giovedì 19 settembre 2013

Decorazioni della volta del vecchio vescovado di Fidenza

Borgo San Donnino (Fidenza) Palazzo Vescovile
Il palazzo, in parte distrutto dai bombardamenti nel corso della seconda
guerra mondiale, è stato poi totalmente demolito nel dopoguerra.
Da una rara serie di cartoline postali degli anni ’20, appartenente alla Collezione Mauro Bandini e pubblicata di recente da Mirella Capretti, possiamo vedere come si presentava all’esterno e all’interno l’antico Seminario Vescovile di Borgo San Donnino, prima della sua totale distruzione avvenuta durante l’ultima guerra mondiale. Ricordato come una delle testimonianze architettoniche più rappresentative del Barocco fidentino, lo storico edificio sorgeva accanto al Duomo, ove era stata costruito tra il 1690 e il 1704 da don Francesco Callegari, lo stesso progettista del santuario mariano di Madonna dei Prati.



Tra le immagini, tutte di grande interesse documentario, ricavate molto probabilmente dagli scatti fotografici di Nello Coen (1890-1949), sono sicuramente da menzionare le due inquadrature della cappella di San Giuseppe situata al piano terreno. Ritroviamo così l’altare consacrato dal vescovo Adriano Sermattei nel 1714, ancora addobbato con gli arredi originari (verrà rifatto nel 1936 dal Vescovo Vianello) e soprattutto la piccola pala raffigurante la Sacra Famiglia, tradizionalmente attribuita al borghigiano Antonio Maria Formaiaroli (1679-post.1731). Da come appare nella foto stampata in bruno, la tela, andata dispersa in seguito ai devastanti bombardamenti aerei del maggio del ’44, sembra non smentire la buona fama riscossa dal pittore presso i suoi contemporanei.



Ma la sorpresa maggiore è data, a mio avviso, dalla seconda cartolina che riproduce integralmente le decorazioni della volta raffiguranti San Giuseppe in gloria tra gli angeli del cielo, altra opera documentata (1714) ma perduta del Formaiaroli, Le analogie tra queste notevoli pitture, purtroppo scomparse, e il suo unico ciclo affrescato ancora esistente (la finta cupola del santuario della parrocchiale di Santa Maria Annunziata con l’Eterno Padre che ordina a san Michele Arcangelo di recare l’annuncio a Maria Vergine, i quattro profeti biblici dei pennacchi e la Madonna dei Disciplinati), sono molto evidenti sul piano compositivo, nei panneggi svolazzanti e soprattutto nelle aeree figure degli angeli, chiaramente ispirate alla tradizione emiliana,  ma anche alle coeve decorazioni delle sale dell’ex collegio gesuitico di Borgo San Donnino, eseguite dal sabaudo fratel Giuseppe Barbieri (1646-1733), al quale Formaiaroli procura nel 1712 smalti e colori acquistati presso la spezieria di Andrea Homati. Forse fu proprio sulla base di questa labile traccia documentaria che la critica ottocentesca ritenne di poter assegnare al pittore fidentino anche le vivaci rappresentazioni degli angeli musicanti che rallegrano le settecentesche cantorie lignee della chiesa dedicata alla Gran Madre di Dio (cfr.:Scarabelli-Zunti).

L’attività di Formaiaroli, ricordato dall’abate Pietro Zani come valente, anzi “bravissimo”, ma non proprio fortunato artista che finì i suoi giorni in estrema povertà, è testimoniata anche da un bellissimo disegno a sanguigna della Palatina di Parma, che costituisce l’impegnativo bozzetto del dipinto già esistente nell’oratorio di san Giorgio, raffigurante san Pietro che visita in carcere Sant’Agata. La tela andata perduta non si sa quando, è descritta agli inizi dell’Ottocento da Vincenzo Plateretti. Altre opere cui accennano le fonti locali non sono al momento rintracciabili, come la pala dell’oratorio dei Cinturati presso l’ex chiesa agostiniana di San Pietro apostolo di cui si ha notizia nel 1714 e il quadro raffigurante la “Beata Vergine, San Giuseppe, e Sant’Antonio” dipinto per i Cappuccini di Borgo nel 1726. All’elenco delle opere disperse possiamo aggiungere sempre sulla scorta dello Scarabelli un “bellissimo” Sant’Antonio da Padova eseguito per i Cappuccini di San Secondo parmense, nel cui convento aveva realizzato anche un ciclo istoriato dedicato a San Francesco d’Assisi.

