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"Se la prima metà del Cinquecento fu caratterizzata da un colossale flagello, la guerra franco-spagnola, che in più riprese interessò Parma e contado, la seconda parte del secolo trascorse relativamente tranquilla. La pace ritrovata consentì il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. L’ospite più indesiderato di quegli anni fu la peste. Il contagio, già comparso nel 1523, si ripresentò almeno due volte in forma virulenta; nel 1576 e nel ’91. Sempre nel ’91, il Parmense fu sconvolto dalla contemporanea esondazione del fiume Po, del Taro e della Parma."
Questo il quadro che ne fa Luigi Alfieri, già noto come giornalista, nel suo libro "Parma, la vita e gli amori" ed anche il secolo successivi, il Seicento, non è certo più allegro, viene infatti descritto come "secolo di fame, carestie, peste e guerre".
E' tuttavia nel cinquecento che matura l'edificazione della Diocesi di Borgo San Donnino che verrà poi istituita nel 1601. Un evento di grazia divina, direbbero alcuni, ma l'apporto umano è tutt'altro che esemplare. Una scelta incastonata nelle miserie della politica e delle lotte al potere, ma la formazione della Diocesi fu comunque fattore di crescita del mostro Borgo.
Noi entreremo in questo in punta di piedi valorizzando, per quanto ci dato conoscere, alcuni personaggi che a Borgo sono legati. Qui Marisa Guidorzi ci parla dello storiografo Alfonso Trecasali. Più avanti disporremo del profilo di un altro borghigiano poco conosciuto ancorché dotato di quarti di nobiltà appartenendo all'importante famiglia Pallavicino.
Si tratta di Giuseppe Pallavicino, citato all'inizio dell'articolo di Marisa Guidorzi sulle cui vicende ci dirà tutto lo studioso lonatese Ivano Lorenzoni in un volume che gode del patrocinio gratuito del Comune di Fidenza su indicazione dell'assessore alla Cultura Dott.ssa Maria Pia Bariggi.
Il volume, che è già alle stampe e avremo modo di leggerlo probabilmente nella prossima primavera, trova in questo articolo di Marisa Guidorzi una prima introduzione.
A.P.
Lo storiografo Alfonso Trecasali, la sua Cronaca e dintorni.
Ireneo Affò (1741-1797) nelle sue Memorie
degli scrittori e letterati parmigiani cita il Trecasali quale compagno di viaggio
di Giuseppe Pallavicino nella missione ad Augusta presso l'Imperatore Carlo V
(1500-1558) poiché dopo la morte di Pier Luigi Farnese (1503-1547) Borgo era
oppresso dalle truppe che avevano occupato Piacenza e tentavano di ottenere il
territorio parmigiano.
Angelo Pezzana (1772-1862),
riprendendo tale informazione, la conferma, indicando però Vienna, avvalendosi
della parola dell'amico Pietro Zani (1748- 1821)
Ritiene tuttavia cosa opportuna
fornire notizie sul Trecasali.
Si apprende che era nato a Borgo
S. Donnino e si era sposato con la nobildonna Maddalena Omati. Dall'unione
erano nate due figlie, una morta in tenera età e l'altra andata sposa a
Gabriele Scarabelli.
Rimasto vedovo, assunse lo stato
ecclesiastico, divenne canonico della Cattedrale e in tale veste partecipò il
12 aprile 1604 alla messa d'ingresso del primo vescovo della nuova diocesi di
Borgo.
Singolare coincidenza volle che
sia il vescovo Papirio Picedi, che il diacono Trecasali e il suddiacono Giacomo
Marri, prima della vita ecclesiastica fossero stati sposati e da vedovi
avessero scoperto la loro vocazione.
Il Trecasali è ricordato per aver
steso una cronaca degli avvenimenti di Borgo che va dal 1574 al 1617, anno
della sua morte. Difficile è stabilire l'anno della sua nascita. É da ritenere
che al tempo del viaggio fosse molto giovane e che sia vissuto circa fino a
novant'anni.
Fu sepolto in Cattedrale nel
sepolcro di famiglia della cappella di S. Caterina poi cappella del Rosario.
In Storia di Fidenza (Aimi
-Copelli 1982) sono riportate alcune citazioni, tratte dai manoscritti del
Trecasali, di un artista e pittore bolognese, Giovanni Battista Zanolini.
Egli sarebbe giunto a Borgo S.
Donnino nel 1593.
Tra le prime opere da lui eseguite
si riporta l'esecuzione nel 1594 di un dipinto raffigurante S . Michele, nella
cappella “verso ponente” della chiesa omonima.
Nell'anno successivo si legge che
il pittore riceve da messer Giuseppe Concari, tesoriere della Magnifica
Comunitá di Borgo, il compenso di quattro gigli (fiorini) per aver dipinto “l'Arme
di Sua Santità Papa Clemente VIII” in occasione della benedizione
apostolica data dal Prevosto a nome dello stesso Pontefice. In data del primo
maggio risulta ricevuta firmata dallo Zanolini.
