Pubblichiamo la terza parte di uno studio di Germano Meletti sulla storia di Castione Marchesi oggi importante frazione di Fidenza. Situata tra il capoluogo e Busseto è da millenni un luogo abitato e nelle sue terre popolazioni diverse hanno soggiornato. Questa terza parte copre il periodo medievale della dominazione dei Pallavicino e si sofferma a descrivere la Chiesa di santa Maria Assunta.
CONTINUA DALLA SECONDA PARTE
TERZA PARTE
L'INCREDIBILE STORIA DI CASTIONE MARCHESI: L'AVVENTO DEI PALLAVICINO E LA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
Dopo la decadenza romana e la caduta dell'impero si materializzò un grosso abbandono delle campagne nei nostri territori, questo comportò un grosso avanzamento di natura spontanea come folti boschi e vaste aree paludose, proprio per questi motivi Adalberto II degli Obertenghi, capostipite dei Pallavicino, famiglia di origine longobarda che aveva fatto la propria fortuna con le fabbriche del sale, assegnò ai Monaci Benedettini il compito di ribonificare quei territori e renderli nuovamente coltivabili, correva il X secolo.
Proprio Castione Marchesi è stato il primo punto toccato dai Pallavicino, praticamente la prima capitale, anche se mai dichiarata, di quello stato che con il tempo doveva dipendere da capitali come Busseto e nella fase terminale del suo splendore, Cortemaggiore.
Storicamente importanti dalle nostre parti, oltre a quelli già citati, sono i centri di Polesine Parmense, Zibello e Monticelli d'Ongina, che ancora oggi mostrano evidenti e bellissime tracce della lunga permanenza dell'importante famiglia, ad esempio la bellissima Corte Pallavicina di Polesine Parmense, oggi sede di un rinomato ristorante con collegata un'azienda agricola di chiaro stampo antico.
Zibello mostra invece uno stupendo Palazzo Pallavicino e Monticelli d'Ongina l'austera Rocca Pallavicino. Nella vicina Busseto fanno bella mostra di sè l'artistica Villa Pallavicino con il fossato circostante e l'attiguo Palazzo dei Marchesi, qui realizzarono anche la rocca, oggi sede del municipio, ma quella che vediamo oggi è praticamente il rifacimento eseguito tra il XIX ed il XX secolo, anche se su copia di quella precedente.
Proprio Castione Marchesi è stato il primo punto toccato dai Pallavicino, praticamente la prima capitale, anche se mai dichiarata, di quello stato che con il tempo doveva dipendere da capitali come Busseto e nella fase terminale del suo splendore, Cortemaggiore.
Storicamente importanti dalle nostre parti, oltre a quelli già citati, sono i centri di Polesine Parmense, Zibello e Monticelli d'Ongina, che ancora oggi mostrano evidenti e bellissime tracce della lunga permanenza dell'importante famiglia, ad esempio la bellissima Corte Pallavicina di Polesine Parmense, oggi sede di un rinomato ristorante con collegata un'azienda agricola di chiaro stampo antico.
Zibello mostra invece uno stupendo Palazzo Pallavicino e Monticelli d'Ongina l'austera Rocca Pallavicino. Nella vicina Busseto fanno bella mostra di sè l'artistica Villa Pallavicino con il fossato circostante e l'attiguo Palazzo dei Marchesi, qui realizzarono anche la rocca, oggi sede del municipio, ma quella che vediamo oggi è praticamente il rifacimento eseguito tra il XIX ed il XX secolo, anche se su copia di quella precedente.
Una leggenda recita che Adalberto II degli Obertenghi, capostipite della famiglia Pallavicino, allora marchese di Massa e Carrara e duca del Lazio, transitando da Castione Marchesi, dove sposò Adelaida, figlia del conte Bosone, fece erigere l'attuale chiesa dedicandola a Maria Santissima Assunta in Cielo, perché si chiedeva come facesse tutta quella enorme popolazione a raccogliersi in un tempio così piccolo come quello allora in uso.
