Fidenza: piazze e piazzette ...
La via, la strada, sollecitano il passo, l'andare oltre, la
scoperta del dopo, il raggiungimento di una meta, una piazza, invece, invita alla sosta, lo sguardo si ferma e
stimola il pensiero a riflettere, a capire.
Fidenza, sia per la sua antica origine, sia per le vicende
storiche che ne hanno modificato ed
alterato la conformazione, offre spesso spazi più o meno regolari, piccole
scoperte in fondo ad una via, formati senza un progetto preciso, semplicemente
per una casa demolita, un vecchio tracciato delle mura... Solo recentemente le
variazioni sono studiate e pianificate a tavolino, talvolta purtroppo in modo
discutibile.
Le piazze, gli antichi fori, immancabili luoghi di raccolta
delle comunità, dovrebbero continuare ad essere punti di aggregazione, ma vi
arrivano soprattutto ansiosi automobilisti alla ricerca di un parcheggio,
incuranti di saperne altro.
Piazza della Repubblica rappresenta un doveroso atto
civico verso una tappa fondamentale del nostro Paese. Negli ultimi tempi la
denominazione è stata spostata a quella che era conosciuta semplicemente come
Piazza della Stazione. Era consuetudine infatti riferire i luoghi prendendo
semplicemente un elemento fisico che tutti potevano comprendere, meglio di nomi
di personaggi spesso sconosciuti.
Forse, però, non tutti sanno che la imponente piazza che si
apre alla vista dei viaggiatori in arrivo, i quali con un certo sconcerto si
guardano intorno alla ricerca di qualche elemento che li aiuti ad orientarsi
sulla direzione da prendere, appunto non sanno di camminare sulla pianta della città tracciata con mattoncini
di colore diverso, purtroppo visibile solo dall'alto...
Quella che fino a pochi anni fa era piazza della Repubblica è
stata ristretta fino a ridurla ad una via: l'inizio di via Gramsci.
Là dove alberi frondosi offrivano ombra ed accoglienza a chi
aveva tempo e memoria per riandare ai ricordi del passato, si eleva ora una
forma estranea alla piazza ed agli abitanti. Parole ne sono state spese tante,
alla fine non si capisce se questa “res- publica” sia di tutti o di nessuno...
Piazza Gioberti, per i più è piazza San Pietro, la chiesa infatti ne è
l'elemento principale e con il complesso dell'ex convento degli Agostiniani ne
occupa interamente un lato.
È un angolo di Borgo su cui sono passati secoli di vita,
presente già agli inizi del Mille, ai bordi meridionali dell'insediamento e
punto religioso importante prima ancora che venisse edificato il tempio antelamico sul luogo del martirio di San Donnino.
Era ai limiti delle terre che costituivano con investiture e donazioni
importanti la rendita della chiesa dedicata al Principe degli Apostoli,
compresa entro le mura, ma scostata dai luoghi centrali del potere e delle
autorità, circondata da modeste abitazioni.
Furono gli Agostiniani all'inizio del '600 a ricostruire
ex-novo la chiesa e in seguito il convento.
La piazza godette quindi momenti importanti per questa
presenza sia dal punto di vista religioso che culturale. La seconda metà del
'700 cominciò a segnare momenti bui. Nel 1769 un decreto del duca di Parma
soppresse i luoghi pii e gli Ordini religiosi e gli Agostiniani furono
allontanati, ma furono i drastici provvedimenti di Napoleone a decidere il loro
abbandono definitivo della chiesa e del convento.
Una lapide nella facciata della chiesa ricorda un
momento di gloria quando nei suoi
ambienti fu ospitato, il 24 marzo 1814, Papa Pio VII che rientrava a Roma dopo
il soggiorno a Fontainebleu impostogli da Napoleone I.
L'Ottocento fu secolo di grandi movimenti in cui si
alternarono vicende contrastanti fino a vedere, dopo il 1860 con l'Unità
d'Italia, il complesso ridotto a magazzino per foraggio e scopi militari.
In quella piazza
dove gente semplice e di umile
condizione era abituata da sempre all'eco delle laudi e al richiamo della
campana che scandivano il suo tempo, si
udivano ben altre voci ed altri suoni.
