Sale da sballo
Avendo anni 72 compiuti, le mie esperienze di discoteca sono antidiluviane, roba di 50 e più anni fa, quando ci si ritrovava alle 21, 21,30, e poi tutto terminava intorno a mezzanotte, o mezz'ora dopo, al massimo, per i più peccaminosi. Seguivano poi, eventualmente, imboscamenti in auto con la morosa o la ragazza conosciuta prima di entrare in discoteca; se ti andava di lusso, altrimenti, tornavi a casa, verso l'una di notte.
Se facevo troppo tardi, entravo in casa di soppiatto, dopo essermi cavate le scarpe, e mi buttavo sotto le coperte, completamente vestito e calzato, iniziando un lieve russare da sonno profondo ed inoltrato, per ingannare mia madre.
Ora, invece, fino a mezzanotte, nelle disco-inferno, non inizia la musica; se entri prima, fai la figura del buzzurro.
La minore delle mie due figlie, praticamente, dal venerdì sera alla domenica notte, viveva fuori. Tornava, in auto, tra le 4 e le 4,30, sempre lucida, se non altro.
Mi raccontava poi dei soliti crocchi di maschietti idioti e dei loro apprezzamenti volgari, a lei ed amiche, ma nulla di più.
Ora, però, da quanto leggo, vedo e sento, le discoteche sono un luogo assurdo, una bolgia infernale, un abisso di dementi, che non si riuniscono per stare in compagnia e per ascoltare musica e ballare, ma solo per sballare. Tutto a base di shottini, superalcolici e pasticchette di vario tipo e colore, micidiali, che azzerano anche quei due neuroni superstiti.
Le discoteche sono divenute zone off-limits per il comune senso di un sano divertimento, del ritrovarsi in gruppo. Ci si spintona, anche ballando -si chiama “pogare”-, si provocano i coetanei, si palpeggiano le ragazze, discendendo in un abisso di stupida perversione.
Nelle toilettes, avvengono sveltine animalesche, spesso immortalate con lo smartphone, tra gente che si è conosciuta mezz'ora prima, e che poi non si rivedrà più; il personale delle pulizie può raccattare, al mattino, decine di capi intimi di ogni marca, tipo e colore.
Stravaccati su poltrone, divanetti, separés, tra i ragazzi girano shaboo, GHB, ketamina, speed, ecstasy, popper, yaba: un supermarket dello sballo, dai nomi esotici stuzzicanti, da ristorante nipponico. Si muore, si va in coma, un vero divertimento...
I buttafuori sanno solo buttar dentro gente di ogni risma sociale, per fare numero. Appena fuori, tra disco e parcheggi, una terra di nessuno; si dovrebbe girare in autoblindo od essere campioni di arti marziali, per sopravvivere fino alla portiera della propria auto.
Ma non sempre basta; ci sono spesso inseguimenti mortali, da fast and furious, all'arma bianca o con armi da fuoco, per complimenti volgari alla morosa, o per uno sguardo non apprezzato.
Perché le forze dell'ordine non entrano a fare un giretto d'ispezione, in quelle centrali dello sballo più idiota? Perché non danno mai un'occhiatina nelle aree adiacenti?
Però, che facciamo? Eliminiamo tutte queste centrali dell'idiozia giovanile, obblighiamo i gestori a chiudere in anticipo? Ma... e gli after-hours, -non quelli di Manuel Agnelli- fino alle 8 del mattino? E i rave-parties?
Intanto, dal venerdì al sabato notte, morti in discoteca, sulle strade, accoltellamenti, sparatorie, con centinaia di vittime sotto i 20 anni, seguite da lugubri telefonate, all'alba, dei Carabinieri, a dare ferali notizie ai genitori angosciati.
Andiamo avanti così, nelle sale da sballo? Possibile che nessuno proponga regole più severe, controlli efficienti, raids antidroga? Non è fattibile punire i gestori con chiusure, temporanee o definitive?
Franco Bifani
Se non si risana a monte, o meglio in cima al monte, cioè la testa, non si va da nessuna parte. Controlli, controllori e controllati non funzioneranno, finché non si chiameranno le cose con il proprio nome. Anche il significato delle parole è stato travisato. Cosa significa divertimento? e piacere? e compagnia? e vivere? L'uso corrente di queste parole non rispetta più la definizione del vocabolario.
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