Per la nuova costruzione venne scelta una specie di collinetta, che altro non era che il cumulo di sedimenti rimasti da quasi 1.500 anni di permanenza del villaggio palafitticolo risalente all'età del bronzo. Tale costruzione iniziò nel 983 ed era composta dall'attuale complesso chiesa-monastero, con la bellissima chiesa in puro stile romanico, ad essa era collegato il convento che ospitava i Monaci Benedettini, proprio essi ricevettero da Adalberto II la consegna per la costruzione del grosso complesso.
La parte retrostante era dotata di un bellissimo chiostro a forma di quadrilatero, di cui oggi restano solo il lato nord e quello ovest.
Sicuramente i due bracci mancanti sono stati abbattuti nel periodo della soppressione degli ordini religiosi voluto da Napoleone Bonaparte, a cavallo tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX.
Va verificata la voce che vuole che tale abbattimento sia anche stato un modo per procurarsi i mattoni per costruire il ponte sul Taro, oggi in località Pontetaro, voluto da Maria Luigia D'Austria, moglie del grande condottiero e Duchessa di Parma e Piacenza.
Alternativa per il recupero dei laterizi di risulta dall'abbattimento potrebbe essere la costruzione del tratto tra la torretta da cui è ricavato il voltone che dà accesso al sagrato della chiesa ed al resto del complesso, oggi riconoscibile dall'intonacatura quando il resto dell'edificio è totalmente in "faccia a vista", tale costruzione è collocabile proprio tra il XVIII ed il XIX secolo.
A dominare tutto il complesso c'è un austero e bellissimo campanile, una bifora per ognuno dei quattro lati, esso permette di dominare un largo spazio panoramico, favorito anche dalla collocazione sulla "collinetta". La chiesa è in puro stile romanico, a tre navate e dalla sua costruzione, dalla quale sono passati quasi mille anni, sono state variate alcune parti. Da notare l'asimmetria delle navate, cosa voluta, in quanto era luogo comune diversificarle nelle dimensioni per tenere lontano il demonio.
Della costruzione originaria sono rimasti i capitelli in arenaria che illustrano figure mitologiche di estrazione pagana, l'intero colonnato interno e i mosaici pavimentali in puro stile romanico: sono gli unici presenti a sud del Po, simili ad essi sono presenti solo ad Acquanegra sul Chiese (Mantova).
Ci sono due correnti di pensiero sulle tematiche da essi proposte, la disputa è tra l'illustrazione delle arti liberali (giustizia e retorica potrebbero essere le due che più verosimilmente si accostano ai soggetti proposti).
Altre ipotesi sulle loro raffigurazioni insinuano un riferimento a divinità pagane, in piccola parte simili a quelle proposte sui capitelli in arenaria, richiamando le allegorie dei mesi e delle stagioni dell'anno. Tali mosaici pavimentali vennero alla luce durante i lavori di scavo per il restauro della chiesa intorno alla metà degli anni '50 del secolo scorso e risalirebbero al 1200 e molto probabilmente era l'intera pavimentazione così formata, quella non ancora venuta alla luce è comunque facilmente recuperabile.
Alla sinistra dell'entrata principale è esposta l'epigrafe che dice testualmente che "in questo luogo è sepolto Adalberto II degli Obertenghi, deceduto il 6 gennaio 1034". Ci sono diverse correnti di pensiero anche sulla consacrazione della chiesa, terminata come tutto il complesso del monastero nel 1020 (la costruzione era iniziata nel 983), la disputa è tra il 1033 ed il 1034. Personalmente ritengo più attendibile la prima ipotesi, per due motivi: il primo è semplicemente che quasi tutte le chiese sono state consacrate nel 1033 per i mille anni dalla morte di Cristo e la seconda è che se Adalberto II degli Obertenghi è stato sepolto qui, questo luogo doveva già essere sacro ed essendo deceduto il 6 gennaio 1034 non penso che sia proprio uno di questi sei giorni quello della consacrazione.
Nell'alto medioevo Castione divenne un punto di fondamentale importanza dal punto di vista militare, baluardo difensivo di Busseto, allora capitale dello Stato Pallavicino.
Fu anche importante riferimento di carattere religioso, oltretutto passaggio dei principali itinerari del pellegrinaggio europeo. La chiesa ed il monastero vennero posti sotto la protezione papale, decretata dapprima da Innocenzo II nel 1143, confermata da Lucio II nel 1144 e rinnovata da Leone IX nel 1409. La facciata in mattoni "faccia a vista" presenta tutta l'essenza del tipico stile romanico, inspiegabilmente diversi di questi mattoni recano indecifrabili scritte a caratteri gotici.
