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lunedì 15 novembre 2021

"Così mi hanno raccontato" di quella notte

 

A 70 anni da quella tragedia che sconvolse la nostra 
provincia, Ficarolo ricorda l’alluvione con un evento
 dedicato:  14 Novembre 1951, 70 anni fa l’alluvione


Mi aggancio all'articolo di Paolo Panni - appassionato cantore del Grande Fiume - sull'alluvione di 70 anni fa nel Polesine parmense, per ricordare quella forse più grande del Polesine rodigino. 

Dopo giorni di preoccupazione e paura, nel mio paese natio, Ficarolo, alle h 22 della sera del 14 novembre, le campane a martello avevano radunato la gente in piazza: dal sagrato della chiesa il comandante dei carabinieri avvisava che la situazione era grave per cui consigliava di lasciare il paese... Con mezzi propri! 

Sconcerto, panico e disperazione...

Alle h 23 il Po ruppe gli argini a Occhiobello (RO), 'aiutato'... La piena, infatti incombeva minacciosa su Ferrara... 

La furia delle acque si diresse verso est, verso Venezia, seminando, al buio, morte e rovina, ma di ritorno, visto il brutto vizio che ha l'acqua di continuare ad espandersi senza rispettare i confini, arrivò il giorno dopo anche a Ficarolo. 

La notte tra il 14 e il 15 dev'essere stata tragica a casa mia... Bisognava muoversi alla svelta e salvare il più possibile... 

Allora venne caricato, non so come, e legato, il maiale sul biroccio (quello con due ruote grandi e il mulinello dietro) trainato dall'asino Bindo tenuto da mio papà; io, che avevo un anno, messa sulla carriola di legno piena di lenzuola, spinta da mia mamma e le mie due sorelle con le biciclette... Tutto il patrimonio, portato nell'unico posto possibile, sull'argine maestro del fiume, distante in linea d'aria un paio di chilometri, ma il doppio per la strada. 

Là stazionavano tanti animali e misere suppellettili. Freddo, pioggia. Bimbi che piangevano, uomini che imprecavano, donne che pregavano... Le nostre poche galline si erano rifugiate sul pero grande, in mezzo al cortile,  ma poi, sfinite, caddero e annegarono... 

Così mi hanno raccontato.

Ho provato tante volte a immaginare, ma non riesco ad immaginare una simile situazione... 

Non so cosa darei per avere una foto di quella scena...

Ho visto in alcuni filmati d'epoca che facevano cuocere sull'argine le galline che galleggiavano, pescate con la barca... Ho visto animali, molti buoi - allora erano i trattori dei contadini, per trainare carri, per arare la terra - bimbi piccoli, masserizie e biciclette... Non era solo la mia famiglia in quelle condizioni. 

E la pioggia violenta che viene adesso, qui, a Fidenza, h 1,30, visti i danni provocati in questo ultimi tempi nella nostra bella Italia, non tranquillizza e risveglia antiche apprensioni.

Mirella Capretti

11 commenti:

  1. Ricordi dolorosi, ma che mettono in evidenza ciò che era, e dovrebbe essere, la priorità della vita! Brava!

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  2. Io c’ero, sulla sponda opposta, quella mantovana.
    A tarda sera, quando arrivò la notizia della rotta ad Occhiobello, ero con i miei genitori e altri vicini nel forno dove impastavano e cuocevano pane in continuazione per i militari e i tanti volontari impegnati a riempire sacchi di sabbia…

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  3. Marisa, come Virgilio, anche tu potresti annunciare: Mantua me genuit…

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  4. Sì, Franco, fiera delle mie origini mantovane ai bordi di quel pazzerello grande fiume, in quella pianura che Virgilio ha amato e studiato.

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    1. Cara Marisa georgica e bucolica, l’unica cosa che non mi va molto della gastronomia mantovana, è rappresentata dai tortelli di zucca, troppo addolciti da amaretto e mostarda. Non uccidermi ‘sta povera zucca, lasciale il suo tenue sapore!

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    2. Si commette un grosso errore contro i tortelli di zucca: il condimento burro e salvia non è per loro!
      Un buon sugo di pomodoro combina acido e dolce. Questa è la giusta ricetta per non venire aggrediti dalla zucca, ma scoprirla dopo l’impatto con il sugo e il sapore del parmigiano.

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    3. Infatti il burro e salvia va bene con in tortelli di erbette. Ma se condisci quelli di zucca con un sugo rosso, li ammazzi. Si lega bene con quelli di patate. E ti confesso, Marisa, una cosa orribile. Mi piacciono gli anolini con ripieno di carne, non quelli borgzàni con pangrattato e parmigiano. Ma pasticciati, non in brodo, che mi procura reminiscenze ospedaliere. Mo’ li senti i pramzàni, che mangerebbero anolini in brodo bollente anche in luglio.

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