Essa tornò ad essere la piazza– sagrato della chiesa nel
Novecento, in seguito intitolata “Piazza Gioberti”, ma per la popolazione borghigiana continua ad
essere “piassa San Pedar”
Chi era Vincenzo Gioberti? Reminiscenze scolastiche portano ai libri di storia degli anni giovanili, ormai lontani, quando i personaggi e le loro vicende erano indicati ad esempio per i giovani affinché fossero indotti ad imitarne gli ideali.Nato a Torino nel 1801 e morto a Parigi nel 1852 fu una delle figure più importanti dell'Ottocento quando stava maturando l'Unità d'Italia, ma ancora poco chiaro era l'assetto da dare al futuro Stato nazionale: unitario o federale?Egli fu filosofo, uomo politico e sacerdote, di idee repubblicane per le quali fu condannato all'esilio.Per la questione italiana elaborò il suo ideale neoguelfo, ossia una confederazione di Stati sotto la guida spirituale del pontefice. Il valore della sua concezione di Stato fu l'aver coinvolto i cattolici nel Risorgimento e, per la sua successiva apertura ad idee liberali unitarie, gli viene attribuito il merito di educatore dei giovani del 1848.In questa piazza, appartata, che vive ancora di una profonda religiosità popolare grazie ai sacerdoti che ne hanno curato lo spirito nelle quotidiane preoccupazioni, la dedica al Gioberti sembra aver trovato la giusta collocazione.
Piazza Pezzana. Il 27 maggio 1894 fu deliberato di
intitolare la piazza dell'oratorio del Pilastro ad Angelo Pezzana ( Aimi-Copelli:
Storia di Fidenza-1982- pag. 319).
La chiesa sorgeva in zona Oriola separata dalla Rocca da un
giardino. Era stata edificata quale ex-voto per la pestilenza di manzoniana
memoria del 1630. Il nome le derivava da un'immagine della Madonna con Bambino
dipinta su un pilastro della casa Fanti-Piletti nel 1599 .
Nei bombardamenti del 1944 l'edificio fu fortemente
danneggiato e quindi demolito, ma l'opera con la Vergine fu recuperata ed è
esposta su una parete del nuovo palazzo vescovile, ricostruito dopo i medesimi
avvenimenti.
La piazzetta rimane, nascosta ed appartata, portando con sé
la sua storia che pochi ormai ricordano. Ha, però, il nome di un personaggio importante , custode e
curatore della cultura a cui dedicò il suo tempo e la sua vita.
Angelo Pezzana, nato a Parma i1 17 febbraio 1772, compì studi regolari nonostante gravi problemi familiari dovuti alla malattia mentale del padre. Amante delle lettere si laureò , invece, in giurisprudenza. Dopo aver esercitato come avvocato, nel 1808 fu nominato bibliotecario della Reale Biblioteca di Parma, importante istituzione fondata nel 1761, che diverrà Biblioteca Palatina nel 1865.La sua vita familiare non era destinata a buona sorte. Si era sposato, ma l'unica figlia morì di parto, lasciando una bambina, Erzilda, a cui egli dedicò la sua paterna attenzione.Erano momenti turbolenti dal punto di vista politico, ma il Pezzana non ne fu toccato, si dedicò invece con passione al suo incarico svolgendo un'intensa attività di bibliografo, erudito, lessicografo e storico. Grazie al favore di Maria Luigia potè dotare la biblioteca di pregiati testi, incisioni, pergamene e varie raccolte librarie. A lui si deve anche l'acquisizione del patrimonio “ Bodoni”tra il 1843 e il 1847.L'efficacia della sua opera oggi non è pienamente condivisa, ma gli si deve rendere indubbiamente merito per una passione costante e tenace per i libri condotta fino alla fine dei suoi giorni.Il ricchissimo bagaglio di lettere, di studi e di manoscritti, oltre a varie opere edite, tra cui la “Storia di Parma”, di cui fu autore, rimane a testimonianza del suo impegno per lo studio e la salvaguardia della cultura..Morì a Parma il 20 maggio 1862.( Treccani - “Dizionario Biografico degli Italiani”- 2015-Vol. 82- Marica Roda )
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Fonti:
-G. Laurini: S. Donnino Martire e la sua città- Borgo San
Donnino, 1924
-P. Cassi: Vecchie cronache di Fidenza - Milano
1941-Fidenza 2001
-T. Corradi: 4 passi per Fidenza- “Quaderni fidentini”N.
9- Fidenza 1994
-A. Aimi-Copelli: Storia di Fidenza- Parma 1982
-G. Chiapponi:Appunti e curiosità toponomastiche
borghigiane
Bravissima. Grazie.
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