Terramare di Castione de’ Marchesi (Parma). |
Castione: da terramare a terramerda?
Ci sono cose che nascono dalle
varie amministrazioni che lasciano di stucco, quella che in questo
momento hanno messo nel mirino riguarda Castione Marchesi, mio
amatissimo paese natale e da sempre di mia residenza, tra l'altro
ricco di storia e di cimeli che dovrebbero essere sfruttati da un
punto di vista turistico. L'introduzione a quanto voglio esprimere è
la mia lettera alla Gazzetta di Parma dei giorni scorsi, ripresa e
pubblicata da questo ed altri blog di Fidenza.
Nella serata di lunedì 23
settembre ho partecipato alla riunione tra commercianti e
rappresentanti delle loro associazioni da una parte ed amministratori
del nostro comune e responsabili di Edicta dall'altra. Per chi non lo
sapesse Edicta è quella entità che ha gestito da un punto di vista
strategico-commerciale la scorsa Notte Bianca e che ha vinto
l'appalto per la gestione degli eventi fidentini dei prossimi anni,
compresa l'imminente sagra di San Donnino, che diventerà così banco
di prova, oltre che sede di rivincita, per questa entità "cascata
male" nei pensieri dei commercianti fidentini.
Durante la serata, in cui è
stato difficile far digerire il programma ai vari commercianti
interessati, ancora sanguinanti per la recente botta di delusione
della Notte Bianca, ho avuto modo di parlare con l'assessore Bacchi
Modena, che mi è sembrata abbastanza digiuna anche della
toponomastica frazionale. D'altra parte anche il suo predecessore
Carancini, poi sacrificato all'altare del civico consesso salsese,
non dimostrava dimestichezza nemmeno dei percorsi per raggiungerle,
basti dire che per arrivare a Castione Marchesi ha impiegato un'ora e
venti minuti, ma il record è di un'ora e quaranta minuti per
raggiungere Bastelli (tempi realissimi, non esagerazioni)
giustificandosi poi così: "Ma io mi ricordavo bene la strada
prima dell'avvento della tangenziale, questa nuova arteria mi ha
messo notevolmente in difficoltà". Parole accettabili da uno
che viene a Fidenza una volta ogni dieci anni, ma assolutamente non
da un assessore.
Ma facciamo un passo indietro
alla chiacchierata con l'assessore Bacchi Modena, dove ho "giocato
il carico" della storia di Castione e che lei naturalmente non
conosceva (o meglio non ha "preso" perché "senza
briscole"). In compenso mi ha chiesto se non siamo contenti di
quello che si sta facendo per Castione, riferendosi alla Corte del
recupero. Iniziativa evidentemente recuperata a sua volta in quanto
si pensava defunta ed invece rilanciata con l'aggiunta di una
stazione di compostaggio che, per la cronaca, sta tentando uno sbarco
nei nostri luoghi dopo essere stata respinta dalla vicina Soragna.
A questo punto non mi resta che
ribaltare tutto il concetto che avevo di Castione Marchesi: da paese
delle Terramare, del romanico e dei Pallavicino a pattumiera delle
terre verdiane. Sì perché più o meno di questo si tratta
analizzando il processo di lavorazione del materiale che arriva per
la Corte del recupero e per quello che partirà al termine del
naturale processo di decomposizione dei rifiuti organici che verranno
qui eventualmente destinati a nuova vita …. di merda.
Per par condicio voglio però
fare un passo indietro, all'epoca della giunta Cerri, quando una
società di nuova costituzione e formata da cinque ditte
siderurgiche, chiese di costruire uno stabilimento per la zincatura
di loro prodotti, fino ad allora funzione fatta assolvere da terzi al
di fuori delle cinque singole aziende. Biglietto da visita: 70
(diconsi settanta) nuovi posti di lavoro all'interno, oltre ad una
decina per l'indotto. Tale stabilimento sarebbe stato realizzato
nell'ex cantiere TAV.
Non era stato presentato ancora
alcun progetto (e perché avrebbero dovuto spendere soldi per
realizzarlo se poi, come è avvenuto, il programma sarebbe stato
troncato?), ma i dirigenti mettevano a disposizione gratuitamente un
pullman per gli abitanti della frazione e per gli amministratori che
avrebbero voluto salirvi; destinazione Slovenia, per visitare uno
stabilimento gemello di quello che doveva essere realizzato a
Castione Marchesi. A loro dire (ma credo fosse assolutamente
dimostrabile) in tale stabilimento non ci sarebbe stato inquinamento
alcuno, sia esterno che interno, in quanto il liquido usato per la
zincatura veniva ripulito e rigenerato in un circuito chiuso
(praticamente come succede per gli oli esausti). Inoltre gli operai,
contrariamente alla storia di questo tipo di lavorazione, lavoravano
senza maschera in quanto l'intera operazione avveniva all'interno di
un "tubo" di vetro, ponendo così totalmente al riparo gli
operatori da qualunque eventuale (ma praticamente impossibile)
esalazione. Malgrado ciò il Consiglio Comunale di allora votò
contro quello stabilimento. In verità la maggioranza si spaccò e
gli esponenti della Margherita, votarono insieme con l'opposizione:
risultato finale 11 contrari e 10 favorevoli. Il bello è che tra i
contrari c'era un consigliere (allora DS) di Castione, giustificato
il suo parere, ma rigorosamente ligio ad una specie di "consegna
del silenzio" che doveva arrivare a tenere all'oscuro gli
abitanti di Castione, possibilità del pullman compresa. Sembra che
tale società venne poi indirizzata in quel di Solignano (o
dintorni), per proporle un terreno di proprietà di una cooperativa
"rossa" (cosa però da verificare). Alla fine è subentrato
il periodo di crisi che stiamo tutt'ora attraversando e di quello
stabilimento la società in questione non volle sentirne parlare,
almeno temporaneamente.
