L'antologia di Spoon River dei necrologi
Voltaire aveva scritto: “On doit des regards aux vivants, on ne doit aux morts que la vérité”. E invece, dopo la morte, diventano tutti bravi e buoni. Sarà proprio così?
Succede quasi sempre che, dopo la sua dipartita, di una persona, tutti parlano bene. In vita, i morti erano tutti sulla via della santità. Esiste un proverbio veneto: “Quando nascono sono tutti belli, quando si sposano, son tutti signori, quando muoiono, tutti santi”.
Già i latini dicevano "Parce sepulto". E Monti: “Oltre il rogo non vive irra nemica”. Il Tasso: “Perdona a l'alme omai di luce prive, non dee guerra co' morti aver chi vive”.
E' una forma di rispetto per una persona che ormai appartiene al giudizio di Dio e non più a quello degli uomini. Quando proprio si è costretti a criticare un morto, si premette, di solito, "a parlarne da vivo". De mortuis nihil nisi bene.
I morti godono sempre tutte le simpatie.
E poi, “A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti...”
I morti non sono mai stati peccatori, non esiste un reparto dedicato ai “cattivi”, nei cimiteri. Gli uomini sono buoni con i morti quasi quanto sono maligni con i vivi. Insomma, lasciamo che i morti seppelliscano i morti, sono più sinceri, fra di loro.
Del resto, c'è ancora parecchia gente, in giro, che afferma che il Duce “ha fatto anche cose buone”, che Hitler “amava moltissimo il suo cane”, e che Gheddafi “era un leader di libertà”
Provate a scorrere i necrologi, sui quotidiani, dove anche le persone più spregevoli ed infami, una volta passate all'altra riva, divengono, tutte, solari -quindi, molto care agli ecologisti-, sempre con il sorriso sulle labbra, allegre, disponibili, generose, impegnate nel volontariato, erano genitori e coniugi esemplari. Mi piacerebbe leggere, in anticipo il mio necrologio. Non vorrei che si esagerasse.
Franco Bifani
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