Sopra al portone principale restano evidenti tracce di due finestroni, chiusi presumibilmente intorno al 1600. Nella parte alta della facciata è evidente un finestrone, chiuso da almeno un paio di secoli, con la forma dei tre monti, simbolo dei Monaci Olivetani, che probabilmente aveva sostituito un precedente rosone, tale finestrone è stato chiuso, presumibilmente nello stesso periodo in cui sono stati chiusi i due laterali.
Alla sinistra dell'ingresso troviamo il fonte battesimale risalente al 1500, appena più avanti, dalla stessa parte, è presente un affresco di anonimo raffigurante una particolare Madonna con Bambino, la sua esecuzione è stimata nel XV secolo.
Strano il vestito indossato dalla Madonna in questo dipinto: è di colore bianco con soggetti floreali, il Bambino regge una paperetta (giocattolo di legno o animale vero?), mentre si succhia il pollice dell'altra mano (anche questa cosa inusuale nei dipinti raffiguranti la Madonna con il Bambino).
La Chiesa abbaziale di Santa Maria
Ho detto leggenda, anche se qualcosa di vero ci dovrebbe essere: alcune decine di anni fa, durante scavi nei sotterranei del complesso chiesa-monastero, vennero alla luce fondamenta, risalenti certamente all'epoca bizantina, di un edificio ben più piccolo di quello esistente, tale basamento era inclinato di 45° rispetto all'attuale costruzione voluta da Adalberto II degli Obertenghi, niente di più probabile che appartenessero a quel vecchio piccolo tempio. Per la nuova costruzione venne scelta una specie di collinetta, che altro non era che il cumulo di sedimenti rimasti da quasi 1.500 anni di permanenza del villaggio palafitticolo risalente all'età del bronzo. Tale costruzione iniziò nel 983 ed era composta dall'attuale complesso chiesa-monastero, con la bellissima chiesa in puro stile romanico, ad essa era collegato il convento che ospitava i Monaci Benedettini, proprio essi ricevettero da Adalberto II la consegna per la costruzione del grosso complesso.
La parte retrostante era dotata di un bellissimo chiostro a forma di quadrilatero, di cui oggi restano solo il lato nord e quello ovest.
Sicuramente i due bracci mancanti sono stati abbattuti nel periodo della soppressione degli ordini religiosi voluto da Napoleone Bonaparte, a cavallo tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX.
Va verificata la voce che vuole che tale abbattimento sia anche stato un modo per procurarsi i mattoni per costruire il ponte sul Taro, oggi in località Pontetaro, voluto da Maria Luigia D'Austria, moglie del grande condottiero e Duchessa di Parma e Piacenza.
Alternativa per il recupero dei laterizi di risulta dall'abbattimento potrebbe essere la costruzione del tratto tra la torretta da cui è ricavato il voltone che dà accesso al sagrato della chiesa ed al resto del complesso, oggi riconoscibile dall'intonacatura quando il resto dell'edificio è totalmente in "faccia a vista", tale costruzione è collocabile proprio tra il XVIII ed il XIX secolo.
A dominare tutto il complesso c'è un austero e bellissimo campanile, una bifora per ognuno dei quattro lati, esso permette di dominare un largo spazio panoramico, favorito anche dalla collocazione sulla "collinetta". La chiesa è in puro stile romanico, a tre navate e dalla sua costruzione, dalla quale sono passati quasi mille anni, sono state variate alcune parti. Da notare l'asimmetria delle navate, cosa voluta, in quanto era luogo comune diversificarle nelle dimensioni per tenere lontano il demonio.
Della costruzione originaria sono rimasti i capitelli in arenaria che illustrano figure mitologiche di estrazione pagana, l'intero colonnato interno e i mosaici pavimentali in puro stile romanico: sono gli unici presenti a sud del Po, simili ad essi sono presenti solo ad Acquanegra sul Chiese (Mantova).
