A riconferma che, in Italia, siamo sempre i primi degli ultimi e gli ultimi dei primi, nelle graduatorie mondiali, per qualsiasi settore della vita pubblica e privata, anche sul mensile “Consumatori” della COOP, ho potuto avere una riprova di quanto l'ignoranza dei miei connazionali stia raggiungendo livelli da Quarto Mondo, secondo una tendenza che continua, imperterrita e maligna, da almeno qualche decennio.
Ero infatti ai primi anni di insegnamento e già sapevo che libri e giornali, in Italia, erano sempre meno frequentati e letti, quasi fossero una mercanzia di scarto, da evitare accuratamente.
Attualmente, pare proprio che un terzo degli italiani manchi degli strumenti per orientarsi tra lettere e numeri, così da assemblarli secondo un senso compiuto e corretto. Sono perciò sempre più numerosi coloro che non sono in grado di capire istruzioni di elettrodomestici, bugiardini dei farmaci, contratti di lavoro e simili. E il 5-8% dei connazionali proprio non è capace di leggere, balbetta cifre e lettere.
Sei su dieci |
Sette italiani su dieci faticano a comprendere un testo, se supera una lunghezza media, dato che non riesce a connettere l'inizio della frase con le sue conclusioni. Ciò deriva anche dal fatto che la scuola, in Italia, non è mai stata considerata come un investimento, bensì solo come una spesa; e a ricoprire la carica di Ministro della PI venivano collocati incapaci, inetti ed incompetenti. Inoltre, la crisi economica porta, come conseguenza, che solo i ricchi possono accedere ad istituiti superiori prestigiosi e, soprattutto, alle facoltà universitarie di eccellenza.
Come nei paesi in cui vigono ancora le caste sociali, qui da noi resistono le caste di censo. Gli italiani, però, ricchi o poveri che siano, non leggono quasi nulla, nemmeno un libro all'anno; e danno solo occhiate distratte, sui giornali, alla cronaca locale, vedi “la pagina dei morti”, sulla Gazzetta, e la cronachetta gossipara di Salso e Fidenza.
Un prototipo di strumento digitale |
Io stesso ho potuto constatare che, quando scrivo lettere e commenti, sui blog locali o sulle rubriche di giornali e riviste, vengo spesso frainteso, se soltanto oso un breve, minimo excursus di carattere ironico; certa gente manca assolutamente di sense of humour ed intende gli scritti solo nel loro senso strettamente letterale.
La cosa però che mi ha sconcertato maggiormente, sta nel fatto che certe rilevazioni e certi rimproveri, di carattere culturale e sociale, sul progressivo analfabetismo degli italiani, siano riportati su un giornalino con tendenze a sinistra, palesi e consolidate nel tempo.
La scuola gentiliana, soprattutto quella umanistica, nel dopoguerra, aveva trovato gli oppositori più accaniti e feroci proprio nei trinariciuti di allora, che consideravano i Licei come i scòli d'i siùr, da aggredire e demolire, per far posto ad un appiattimento verso il basso, così da abbassare proletari e sottoproletari a livelli asinini e bovini, ma molto più docili ai diktat di Via delle Botteghe Oscure e delle varie cellule rosse locali.
Il latino, soprattutto, era sentito come uno strumento infernale, quel latinorum!, per imbonire i poveri babbei delle classi subalterne. E poi, con il '68, via con il disprezzo e lo svilimento della classe docente-considerata una massa di fancazzisti-, il 6 politico, le lauree, compiacenti e facilitate, per elementi della contestazione di estrema sinistra, le promozioni a tutti i costi e per tutti, somari ed eccellenti, contro l'abominevole concetto di meritocrazia. Ora, con i loro figliuoli e nipotini, siamo arrivati a questi risultati.
Quindi, invece di mettersi in cattedra e sui pulpiti, rivestiti dei panni di Savonarola, fustigatori della cultura in netto calo valoriale, i compagni di un tempo e di ora, farebbero meglio a farsi un bell'esamino di coscienza, si battano il petto e se ne stiano, almeno, buoni e zitti.
Franco Bifani
Ambrogio, gratias tibi ago maximas, io non sapea che quelli sei homini nel quadro da te pinto co' infernal arnese et sullo schermo riportato, legger sapeano e far di conto. O gaudio maximo, ma alla ora, con essi loro et io anco, a Borgo Sancti Domnini, hannovi ben sette savii! Laudetur liber, semper laudetur!
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