Altro episodio era avvenuto poco
prima quando una ditta di Caserta chiese alla stessa amministrazione
una licenza di produzione siderurgica destinata all'edilizia, questo
nel podere denominato Brolo, pochissimi metri a sud dell'Autosole,
naturalmente sempre in territorio castionese. A tutt'oggi nessun
intervento di ristrutturazione di quel luogo, solo una recinzione che
impedisce di vedere all'interno, ma per parecchio tempo divenuto
deposito di vecchie macchine operatrici, praticamente destinate alla
demolizione. Tale situazione mi allarmò, non mi sembrava poi così
impossibile che. in caso di pioggia, carburanti e lubrificanti
contenuti, di cui trasudavano vistosamente, potessero penetrare nel
terreno ed andare ad inquinare le falde acquifere, per cui informai
chi di dovere che fece sgombrare il tutto. Ma, i tengo a precisarlo,
lo feci io, non il nostro consigliere che tanto si sta dando da fare
e che già si è dato da fare per "il bene" di Castione
Marchesi.
Anche per quest'ultima parte
sarei tentato di conferire a pieno titolo a Castione Marchesi, per
meriti acquisiti grazie al rifiuto di una produzione pulita e
l'accettazione eventuale di produzioni ben meno pulite, al posto di
capitale delle Terramare, capitale del romanico e capitale dei
Pallavicino la definizione poco onorevole ma realistica di Pattumiera
delle T.V. (in realtà la mia definizione era diversa ma il censore è
stato inflessibile.
Germano Meletti
Pur unendomi all'accorato, coraggioso e perenne appello di Meletti a favore del suo paese natìo e pur comprendendo la sofferenza e la rabbia dell'indigeno che vede la sua terra turlupinata da mille nefasti intenti, ho la necessità di esprimere altro. La mia insegnante di Scienze ci spiegava che il termine "terramare" era composto da due parole: terra e mare in quanto, le palafitte, si ergevano sulle acque marine in prossimità di un fiume d'acqua dolce e, la roccia sedimentaria che si è formata, è di origine marina. Noi siamo emiliani, ma il vocabolo "marna" non ci appartiene, eppure siamo a pochi chilometri da Castione. Chiedo lumi.
RispondiEliminaDatando la spiegazione della maestra non mi sorprende la spiegazione, era infatti l'ipotesi prevalente. Ma è solo una ipotesi, nell'ottocento ed anche dopo l'ansia della scoperta portava a formulare ipotesi frettolose. Di questo fenomeno ne è piena anche la storia di Fidenza, Tornando alle Terramare e alla interpretazione che ho riportato devo dire che non è del tutto soddisfacente o almeno è incompleta. Per quanto riguarda il dialetto tieni presente che le terramare comprendono gran parte dell'Emilia e del sud della Lombardia, probabile comunque che non sia affatto.
EliminaQualche anno fa, concentrandomi su quel vocabolo, mi si accese una lampadina, l'ipotesi che ne usciva venne sottoscritta anche dal Prof. Cremaschi, impegnato in quel periodo negli scavi a Santa Rosa di Poviglio (Reggio Emilia). La cosa nasceva dall'analizzare le parole "terra marna", derivata da "marniere" che erano quelle collinette formate dai sedimenti generati da 12 o 13 secoli di permanenza del villaggio palafitticolo, come quella su cui poggia la chiesa di Castione Marchesi. Nel 1600 e 1700 nessuno ancora conosceva l'esistenza di quella civiltà, i signorotti compravano quelle "collinette" chiamate marniere, perchè fatte di terra marna e ne vendevano il contenuto. Provate ora ad immaginare, in un'epoca in cui tutti parlavano il dialetto, tra l'altro abbastanza diverso dal nostro attuale, un contadino che chiede al signore di dargli un carretto di terra marna, tipo: "Am dét un carét ad téra mara?". Chiedo scusa alla Claretta per errori di scrittura molto probabili, ma spero di aver espresso la mia teoria (tutta da verificare) dimostrando quanto sia breve il passo per arrivare a Terramara (singolare) o Terramare (plurale). Erroneo è il termine plurale terremare, cosa che si trova anche in alcuni testi. Grazie per l'attenzione
RispondiEliminaSul Dizionario etimologico Treccani, si prospetta una derivazione dal latino: terra mala, ossia terra cattiva. Ma mi sembra un'ipotesi improbabile, dato che quel tericcio era usato proprio come fertilizzante.
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