Altre ipotesi sulle loro raffigurazioni insinuano un riferimento a divinità pagane, in piccola parte simili a quelle proposte sui capitelli in arenaria, richiamando le allegorie dei mesi e delle stagioni dell'anno. Tali mosaici pavimentali vennero alla luce durante i lavori di scavo per il restauro della chiesa intorno alla metà degli anni '50 del secolo scorso e risalirebbero al 1200 e molto probabilmente era l'intera pavimentazione così formata, quella non ancora venuta alla luce è comunque facilmente recuperabile.
Alla sinistra dell'entrata principale è esposta l'epigrafe che dice testualmente che "in questo luogo è sepolto Adalberto II degli Obertenghi, deceduto il 6 gennaio 1034". Ci sono diverse correnti di pensiero anche sulla consacrazione della chiesa, terminata come tutto il complesso del monastero nel 1020 (la costruzione era iniziata nel 983), la disputa è tra il 1033 ed il 1034. Personalmente ritengo più attendibile la prima ipotesi, per due motivi: il primo è semplicemente che quasi tutte le chiese sono state consacrate nel 1033 per i mille anni dalla morte di Cristo e la seconda è che se Adalberto II degli Obertenghi è stato sepolto qui, questo luogo doveva già essere sacro ed essendo deceduto il 6 gennaio 1034 non penso che sia proprio uno di questi sei giorni quello della consacrazione.
Nell'alto medioevo Castione divenne un punto di fondamentale importanza dal punto di vista militare, baluardo difensivo di Busseto, allora capitale dello Stato Pallavicino.
Fu anche importante riferimento di carattere religioso, oltretutto passaggio dei principali itinerari del pellegrinaggio europeo. La chiesa ed il monastero vennero posti sotto la protezione papale, decretata dapprima da Innocenzo II nel 1143, confermata da Lucio II nel 1144 e rinnovata da Leone IX nel 1409. La facciata in mattoni "faccia a vista" presenta tutta l'essenza del tipico stile romanico, inspiegabilmente diversi di questi mattoni recano indecifrabili scritte a caratteri gotici.
Sopra al portone principale restano evidenti tracce di due finestroni, chiusi presumibilmente intorno al 1600. Nella parte alta della facciata è evidente un finestrone, chiuso da almeno un paio di secoli, con la forma dei tre monti, simbolo dei Monaci Olivetani, che probabilmente aveva sostituito un precedente rosone, tale finestrone è stato chiuso, presumibilmente nello stesso periodo in cui sono stati chiusi i due laterali.
Alla sinistra dell'ingresso troviamo il fonte battesimale risalente al 1500, appena più avanti, dalla stessa parte, è presente un affresco di anonimo raffigurante una particolare Madonna con Bambino, la sua esecuzione è stimata nel XV secolo.
Strano il vestito indossato dalla Madonna in questo dipinto: è di colore bianco con soggetti floreali, il Bambino regge una paperetta (giocattolo di legno o animale vero?), mentre si succhia il pollice dell'altra mano (anche questa cosa inusuale nei dipinti raffiguranti la Madonna con il Bambino).
L'abside è stata realizzata nel 1600, conseguentemente alle direttive emanate dal Concilio di Trento ed infatti mostra uno stile barocco autentico rispecchiante le concezioni dell'epoca.
Sul fondo dell'abside, nella parte alta, è presente una bellissima grande pala raffigurante l'Assunzione in Cielo di Maria Santissima attribuita al pittore napoletano tardo manierista Fabrizio Santafede (1560 - 1634), la stupenda tela è contornata da una cornice enormemente lavorata, databile al XVI secolo, così come la pala in essa contenuta.
Sempre del 1500 sono una tela con la crocifissione di Gesù ed un grosso quadro posto appena di fianco al confessionale della navata di destra, anonimi ne sono gli autori, anche se personalmente trovo nella crocifissione del Cristo molti punti che richiamano lo stile di Santafede e della pala citata. Quest'ultima opera è anch'essa contornata da una bellissima cornice di difficilissima quanto accurata e meticolosa lavorazione, contemporanea all'opera, che nella parte alta reca in maniera molto evidente lo stemma dei monaci Olivetani, subentrati nel monastero nel 1485, dopo che se ne erano andati i Benedettini, cacciati nel 1325 da Galeazzo (detto Azzo o Azzone) de' Visconti, signore di Milano.