All’appello mancano purtroppo anche gli affreschi del 1716 della cappella di San Cristoforo in Cattedrale a Fidenza, raffiguranti i santi patroni della città e diocesi fidentina, coperti da nuovo intonaco negli anni passati, quando fu smantellato il novecentesco altare del Sacro Cuore, e quelli della cappella di san Gaetano all’interno del distrutto Palazzo Vescovile, mentre si deve ai rifacimenti ottocenteschi la perdita dell’immagine della Madonna dipinta sulla facciata del Palazzo comunale: Clemente XIII aveva accordato un’indulgenza a chi recitasse le litanie alla sacra effige e, come rammenta il Riccardi (sec. XIX), era nata “la bell’ usanza di recitare ogni sera le litanie in piazza a due cori”. Tale abitudine venne a cessare in epoca napoleonica (cit. da Storia della Musica?).

Non solo pittore ma anche musico, don Antonio Formaiaroli (aveva preso la tonsura nel 1704), viene chiamato insieme a un altro pittore borghigiano, Tommaso Bertani, a suonare il violino per le celebrazioni di San Donnino nel 1716 e nel 1728 alla corte di Parma per rallegrare le feste per le nozze ducali. La stima di cui l’artista godeva presso i suoi contemporanei, trova conferma in un inventario dei quadri di casa Miccari redatto nel 1731 da G.B. Tagliasacchi. Nel documento, reso noto da Amos Aimi, sono elencate ben sette tele del Formaiaroli, valutate “lire 336”, più “un cielo da letto, con suo cornizone intagliato, pitura del sudetto Formaiaroli”. Da questa data non si hanno più notizie sicure sulla sua attività di pittore, mentre attendono conferma la recente attribuzione del quadro con S. Giacomo, S. Bonaventura, Santa Chiara e le sante Lucia e Apollonia, proveniente dalla distrutta chiesa di san Francesco e ora nel santuario della parrocchiale di San Pietro e la pala con l’Annunciazione (copia da Bernardino Gatti del 1734) sull’altar maggiore della Collegiata di San Secondo.  
Guglielmo Ponzi


Articolo pubblicato in forma ridotta dal settimanale della Diocesi di Fidenza Il Risveglio del 21 ottobre 2011

2 commenti:

  1. Con tutto il rispetto per artisti, musici, decoratori, il Barocco ed il Rococò sono due stili, strabocchevoli, ridondanti e stucchevoli,che non mi piacciono affatto. Preferisco di gran lunga il romanico ed il gotico, di una umiltà e di una grandiosità veramente divine.

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  2. Che piacere, signor Ambrogio, rivedere pubblicate le cartoline del vecchio Seminario riprese dal libro sull'abate Zani che ho scritto col Preside Mesolella! Si è rinnovata in me l'emozione provata quando, dopo aver chiesto al signor Bandini di poter prendere immagini della vecchia Fidenza dalla sua preziosa raccolta, frutto di anni di ricerche e di spese ingenti, mi sono ritrovata nella sua casa a fotografare quei tasselli, per me straordinari, della Fidenza che fu (tra l'altro non presi in considerazione da Battei in Cartoline di Fidenza). Rivedere quelle immagini, custodite gelosamente, ripensare a quelle stanze frequentate dall'Abate e non solo, che ora non esistono più, si confonde in me il rammarico di bellezze perdute con la gioia di trovarne conservato il ricordo in quelle foto. E sono tante le cartoline che illustravano l'intero edificio, all'interno e all'esterno, piccole carte che venivano spedite, per condividerne la visione con persone lontane.
    Già, le cartoline, ormai soppiantate dai cellulari, smart e altre diavolerie, nessuno le scrive più, e se talvolta ci prova, magari non trova i francobolli. Così è successo a una mia collega, un paio d'anni fa e la cartolina me l'ha portata a casa. Che peccato, però, abbiamo perso anche il gusto e la soddisfazione di cercare e di scegliere un'immagine da mandare a qualcuno, di scrivere una dedica, di mettere un francobollo e di imbucarla immaginando la sorpresa e il piacere di chi l'avrebbe ricevuta. Sono cose che non hanno più senso?
    Grazie ancora
    Mirella Capretti

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