giovedì 15 agosto 2013

Grazie, UNRRA! - parte 1 di Franco Bifani


Grazie, UNRRA! - parte 1

Quel diavolone d'un Ambrogio, dalla pipa fumante, con la pubblicazione, sul suo blog, della letterina di un bimbo alla mamma, dalla colonia marina, mi ha fatto risalire dai precordi alla memoria, ricordi di un tempo che fu, anni '50, ossia appartenenti ormai all'Era Archeozoica. 
Io e mio fratello, Alberto, non essendo i miei genitori proprietari di ville al mare, ai monti o ai laghi, qualche volta, ci mandarono in colonia, a Marina di Massa ed a Tornolo; in tal modo, poveracci, respiravano per una ventina di giorni, dato che noi due eravamo ben peggio di Gian Burrasca. Ai giorni nostri, ci avrebbero affidato al Tribunale dei Minori di Bologna. 
A Marina di Massa, nel '53, eravamo ospiti di una piccola casa, con ampia pineta e open space per i pasti, che sorgeva nei pressi della colonia-grattacielo della FIAT. Lì ricordo che eravamo specializzati nel fregare i cosiddetti “gommoni”, ad ogiva, ricoperti di zucchero, ad un nostro povero coetaneo, milanese; erano stati celati dalla superiora in un armadietto, ma noi lo scoprimmo subito e ce ne servivamo a man bassa. 
Il milanese aveva un tic infernale: continuava a strabuzzare gli occhi, perlomeno dieci volte in tre secondi. C'era, tra noi un cremonese, rosso di pelo, con lentiggini color carota, epidermide rosacea, che pareva un gambero lesso. Continuava a piangere e a ripetere qualcosa come: “Me vag a cà, me vag a cà!” E noi, in coro rispondevamo: “Sì, va' a cagà, va' a cagà!”. Parecchie volte le suore lo dovettero inseguire ed acchiappare, perché se ne usciva dalla colonia e si incamminava verso casa, o cà. 
Una volta, si chiuse nel cessetto, all'aperto, lasciando fuori i vestiti, appesi alla maniglia della porticina. Noi glieli fregammo e lui, piangendo come un'aquila urlatrice, dovette uscire, nudo e rosato, con le chiappe chiare e il birillo all'aria. E ripeteva ancora: “Me vag a cà!”. 
Una volta, aveva ingollato tante di quelle stringhe di liquirizia, prima di cena, che vomitò tutta una melma nerastra, come petrolio, nel piatto del milanese. Io ed Alberto ci rotolavamo per terra, scompisciandoci dalle risate. 
Avevamo la biancheria e i capi d'abbigliamento cifrati, con le iniziali, pazientemente ricucite dalle rispettive mamme. 
Solo che io avevo la sigla BF, ma anche un certo Biancalani Franco; per cui dovevamo sempre esaminare accuratamente i capi lavati dalle suorine, prima di indossarli. Mio fratello era dispettoso come una scimmia, per cui era perennemente inseguito e minacciato di botte, ed io dovevo intervenire per salvarlo. Ma lui non smetteva, nemmeno quando lo pestavano come un materasso! I pasti erano a base di pastasciutte e minestroni, accompagnati, spesso, da fettone di un formaggio giallastro, pigiato in scatoloni di cartone; faceva ancora parte degli aiuti dell'UNRRA, così come le marmellate. 
Ce le davano, per merenda, su delle fettone di pane di pastadura; le cavavano da grosse latte, che parevano dei barili di petrolio greggio. Provenivano sempre dagli aiuti UNRRA, ma erano squisite, con grossi pezzi di frutta, mischiati a cristalli di zucchero candito. La spiaggia riservata alla colonia era una distesa sassosa desolante; in acqua, ci controllava un bagnino, residuato bellico della Grande Guerra, magro ed asciutto come un'aringa affumicata. Ci teneva d'occhio, bestemmiando in toscano come due turchi. Dovevamo stare attenti a certe zone, tra gli scogli, delimitate da fili spinati, arrugginiti e corrosi dalla salsedine. Noi eravamo convinti che sotto si celassero delle mine. Quell'estate non fu malaccio, in quella colonia, ma il bello doveva accadere l'anno dopo.
Continua
Franco Bifani
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Nota:
UNRRA = L'United Nations Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA) era un'organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Washington, istituita il 9 novembre del 1943 per assistere economicamente e civilmente i Paesi usciti gravemente danneggiati dalla seconda guerra mondiale, e sciolta il 3 dicembre 1947.
L'organizzazione traeva i suoi fondi da contributi che gli stati che non avevano subito devastazioni versavano per la ricostruzione postbellica. In un secondo momento, la sua opera venne estesa anche ai Paesi sconfitti.
Con un accordo stipulato il 12 novembre 1947 tra il governo italiano e l'UNRRA, acronimo di United Nations Relief and Rehabilitation Administration (amministrazione delle Nazioni Unite per l'assistenza e la riabilitazione) e reso esecutivo con decreto legislativo 10 aprile 1948, n. 1019, veniva previsto l'impiego della "riserva UNRRA" per una serie determinata di scopi fra i quali l'esecuzione di progetti finalizzati a scopi di assistenza e riabilitazione. 

Altri riferimenti:
http://fidenza-luoghi.blogspot.it/2012/08/la-colonia-elioterapica-di-fidenza.html

2 commenti:

  1. Nella Colonia dove andavo io, sarebbe stato difficile trovare, figli di Presidi, perché era èl Gudrón che, appoggiandosi al Patronato Scolastico di Fidenza, mandava i figli dei suoi operai in vacanza. Ciò nonostante, apprendo che il cibo era lo stesso. L'UNRRA aveva grandi braccia.

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  2. Clary, nelle colonie non conta il ceto, ma il censo.

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