Proprio con l'abbandono dei Benedettini coincide l'unico fatto d'arme avvenuto a Castione Marchesi, in cui Azzone de' Visconti incendiò l'abbazia (allora castello), che non è il monastero come qualcuno erroneamente crede, ma un altro edificio di cui parleremo dopo e che molti non conoscono, richiamando con il termine abbazia il complesso chiesa - monastero. Il 28 ottobre 1476 i Pallavicino fecero riparare la chiesa e rifare il monastero e l'abbazia, ricostruendo anche il chiostro, tutto questo per accogliere la congregazione degli Olivetani.
Del 1487 è il bassorilievo raffigurante la Vergine Assunta posto sopra il voltone che dà accesso al complesso e al sagrato, al quale era apposto il ponte levatoio posto sopra al fossato perimetrale a difesa dell'edificio. Pregiati armadi ed altri mobili del '700 arredano la sacrestia, probabilmente realizzati dai monaci Olivetani, anch'essi recanti in più punti lo stemma dei tre monti, su quello centrale c'è una croce ed un ulivo ai suoi piedi, stemma riportato anche nei capitelli che sovrastano alcune colonne del chiostro.
Dalla chiesa manca un coro ligneo, probabilmente del 1600, presente fino al secondo dopoguerra, probabilmente venduto ad una sinagoga del cremonese per recuperare soldi per intervenire e salvare la chiesa castionese, che subì un intervento di recupero totale intorno alla metà degli anni '50 del XX secolo, in quanto minacciava di aprirsi in due disperdendo così un patrimonio inestimabile.
Nel 1762 la costruzione era integra, poi nel 1764 per decreto del Duca di Parma Ferdinando Borbone venne intimata la soppressione del monastero e dell'abbazia con conseguente cacciata dei Monaci Olivetani, in linea con le disposizioni napoleoniche sulla soppressione degli ordini religiosi.
Nei decenni scorsi, quando si iniziò il rito italiano nella celebrazione della Santa Messa, che sostituiva il rito latino fino ad allora in voga, venne girato l'altare in modo che il sacerdote potesse guardare i fedeli, mentre nel vecchio rito girava loro le spalle.
L'altare soppresso venne in parte riutilizzato ed in parte eliminato. La parte eliminata era dotata di tre gradini, alla sommità dei quali, appena scostati rispetto al tabernacolo sovrastante, era presente una specie di "coperchio" di assi, come se esso dovesse proteggere o nascondere qualcosa. Voglio raccontarvi un aneddoto che successe proprio al sottoscritto: all'età di circa otto anni, quando facevo il chierichetto con Don Enrico Sagliani, gli chiesi a cosa servivano quelle assi e lui mi rispose che servivano per proteggere dal freddo i piedi del sacerdote mentre celebrava la Santa Messa.
Più avanti negli anni trovai nelle mie ricerche appunti che portavano al sepolcreto ove molto probabilmente giaceva la salma di Adalberto II degli Obertenghi e sembra che fosse proprio là sotto, imbalsamato e circondato da tre monaci benedettini seduti su altrettanti troni, anch'essi imbalsamati. Sarebbe andato (e sottolineo il condizionale) perduto il tutto durante i restauri della chiesa della metà degli anni '50 (o eventualmente con il cambio di disposizione dell'altare nei primi anni '60), avendo repentinamente aperto il sepolcreto, esponendo bruscamente al contatto con l'aria i resti umani. Evidenti in tutta la struttura le similitudini con le più recenti chiese di Chiaravalle della Colomba e Fontevivo. Internamente al complesso troviamo anche saloni e scale settecenteschi. Anticamente, presumibilmente tra il 1300 ed il 1500, un fossato pieno d'acqua circondava tutto il fabbricato, che era accessibile attraverso il voltone tutt'oggi esistente, allora percorribile solo dopo l'abbassamento del ponte levatoio, di cui ancora oggi troviamo evidenti tracce nell'alloggiamento della manovella di comando, oltre che scanalature esterne, scavate nel muro, per evitare sfregamenti delle catene che facevano salire e scendere il congegno.
