UN
ALTRO EDIFICIO MOLTO IMPORTANTE: L'ABBAZIA (NATA COME CASTRUM, CIOE'
FORTEZZA)
A dimostrare questo ci sono mattoni chiaramente
di epoca bizantina che compongono le fondamenta, proprio su di essi poggiava
quella struttura lignea, poi sostituita perché era necessaria maggior protezione
e sicurezza oppure perché abbattuta da eventuali assalitori, l'incendio
provocato da Galeazzo (detto Azzo o Azzone) de' Visconti è l'evento più
probabile di questa seconda teoria, incendio certo che, proprio per la non
conoscenza dell'edificio, comunque collegato alla chiesa, molti lo ritengono
avvenuto nel complesso chiesa-monastero.
I Pallavicino ne ordinarono la
ricostruzione e nel 1445 fu posseduta da Rolando il Magnifico, allora Signore di
Busseto.
Successivamente venne data in commenda, come tutto il complesso
chiesa-monastero al milanese Daniele Birago.
Questa struttura era posta proprio
sulla strada che proveniva da Rimale, la principale delle strade dirette verso
Castione e la bassa realizzate con la centuriazione romana.
Sotto di essa
dovevano passare i carri e coloro che volevano entrare in paese, praticamente
funzionava come una specie di dogana ed era protetta da una lunga muraglia che
si estendeva sia verso est che verso ovest. Questa costruzione si chiamava
castrum, che era praticamente una fortezza ed è proprio da questo nome che trae
origine Castione Marchesi, che nel corso dei secoli ha cambiato nome più volte:
dapprima Castel Leone, poi Castelleone, seguito da Castelioni e poi da
Castiglione, per concludere con Castione e da alcuni secoli Castione Marchesi.
L'abbazia è così chiamata perché fu sede dell'abate, responsabile delle due
strutture castionesi, chiesa e monastero da una parte e l'abbazia dall'altra,
gestendo anche le proprietà in loco e lontano da Castione Marchesi.
Furono
proprietà della chiesa castionese la località Case Marchesi, posta al confine
tra la provincia di Parma e Piacenza all'altezza del ponte sull'Ongina, detto
ponte Zappellazzo, che si trova sulla strada che da Busseto conduce alla
stazione di Alseno, si tratta di una costruzione tipicamente cinquecentesca con
l'inconfondibile "zoccolo inclinato" tipico dell'epoca, essa fungeva da dimora
estiva dei marchesi Pallavicino.
Dimora estiva dei frati, perlomeno la maggior
parte di essi per non abbandonare mai totalmente la struttura castionese, fu la
località Banzole di Samboseto, praticamente sul confine con Madonna dei Prati,
ben visibile dalla vicina strada provinciale proveniente da Busseto.
Altre
proprietà della chiesa castionese erano la chiesa di Baselicaduce di Fiorenzuola
d'Arda, oltre che grandi possedimenti sia in Corsica che nell'isola di Creta.
Tutto il sistema godeva di una grossa indipendenza, essendo in diretto contatto
e direttamente dipendente dalla Casa Pontificia, essendone commenda. Il primo
commendatario, poi sostituito dall'abate, fu Daniele Birago di Milano, legato da
parentela all'allora Pontefice.
Fu lui a far restaurare l'abbazia su consegna
dei Pallavicino dopo oltre un secolo e mezzo di abbandono, periodo trascorso tra
la partenza dei monaci Benedettini e l'arrivo degli Olivetani, branchia dei
Benedettini, aventi la loro casa madre a Monte Oliveto Maggiore, in provincia di
Siena.
I monaci Olivetani arrivarono intorno al 1470: furono proprio loro a
realizzare il caseificio dell'abbazia e ad organizzare le attività collegate. Le
lunghe mura, praticamente prolungamento dell'edificio sia verso est che verso
ovest, ad un certo punto non servivano più per gli scopi difensivi e per
dirigere verso il grosso portone chi voleva entrare in paese, per cui vennero
praticamente lasciate al loro destino ed inevitabilmente diroccarono.
Quei
laterizi di cui erano composte dovevano però avere un'altra vita: dopo la
soppressione napoleonica degli ordini religiosi, l'edificio, che nonostante
tutto ancora oggi a Castione chiamiamo abbazia, venne lasciato agli Ospizi
Civili di Parma il 13 settembre 1810, data della definitiva soppresione degli
ordini religiosi, culmine di tutti i provvedimenti che avevano anticipato la
decisione, la costruzione venne così indirizzata ad un uso agricolo e di
allevamento bovino.
