Le carte dell’archivio della parrocchia di Castellina Santa Maria ci aiutano a far luce sulle lontane origini dell’oratorio della Visitazione di Chiusa Viarola.
Si tratta del caratteristico tempietto mariano, situato lungo la strada della Granella, in un contesto rurale ancora intatto tra Fidenza e Soragna. L’edificio risulta essere stato eretto nell'anno 1789, in adempimento delle volontà di Maria Caterina Arcari Cossi, devota fondatrice dell’annesso beneficio, istituito circa due secoli prima presso l’antica parrocchiale con atto del notaio borghigiano Ippolito Fagioli redatto il 13 novembre 1598.
E’ pertanto possibile datare a quello stesso anno o comunque non molto tempo dopo la piccola pala d’altare conservata al suo interno e raffigurante la Visitazione, la cui marcata impronta tardo manierista fa sospettare una provenienza da altra chiesa, forse da un altare della stessa parrocchiale di Castellina.
Ulteriori ricerche ci hanno inoltre permesso di risalire alla fonte iconografica del dipinto.
Si tratta di una stampa di identico soggetto, incisa da Jan Sadeler (Bruxelles 1550-1600), appartenente ad una serie di immagini edita nel 1587 sotto il titolo “Scene della vita e della passione di Cristo e della Vergine”. L’esemplare che qui pubblichiamo è conservato presso il Gabinetto dei disegni e stampe del Brithish Museum.
Come si può vedere, il confronto tra le due opere non lascia spazio a dubbi: il dipinto fidentino, di non eccelsa qualità ma databile come si è detto intorno al 1598, è la copia fedele, sia pur con qualche incertezza nella resa delle ombre in primo piano, della complessa e ben costruita immagine, “firmata” da Sadaler (Sadeler excud.) e dal pittore Marten de Vos (Anversa 1532-1603)) per quanto riguarda il disegno (Vos ft).
Si spiega così l’evidente “anomalia” del quadro di Chiusa Viarola, dovuta all’ambientazione dell’episodio evangelico della Visitazione all’interno di un villaggio fiammingo e alla descrizione molto realistica e dettagliata delle tipiche case a graticcio coi tetti aguzzi, che fanno da sfondo all’incontro tra la giovane Maria e la sua cugina Elisabetta.
Jan Sadeler, detto anche il Vecchio, è ricordato non solo per la sua eccezionale produzione artistica ma anche come capostipite di una delle più floride dinastie di incisori e editori fiamminghi operanti in Europa tra il XVI e il XVIII secolo.
I Sadeler, che si avvalsero della collaborazione di importanti artisti, dal de Vos a P. P. Rubens, furono particolarmente attivi ad Anversa, Monaco, Francoforte, Colonia, Verona, Venezia ma anche a Vienna e Praga (cfr: “Una dinastia di incisori-Sadeler” di C. Limentani Virdis, 1992).
I Sadeler, che si avvalsero della collaborazione di importanti artisti, dal de Vos a P. P. Rubens, furono particolarmente attivi ad Anversa, Monaco, Francoforte, Colonia, Verona, Venezia ma anche a Vienna e Praga (cfr: “Una dinastia di incisori-Sadeler” di C. Limentani Virdis, 1992).
Tornando a Borgo di San Donnino e ai suoi dintorni, va però ricordato che non c’è solo l’anonimo autore della Visitazione ( o il suo committente) a mostrare interesse per le stampe nordiche.
In ambito locale la diffusione di queste preziose immagini, molto ricercate dai collezionisti ma anche dai pittori che le usavano come modelli, è testimoniata da almeno altre tre tele, che per mancanza di spazio ci limitiamo a citare brevemente: “L’Ultima Cena” della parrocchiale di Tabiano Castello datata 1636, derivata anch'essa da un’incisione di Jan Sadeler (1582); una piccola “Adorazione dei Magi” di proprietà della parrocchia cittadina di Santa Maria Annunziata, che riproduce in maniera quasi speculare una incisione di Justus Sadeler ( Colonia 1580-1630) fratello di Jan, dedicata al conte veneziano Marco Trissino e che ripropone un dipinto di Federico Zuccari in San Francesco delle Vigne di Venezia (1564); e infine la pala d’altare con l’Adorazione dei pastori, recentemente restaurata da Francesca Ghizzoni, proveniente forse dalla distrutta chiesa dei minori di Borgo San Donnino e ora presso i depositi del Duomo, il cui ignoto autore è debitore nei confronti Cornelis Cort (1533-1578), che a sua volta si rifà ad uno splendido disegno del senese Marco Pino (1517-1579), custodito nelle collezioni del Louvre (cfr: ”Il Risveglio” 12/11/2009).
In ambito locale la diffusione di queste preziose immagini, molto ricercate dai collezionisti ma anche dai pittori che le usavano come modelli, è testimoniata da almeno altre tre tele, che per mancanza di spazio ci limitiamo a citare brevemente: “L’Ultima Cena” della parrocchiale di Tabiano Castello datata 1636, derivata anch'essa da un’incisione di Jan Sadeler (1582); una piccola “Adorazione dei Magi” di proprietà della parrocchia cittadina di Santa Maria Annunziata, che riproduce in maniera quasi speculare una incisione di Justus Sadeler ( Colonia 1580-1630) fratello di Jan, dedicata al conte veneziano Marco Trissino e che ripropone un dipinto di Federico Zuccari in San Francesco delle Vigne di Venezia (1564); e infine la pala d’altare con l’Adorazione dei pastori, recentemente restaurata da Francesca Ghizzoni, proveniente forse dalla distrutta chiesa dei minori di Borgo San Donnino e ora presso i depositi del Duomo, il cui ignoto autore è debitore nei confronti Cornelis Cort (1533-1578), che a sua volta si rifà ad uno splendido disegno del senese Marco Pino (1517-1579), custodito nelle collezioni del Louvre (cfr: ”Il Risveglio” 12/11/2009).
Belle pagine che riempiono il cuore, portandoti in un'altra dimensione e ti fanno dimenticare per un attimo tutto quello che di grigio c'è intorno...
RispondiEliminaGrazie Mino
Grazie Ambrogio
Saluti
Mirella Capretti