Proprio la presenza dell'accessorio difensivo medioevale ha tratto in inganno alcuni pseudoscrittori storici che si sono cimentati nel raccontarne la storia, attribuendo al complesso chiesa - monastero una "progenitura" di castello sbagliando così clamorosamente e traendo in inganno il lettore.
Molto probabilmente questi signori ignoravano l'esistenza dell'abbazia, derivata da un precedente "castrum", generando così ancora più confusione sulla distinzione tra monastero ed abbazia (confusione che dura tutt'oggi), che tanti confondono, ma che è tutta un'altra cosa ed andando così ad arricchire il "cassetto" delle strane teorie, buttate lì senza un minimo di ragionamento, neppure per provocare sensazionalismo, ma solo per saccenteria, non supportata da studio o ricerca alcuna, praticamente come già ho descritto nella differenza tra "Terramare" e "Terremare".
Sul fondo dell'abside, nella parte alta, è presente una bellissima grande pala raffigurante l'Assunzione in Cielo di Maria Santissima attribuita al pittore napoletano tardo manierista Fabrizio Santafede (1560 - 1634), la stupenda tela è contornata da una cornice enormemente lavorata, databile al XVI secolo, così come la pala in essa contenuta.
Sempre del 1500 sono una tela con la crocifissione di Gesù ed un grosso quadro posto appena di fianco al confessionale della navata di destra, anonimi ne sono gli autori, anche se personalmente trovo nella crocifissione del Cristo molti punti che richiamano lo stile di Santafede e della pala citata. Quest'ultima opera è anch'essa contornata da una bellissima cornice di difficilissima quanto accurata e meticolosa lavorazione, contemporanea all'opera, che nella parte alta reca in maniera molto evidente lo stemma dei monaci Olivetani, subentrati nel monastero nel 1485, dopo che se ne erano andati i Benedettini, cacciati nel 1325 da Galeazzo (detto Azzo o Azzone) de' Visconti, signore di Milano.
Proprio con l'abbandono dei Benedettini coincide l'unico fatto d'arme avvenuto a Castione Marchesi, in cui Azzone de' Visconti incendiò l'abbazia (allora castello), che non è il monastero come qualcuno erroneamente crede, ma un altro edificio di cui parleremo dopo e che molti non conoscono, richiamando con il termine abbazia il complesso chiesa - monastero. Il 28 ottobre 1476 i Pallavicino fecero riparare la chiesa e rifare il monastero e l'abbazia, ricostruendo anche il chiostro, tutto questo per accogliere la congregazione degli Olivetani.
Del 1487 è il bassorilievo raffigurante la Vergine Assunta posto sopra il voltone che dà accesso al complesso e al sagrato, al quale era apposto il ponte levatoio posto sopra al fossato perimetrale a difesa dell'edificio. Pregiati armadi ed altri mobili del '700 arredano la sacrestia, probabilmente realizzati dai monaci Olivetani, anch'essi recanti in più punti lo stemma dei tre monti, su quello centrale c'è una croce ed un ulivo ai suoi piedi, stemma riportato anche nei capitelli che sovrastano alcune colonne del chiostro.
Dalla chiesa manca un coro ligneo, probabilmente del 1600, presente fino al secondo dopoguerra, probabilmente venduto ad una sinagoga del cremonese per recuperare soldi per intervenire e salvare la chiesa castionese, che subì un intervento di recupero totale intorno alla metà degli anni '50 del XX secolo, in quanto minacciava di aprirsi in due disperdendo così un patrimonio inestimabile.
Nel 1762 la costruzione era integra, poi nel 1764 per decreto del Duca di Parma Ferdinando Borbone venne intimata la soppressione del monastero e dell'abbazia con conseguente cacciata dei Monaci Olivetani, in linea con le disposizioni napoleoniche sulla soppressione degli ordini religiosi.
Nei decenni scorsi, quando si iniziò il rito italiano nella celebrazione della Santa Messa, che sostituiva il rito latino fino ad allora in voga, venne girato l'altare in modo che il sacerdote potesse guardare i fedeli, mentre nel vecchio rito girava loro le spalle.