Proprio per questo quei laterizi di cui erano composte le
vecchie mura adiacenti, dovevano avere un'altra vita: l'inizio del 1800 segnò
ovunque un repentino sviluppo dell'attività agricola ed allevatoria e l'abbazia
divenne così una grossa azienda agricola, abitata da tante famiglie e la
costruzione della attigua e grossa stalla venne eseguita sfruttando i mattoni
delle vecchie e diroccate mura, tale stalla è crollata pochi anni fa ed è ancora
ben visibile.
L'edificio oggi non versa per nulla in buone condizioni, un suo
recupero potrebbe avere diverse destinazioni d'uso, impensabile che sia proprio
la famiglia Testa, da quasi un secolo proprietaria del complesso, ad
avventurarsi in spese proibitive senza sbocco preciso.
Altrettanto impensabile è
che ci sia un acquirente che butterebbe un sacco di soldi sia per l'acquisto che
per la ristrutturazione, indipendentemente dalla destinazione d'uso prescelta.
Dovrebbero essere enti pubblici ad immergersi in questo intervento per poter
sfruttare dal punto di vista storico questo cimelio testimone della nostra
storia. Nell'ultima parte del mio scritto andrò ad illustrare un'idea del
sottoscritto, che è diventata un chiodo fisso, anche se di difficilissima
realizzazione.
I
SOTTERRANEI
Come
in ogni località di quell'epoca il sottosuolo è praticamente una ragnatela di
cunicoli sotterranei, scavati a scopo difensivo e come eventuale via di fuga.
Proprio per questo si tendeva ad ingannare eventuali inseguitori, creando
gallerie che erano veramente dirette in punti ben precisi, ma altre erano solo
finti passaggi, che si presentavano così come piccoli labirinti allo scopo di
far perdere tempo agli eventuali inseguitori.
Esiste ancora sicuramente buona
parte di quella rete di sotterranei che collegavano la chiesa all'abbazia, sono
stati murati nei due accessi, ufficialmente per precarietà dell'intero tratto,
ma io non scarterei l'ipotesi che là al momento della chiusura si dovesse
nascondere qualcosa; era infatti trascorso pochissimo tempo dalla fine della
seconda guerra mondiale ed il famoso "triangolo della morte" non era poi così
lontano ed azioni disumane si sono svolte anche qui a pochi giorni dalla
liberazione del 25 aprile 1945.
Tutta questa ipotesi è avvalorata dal fatto che
in superficie non si evidenziano cedimenti, neppure all'altezza della strada
provinciale, percorsa da molti autotreni pesanti, sopratutto per il trasporto
della sabbia ed altro nella direttrice Fidenza-Cremona.
Una ramificazione
particolare dei sotterranei potrebbe portare nella località Case Marchesi,
distante in linea d'aria non più di un paio di chilometri dall'abbazia, della
quale esiste solo una traccia iniziale, che potrebbe essere anche una di quelle
ingannevoli alternative per disperdere eventuali nemici inseguitori.
Sinceramente ho constatato la presenza di un accesso, chiuso probabilmente da
secoli, dalla parte della località di Case dei Marchesi, quindi penso proprio
che quei cunicoli sotterranei avessero piena funzione e non semplicemente quella
di "inganni".
Di certo se esisteva qualcosa è stato "omertosamente" risucchiato
nella costruzione dell'Autostrada del Sole, tacendo qualunque scoperta,
importante o meno, per evitare interruzioni ai lavori, che dovevano viaggiare
speditamente per dar lustro all'allora classe politica e dirigente, molto meno
sotto osservazione di quanto non possa essere oggi.
Distruzione di reperti,
anche se in quantità minima, ne ha portato anche la recente realizzazione della
linea ferroviaria ad alta velocità, la quale però è stata tenuta maggiormente
sotto osservazione.
Di certo, proprio in occasione della realizzazione di
quest'ultima opera, è stata ritrovata una fornace per la cottura di laterizi,
probabilmente proprio quella dalla quale sono usciti i mattoni per la
costruzione del monastero e della chiesa, nonché dell'abbazia, la quale è stata
fotografata in vari modi indicandone il punto preciso in cui si trova e
ricoperta di terra con relativa protezione per conservare il manufatto per
eventuali generazioni future interessate alla cosa.
