messo in profonda discussione la percezione che l’uomo aveva di sé e della propria onnipotenza. Gli enormi successi tecnologici, anche nel campo sanitario e medico, lo avevano illuso di essere finalmente invincibile, quasi immortale.
Ma il virus ha demolito il mito prometeico dell’Onnipotenza, la convinzione di aver conquistato il pieno dominio di sé e il controllo totale della realtà.
Ci ha strappato di dosso il giubbotto antimortalità, in modo brutale e inaspettato.
Franco Bifani
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