Pastasciutte e bollette-Grazie,Vaticano!-part 3
Nel '57, i miei cambiarono programma estivo, per noi figli, e spedirono me e mio fratello in una mini-colonia, a Tornolo, facente parte della rete della POA -Pontificia Opera di Assistenza-, ma dove le sorveglianti erano tutte maestrine laiche, che arrotondavano il magro stipendiuzzo statale, facendo da pastorelle ad un branco di sciamannati sui 10-12 anni, parmensi e reggiani. Qui si pregava, comunque, molto poco; solo la mattina, quando avveniva l'alzabandiera dei drappi tricolore e bicolore, italiano e vaticano, e si cantava una canzone in onore di Pio XII, “Bianco Padre che da Roma...”.
La chiesa parrocchiale di Tornolo
La mini-colonia era ospitata in un locale adiacente alla canonica, proprio appiccicato alla chiesa, all'ombra del campanile. Qui, le campane erano molto meno insistenti che non in una odierna chiesa borgsàna, dove il parroco le fa suonare a distesa, a tutte l'ore, disturbando il sonno festivo di tanti, lavoratori o meno, che vorrebbero riposare un poco di più, almeno la domenica. C'erano alcune piccole camerate, una cucina, sotto un porticato, ed uno spiazzo per la mensa comune, come a Sparta. Le maestrine ci portavano in giro, tutto il giorno, instancabili, facendoci urlare e sbraitare canzoncine come “La macchina del capo ha un buco nella gomma”, “Aguni guni gaia guni”, “Il cowboy Arturo pian pian scavalca il muro”. Siccome Tornolo è al limite della provincia di Parma, verso la Liguria, una volta, da un cucuzzolo, vedemmo, poco lontano, l'immensa distesa blu del mare. Allora Tornolo aveva il triplo degli abitanti di adesso, e ci vivevano anche parecchi bovini, equini ed ovini. Delle loro cacche, di forme, colori ed odori varii, erano costellate tutte le strade del paese. Praticamente, quando andavamo a passeggio con le sorveglianti, queste non facevano che ripeterci: “Ragazzi, occhio alle boasse!”. Noi, malignacci, facevamo apposta a spintonarci a vicenda o a farci lo sgambetto, per far cadere qualcuno nelle grosse torte lasciate dalle vacche, oppure raccoglievamo le caccole delle pecore e ce le lanciavamo addosso.
I pasti, stavolta, non ricordo che fossero a base di alimenti UNRRA, ma di povere marmellatine Cremifrutto, per merenda, o di ambigue e sospette fettine di surrogato di cioccolato, variegato da cremine rosacee e color nocciola, della Ferrero. A pranzo e a cena, le nostre cuoche, grandi e grosse come edicole, tiravan su da certi pentoloni enormi, un pastone colloso, cioè praticamente tutta la dose per 50 di noi, e la tagliavano a fette, su cui spargevano un olio che pareva quello per motori d'auto. Non era obbligatoria la pennichella, cui si dedicavano le povere maestrine, sfinite dalle nostre urla e dai nostri giochi da manicomio infantile. Noi andavamo in un'osteria, dove giocavamo a carte, bevendo litri di acqua di fonte, altissima, purissima, levissima.
La domenica mattina, una sorvegliante, simpaticissima e premurosa, passava nelle camerate per la raccolta delle mutande sporche, canticchiando: “Ragazzi, datemi, da bravi, le mutande con la bolletta!”. Un giorno, poi, arrivò il direttore della colonia, un tipo strampalato, che ci fece divertire come non mai, per un paio di giorni, giocando alla guerra su per le brugle di Tornolo. Noi eravamo tutti in adorazione di quest'uomo straordinario e disponibile. Tornavamo per cena, sporchi, puzzolenti, con le gambe martoriate, striate di sangue, lacerate dai rovi e dalle rase, i piedi ulcerati e gonfi per le punture delle ortiche, sembravano porzioni di cavallo pesto. Ma eravamo affamati, felici e gasati al massimo, con il direttore che ci abbracciava tutti, dandoci, ogni tanto, per scherzo, dei sarucchi micidiali sulla zucca. Poi, arrivò il giorno del ritorno e non soggiornai mai più in una colonia; passavo le ferie estive con i miei, al mare o in montagna, in qualche pensioncina o affittando un appartamento. Ed era anche passata la beata età della fanciullezza spensierata, per sempre.
... e si cantava una canzone in onore di Pio XII, “Bianco Padre che da Roma...”.
Bianco Padre
Qual falange di Cristo Redentore
la gioventù Cattolica è in cammino,
la sua forza è lo spirito divino
origine di sempre nuovo ardore;
ed ogni cuore affronta il suo destino
votato al sacrificio ed all'amor.
Bianco Padre che da Roma,
ci sei meta luce e guida
in ciascun di noi confida,
su noi tutti puoi contar.
Siamo arditi della fede,
Siamo araldi della Croce,
al tuo cenno alla tua voce,
un esercito all'altar.
Balde e salde s'allineano le schiere
che la gran madre dal suo sen disserra,
la più santa famiglia della terra,
eleva in alto i cuori e le bandiere
ed ogni figlio è pronto alla guerra,
votato al sacrificio ed all'amor.
Bianco Padre che da Roma...
Tornolo, il paese dei "Lusardi, dove le famiglie dei nativi, erano tutte imparentate tra loro, è stato meta di molti villeggianti fidentini. Addirittura c'è chi vi ha comprato casa come le Professoresse Boni, madre e figlia. E c'è chi, come Ario Tedeschi äd la rasa di "Gälón" vi ha trovato moglie. Ora, però, Biffino, devo dirti che a me non risultava esserci mai stata alcuna colonia adiacente la Chiesa Parrocchiale. La colonia della POA, si trovava molto più in alto, sulla sommità del sentiero o Via Del Canale, vicino ad una chiesetta sconsacrata ed ho pensato tu ti fossi perso inta fümära (come ormai mi perdo io). Invece hai ragione, perchè Enore Artusi mi ha confermato che un sacerdote di Busseto, ha poi organizzato un'altra colonia ed è proprio quella dove sei stato tu. Scusa Biffino se ho dubitato della tua ferrea memoria.
RispondiEliminaPrima ancora la colonia era a Bedonia. Ci si lavava scendendo al fiume e si cacciavano e cucinavano ricci e lumache.
RispondiEliminaMy darling Clary, ego te absolvo, in nomine Patris ecc. Però, io non La conosco, siùra, chi è Ella? Perchè mi chiama Biffino, io mi chiamo Agenore Truffaldi. Almeno...così dice una signora, brava, cara e buona, che mi sta sempre addosso, da anni. My God, ma chi è mai?
RispondiEliminaSuo aff.tissimo UbaldoTrampoli
Ma Ambrogio,la colonia di Bedonia era gestita da ex-ufficiali delle SS Totenkopf e diretta da un discendente di Re Erode?
RispondiEliminaNiente di tutto questo, eravamo nel '48 e le ideologie si fermavano ancora davanti alla tavola.
RispondiEliminaSì, Ambrogio, ma i seguaci di Luigi Gedda si cibavano di ostie e vin santo, mentre i comunisti mangiavano, da bravi pedofagi, i bimbi, preferendo quelli grassottelli, figli della borghesia appena uscita dal fascismo e subito rientrata nella DC.
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