L'altare soppresso venne in parte riutilizzato ed in parte eliminato. La parte eliminata era dotata di tre gradini, alla sommità dei quali, appena scostati rispetto al tabernacolo sovrastante, era presente una specie di "coperchio" di assi, come se esso dovesse proteggere o nascondere qualcosa. Voglio raccontarvi un aneddoto che successe proprio al sottoscritto: all'età di circa otto anni, quando facevo il chierichetto con Don Enrico Sagliani, gli chiesi a cosa servivano quelle assi e lui mi rispose che servivano per proteggere dal freddo i piedi del sacerdote mentre celebrava la Santa Messa.
Più avanti negli anni trovai nelle mie ricerche appunti che portavano al sepolcreto ove molto probabilmente giaceva la salma di Adalberto II degli Obertenghi e sembra che fosse proprio là sotto, imbalsamato e circondato da tre monaci benedettini seduti su altrettanti troni, anch'essi imbalsamati. Sarebbe andato (e sottolineo il condizionale) perduto il tutto durante i restauri della chiesa della metà degli anni '50 (o eventualmente con il cambio di disposizione dell'altare nei primi anni '60), avendo repentinamente aperto il sepolcreto, esponendo bruscamente al contatto con l'aria i resti umani. Evidenti in tutta la struttura le similitudini con le più recenti chiese di Chiaravalle della Colomba e Fontevivo. Internamente al complesso troviamo anche saloni e scale settecenteschi. Anticamente, presumibilmente tra il 1300 ed il 1500, un fossato pieno d'acqua circondava tutto il fabbricato, che era accessibile attraverso il voltone tutt'oggi esistente, allora percorribile solo dopo l'abbassamento del ponte levatoio, di cui ancora oggi troviamo evidenti tracce nell'alloggiamento della manovella di comando, oltre che scanalature esterne, scavate nel muro, per evitare sfregamenti delle catene che facevano salire e scendere il congegno.
Proprio la presenza dell'accessorio difensivo medioevale ha tratto in inganno alcuni pseudoscrittori storici che si sono cimentati nel raccontarne la storia, attribuendo al complesso chiesa - monastero una "progenitura" di castello sbagliando così clamorosamente e traendo in inganno il lettore.
Molto probabilmente questi signori ignoravano l'esistenza dell'abbazia, derivata da un precedente "castrum", generando così ancora più confusione sulla distinzione tra monastero ed abbazia (confusione che dura tutt'oggi), che tanti confondono, ma che è tutta un'altra cosa ed andando così ad arricchire il "cassetto" delle strane teorie, buttate lì senza un minimo di ragionamento, neppure per provocare sensazionalismo, ma solo per saccenteria, non supportata da studio o ricerca alcuna, praticamente come già ho descritto nella differenza tra "Terramare" e "Terremare".
Per tornare alla chiesa, fino al 14 agosto 1948 sotto la Diocesi di Parma, venne ceduta alla Diocesi di Fidenza il giorno successivo, 15 agosto 1948. Anche il parroco Don Enrico Sagliani, fino ad allora responsabile della chiesa della frazione di Soragna di Castellina San Pietro (fino ad allora sotto la Diocesi di Fidenza e passata quel giorno a quella di Parma per lo scambio con quella di Castione), arrivò a Castione Marchesi a reggere la Parrocchia di Maria Santissima Assunta in Cielo. Egli si distinse per aver dato corso, non senza fatica, ai restauri avvenuti intorno alla metà degli anni '50 e per aver contribuito alla classificazione a Monumento Nazionale del complesso chiesa-monastero.
Dal 1959 venne insignito del titolo di Abate dalla Sacra Congregazione del Concilio, titolo di cui si fregiarono tutti i parroci che gli sono succeduti e che succederanno in futuro a Castione Marchesi. Da lui fortemente voluta e giustamente intitolatagli è la Scuola Materna Parrocchiale inaugurata poco più di un anno dopo la sua morte, avvenuta nel novembre 1963. (CONTINUA)
Dal 1959 venne insignito del titolo di Abate dalla Sacra Congregazione del Concilio, titolo di cui si fregiarono tutti i parroci che gli sono succeduti e che succederanno in futuro a Castione Marchesi. Da lui fortemente voluta e giustamente intitolatagli è la Scuola Materna Parrocchiale inaugurata poco più di un anno dopo la sua morte, avvenuta nel novembre 1963. (CONTINUA)
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