ALTRE
IMPORTANTI TRACCE DI STORIA E PRESENZE A CASTIONE MARCHESI
Castione
Marchesi non è solo complesso chiesa-monastero o abbazia oppure Terramare, ci
sono altre importanti tracce, anche di presenze di rilievo. Proprio di fianco
all'abbazia c'è una costruzione sei-settecentesca, denominata semplicemente
"Palazzo", oggi proprietà e residenza estiva della famiglia Testa, comunque
facente capo alla loro impresa agricola con tutti i terreni.
La forma è
abbastanza comune, tipi di costruzione simili a questa si trovano in molti altri
paesi del circondario, per un breve periodo di tempo potrebbe essere stato anche
residenza dell'abate. Proprio di fronte al "Palazzo" si trova il complesso
dell'Oriola, una volta altra fiorente azienda agricola, divisa in Oriola Vecchia
ed Oriola Nuova.
La parte più vicina alla strada, l'Oriola Vecchia, è
un'abitazione a pianta quadrata, abitata in passato da varie famiglie, anche se
in numero molto inferiore di quelle che abitavano l'abbazia, impegnate
nell'attività dell'azienda agricola ad essa collegata.
Tale costruzione, molto
probabilmente risalente al 1500, era circondata da una muraglia e fu proprietà
del celebre pittore di Casa Farnese Ilario de' Mercanti detto "Lo Spolverini"
(1657-1734), il quale, lavorando per la nobile famiglia parmense, doveva
dipingere ritratti e scene di guerra. Ogni suo lavoro doveva essere riprodotto
in tre copie, proprio per questo motivo, oltre che mostrare lo stato dei lavori
a lui commissionati, doveva viaggiare molto nelle sedi della famiglia Farnese,
collocate tra Parma, Piacenza e Colorno, per cui egli scelse di abitare al
centro di quell'ipotetico triangolo, acquistando così quella casa, che venne
venduta dai figli e dalla moglie solo un anno dopo la morte.
Già abbiamo parlato
nel racconto della località Case dei Marchesi, già residenza estiva dei Marchesi
Pallavicino, di chiara realizzazione cinquecentesca e facente parte della
parrocchia di Castione Marchesi fino intorno alla metà degli anni '70, per poi
passare alla parrocchia di San Rocco di Busseto.
Prima della costruzione
dell'Autostrada del Sole la località si raggiungeva percorrendo Strada Portone
(strada per San Rocco) fino all'altezza dell'omonimo podere, imboccando così la
strada posta tra due file di gelsi che portava verso sud, attraversando Case
Marchesi e proseguendo poi in direzione Castelnuovo Fogliani, passando
attraverso le "Stalle di Maria Luigia", poste poche decine di metri ad ovest del
confine tra la provincia di Parma e quella di Piacenza, circa duecento metri a
sud della Via Emilia. Anche la summenzionata tenuta Portone, oggi in totale
stato d'abbandono e quasi totalmente diroccata, ha una consistente importanza
storica, seppur non documentata.
A testimoniare questo sono due stemmi sul muro
esterno verso la strada, oggi asportati dal proprietario, che riportavano
elementi tratti dagli stemmi dei Pallavicino e dei Fogliani di Castelnuovo,
molto probabilmente conseguenza di matrimoni avvenuti tra le due nobili
famiglie, in conseguenza dei quali si sono "incrociate", forse anche più volte.
Addirittura la famiglia Fogliani si è imparentata con varie famiglie nobili,
sopratutto del milanese, tanto per esemplificare ancora oggi esiste la famiglia
Sforza Fogliani.
Qualcuno ipotizza assurdamente che fossero essi i costruttori
di Case dei Marchesi, non i Pallavicino, cosa da me scartata a priori in quanto
gli stessi erano conti, quindi fuori luogo sarebbe stato il nome Case dei
Marchesi, invece facilmente collegabile con i Marchesi Pallavicino.
Nella parte
a nord di Castione Marchesi troviamo poi Le Rocche, o meglio ciò che resta di
questo edificio cinquecentesco, oggi abitato dalla famiglia Lunini, che ne è
anche proprietaria.