Nel 1596, 7 giugno venerdì, inizia
a dipingere l'immagine di S. Lucia all'altare della santa nella chiesa di S.
Francesco “ad istanza del Guardiano” con il compenso di lire undici. (Il giorno
successivo la pittura era già eseguita!). (Dal 1582 erano state poste le
fondamenta della nuova chiesa dei P.P. Cappuccini dedicata a tutti i Santi. Con
l'acquisto di due biolche di terra successivamente fu costruito il Convento. Il
complesso si collocava nell'attuale Parco delle Rimembranze dove i frati
rimasero fino alle soppressioni del 1806 e del 1866.)
Lo Zanolini non solo dipingeva, se
il 10 giugno 1597 si attesta la sua recitazione in Dalida di Luigi
Grotto nel palazzo di Ottavio Zuccheri. La rappresentazione quella sera era
destinata alle gentildonne, mentre la sera precedente era stata eseguita per i
gentiluomini.
Dalla Confraternita della SS.
Trinità fondata nella chiesa di S. Giorgio, gli viene commissionata il 6
settembre 1598 un'ancona con la SS. Trinità al centro, S. Giorgio a destra e S.
Donnino a sinistra , entrambi a cavallo.
Ancora in casa Zuccheri il 14
febbraio 1599 lo Zanolini reciterà in una pastorella, Sdegno amoroso.
Con lui anche il pittore Francesco
Lucchi detto “Scartoccino”.
Il Trecasali annota in data 13
maggio 1599, giovedì, che i fratelli Fanti detti Piletti, Giovan Francesco e Giovanni
Antonio, per loro devotione fecero dipingere a uno messer Giovan Baptista de
Zanolini , pittore bollognese habitante da anni sei in deto borgo, sopra il
Cantone del muro del horto de deti fratelli de fanti, posto nella vicinanza di
santa Maria di detto borgo la Immagine della Madonna Benedetta con il suo
figliolo in brazzo. (Compenso di un ducatone= lire sette e soldi sei)
Tale immagine è conosciuta come
Madonna del Pilastro e fu accolta nell'oratorio sorto nello stesso luogo
durante la peste del 1630 circa, descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi.
I bombardamenti del 1944
distrussero la chiesa, ma il dipinto della Vergine fu recuperato e posto
all'esterno dell'attuale Curia Vescovile, sul lato sud.
Anche il Trecasali per sé scrive
il 3 giugno 1599: mi Alphonso Trecasali per mia devotione ho fatto dipingere
a messer Giovan Baptista Zanolini sopra la faciata verso setentrione della mia
casa, la imagine della Gloriosa Vergine
Maria et di Santo Iosepho et di Santa Catherina (d'Alessandria) vergine
et martire et gli ho dato per sua Mercede uno ducatone, cioè lire sette e soldi
sei.
Da queste notizie si comprende che
lo Zanolini si era ben inserito nella Comunità di Borgo, ma in quanto al valore
artistico mancano i commenti. È possibile, tuttavia, fare un raffronto tra i
suoi compensi e quelli del contemporaneo Andrea Mainardi-Chiaveghino che, per
la”Purificazione di Maria Vergine”, ebbe una mercede di 58 ducatoni e altri 40
furono pagati per la cornice!
Marisa Guidorzi
Molto interessante. Grazie
RispondiEliminaComplimenti vivissimi Prof. Marisa Guidorzi e grazie per l'amore che nutre verso Borgo.
RispondiEliminaGrazie, Ambrogio, che dà voce a Marisa!
RispondiEliminaÈ tanta gratitudine a Marisa, che, da diverso tempo, va pazientemente alla ricerca, per noi, di tessere dorate per ricomporre il mosaico della storia di Fidenza!
Bella, da sottolineare, la rappresentazione recitata, una serata per i gentiluomini e una per le gentildonne...
Altri tempi!
O, allora come oggi, uno rimaneva a casa per non abbandonarla ai ladri, o per accudire i bambini, o per badare alla suocera?
Mi fa piacere vedere citato l'abate Zani, relativamente ad Alfonso Trecasali, di cui sicuramente conosceva la "Cronaca".
Nel libro a lui dedicato, infatti, è pubblicata una lettera confidenziale (senza intestazione, né timbri), autografa del vescovo Sanvitale, datata 26 marzo 1821, in cui il Prelato chiede a Zani il manoscritto del defunto canonico Trecasali, che crede in suo possesso, per poter scrivere alcune memorie sulla Diocesi...
La "Cronaca ossia Memorie delle cose accadute in Borgo S. Donnino da Alfonso Trecasali, cittadino di Borgo, prima notaio pubblico e poi canonico", rimasta inedita, si trova nella Biblioteca Palatina di Parma.
Mirella