Era molto più consistente il complesso, anche fino ad un
centinaio di anni fa, questo mi testimoniava mio padre, che per vari anni aveva
abitato nelle immediate vicinanze.
Probabilmente, uso l'avverbio in quanto non
ci sono indicazioni storiche precise, la costruzione, visto il nome, era una
protezione a difesa di Castione nella parte nord ed eventualmente fungeva anche
come controllo delle entrate ed uscite in quella direzione, proprio nei suoi
paraggi era posto il confine tra le proprietà dei Pallavicino e la "Terra
Monachorum", di proprietà della chiesa cremonese. Parallelamente alla strada
delle Rocche si trova la strada More (o Morre), che si esaurisce proprio
nell'aia dell'omonima tenuta, nata come Casino di Caccia e realizzata da Maria
Luigia nella seconda metà del 1700.
Il mulino dei frati dell'abbazia si trovava
sulla strada per Bastelli, proprio di fianco al complesso chiesa-monastero, oggi
esiste ancora la casa, il mulino ha funzionato sotto gestione privata fino alla
metà degli anni '60 del 1900. Curioso era come veniva là convogliata l'acqua: in
località Case Nuove, sulla strada per Fidenza, venne realizzata una chiusa nel
Rio Caneto allo scopo di tenere sempre alto il livello dell'acqua.
Da qui veniva
convogliata nel Canale del Mulino e trattenuta da una consistente arginatura e
mantenuta ad un'altezza superiore ai terreni circostanti. Ad un certo punto il
Canale del Mulino va ad incrociarsi con il Rio Caneto, da cui ha preso l'acqua,
la stessa viene sempre tenuta ad un livello più alto grazie alla realizzazione
di un ponte sul Rio Caneto che incrocia perpendicolarmente il Canale del Mulino.
L'acqua diretta al mulino passa sopra al Ponte della Navetta ed al sottostante
Rio Caneto, tale ponte è interamente in mattoni ed ha una costruzione che
ricorda molto il modo di eseguire tali opere da parte dell'ingegneria romana.
Esso è molto probabilmente risalente tra il 1300 ed il 1400, su una mappa datata
1467 ci sono già tracciati in modo evidente i due corsi d'acqua, quello naturale
e quello artificiale, oltre alla dicitura "Mulino dei Frati dell'Abbazia".
Quello
che sto per dirvi non l'avevo mai constatato prima della lettura di un opuscolo
che mi diedero i Monaci Olivetani di Monte Oliveto Maggiore quando visitai il
loro convento, alla ricerca di tracce storiche di Castione Marchesi e della sua
chiesa.
Essi mi fotocopiarono antichi scritti riguardanti il mio paese, da cui
trassi molte informazioni. Una di queste, che definirei eclatante ma da prendere
con le molle, diceva che sotto alla chiesa di Castione Marchesi sarebbero
sepolti i Santi Proto e Giacinto. In altri testi la loro sepoltura viene data
nelle catacombe a Roma, tutta da verificare quindi la teoria che li vuole a
Castione Marchesi.
Un'ultima curiosità su Castione Marchesi: fino al 30 giugno
1821 era capoluogo di comune, con frazioni Bastelli e Chiusa Viarola e in un
certo periodo anche Rimale. Dal giorno succesivo, 1 luglio 1821, mediante
decreto ducale della Duchessa di Parma e Piacenza Maria Luigia d'Austria, il
comune di Castione Marchesi venne soppresso ed il suo territorio totalmente
accorpato al comune di Borgo San Donnino (oggi Fidenza).
COSA
C'ERA NEI DINTORNI DI CASTIONE MARCHESI?
Tutta
la zona era molto popolata e strategicamente importante, per cui erano nati
anche piccoli paesi, oggi li chiameremmo semplicemente località, non lontani dal
centro di Castione Marchesi.
Sulla strada Malcantone (Cancelliera nel comune di
Busseto), quella di probabile costruzione romana che portava verso la frazione
di Semoriva prima e poi Busseto, successivamente Cremona, Brescia e Bergamo, si
trovava Pratum Regis, ancora oggi troviamo vecchie case che possono richiamare
lo stile in uso intorno al 1500 e oltre.
Tra Castione Marchesi e Busseto, circa
a metà strada sulla provinciale che li collega, c'è una località oggi denominata
Canton Santo (o Trinità) ed era sede di un oratorio fino a pochi anni fa. Tale
oratorio è stato lasciato abbattere assurdamente, anche se da tempo sconsacrato
e divenuto anche magazzino di stagionatura del vicino ed omonimo (della
località) caseificio. Tale oratorio era la chiesa di Castell'Ugone, piccolo
agglomerato fatto realizzare da Ugone Pallavicino, amato signore di Busseto
intorno al 1400. Riflessione: il proprietario ha fatto abbattere la chiesetta,
che era comunque stabile, mantenendo le ex porcilaie del dismesso caseificio,
oggi rotte e scoperchiate in più punti, senza nessun uso possibile, anzi
probabile fonte di pericolo.
In località San Rocco di Busseto, sulla vecchia
strada che porta verso sud, si incontra la località Ginevra, già osservando
tutte le case sembra di fare un salto indietro di diversi secoli, molte
ristrutturate, ma quasi tutte hanno mantenuto l'aspetto primitivo, cioè di
quando venne realizzato il nucleo abitato di Barastalla.
Questo abitato si trova
proprio sulla riva del torrente Ongina, indicatore di confine tra le provincie
di Parma e Piacenza, qualcuno ipotizza che sia ciò che rimane della vecchia
Florentiola (Fiorenzuola d'Arda), anche se si trova sulla riva parmense.
Non ho
verificato tale ipotesi, posso però dire di averne avanzata un'altra, comunque
parallela: il confine tra comune di Fidenza e quello di Busseto, a nord e ad
ovest di Castione, è segnato per un lungo tratto dal corso d'acqua denominato
Fossa Parmigiana. Questo fiumiciattolo ha alcune particolarità, la prima è che
anche quando si verificano precipitazioni, anche di grossissima intensità, esso
mai risulta pieno, praticamente l'alveo viene occupato al massimo per metà. La
sua sorgente si trova in località I Quadri, a sud di Castione Marchesi, a pochi
metri dall'alveo dell'attuale torrente Ongina.
Nel 1260 la nostra zona fu
colpita da una disastrosa alluvione e tutto venne coperto dall'acqua, arrivando
a superare anche il metro di altezza. Ritirandosi, una così consistente massa
d'acqua ha cambiato i corsi di molti canali, tra questi il torrente Ongina, il
cui vecchio alveo, prima di allora, era probabilmente rappresentato appunto da
quella che oggi chiamiamo Fossa Parmigiana, la cui sorgente potrebbe benissimo
essere un'infiltrazione sotterranea dall'Ongina, trovandovisi nelle immediate
vicinanze (non più di 300 metri), solo ipotesi, anche se praticabili .
Quale
altro motivo potrebbe far pensare ad un alveo così consistente che mai viene
riempito più di metà? Quindi ecco che l'antico abitato di Barastalla potrebbe
veramente rappresentare una parte dell'antica Florentiola, visto che si trovava
allora circa un chilometro ad ovest del corso della probabile vecchia Ongina,
oggi Fossa Parmigiana.
Germano Meletti
P.S.
Adesso che ho concluso la storia e mancano solo le conclusioni, chiunque lo volesse può fin d'ora esprimere domande
anche particolareggiate A tutte quelle a cui sarò in grado di dare una risposta
lo farò ben volentieri. Grazie infinite per la cortese attenzione prestata fino a
qui.
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Le immagini sono tratte dalla pagina: emiliamisteriosa.it/2013/03/
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GERMANO, HAI ANCHE QUESTA VOLTA TRASCRITTO UNA RICERCA STORICA SUL TUO PAESE, MA NON SOLO, VERAMENTE VALIDA E RICCA DI NOTIZIE RARE. TI CHIEDO QUANDO POTRAI PUBBLICARE UN TESTO, IN CUI SIANO RACCOLTE QUESTE TUE RICERCHE.
RispondiEliminaCome sempre sono orgoglioso che un professore di lungo corso come te spenda cotanti elogi sul mio esercizio storico su Castione Marchesi, che probabilmente andranno a formare un libro con illustrazioni in merito. Grazie di cuore, carissimo Frank
EliminaOttimo lavoro, Germano, bravo. Lo sto assumendo, con discrezione come una terapia, cioè una piccola dose al giorno, perché in quantità così massicce si rischia di andare in ipercastionimosi.
RispondiEliminaCe l'ho io la prognosi per farti guarire da quella brutta malattia
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