Cattedrale di Fidenza - Catino absidale |
Un popolo tradito
“Ah sfortunata plebe, che dove del tiranno utile appare, sempre è in conto di pecore e zebe!”- Ariosto
“Quandoque populus vult decipi, decipiatur”- Se il popolo vuole essere ingannato, lo si inganni - Cardinal Carlo Carafa (1517 - 1561)
“Il primo bene di un popolo è la sua dignità”- Camillo Benso, conte di Cavour
Ma gli italiani, oggi, non sembrano più liberi cittadini, ma un coacervo di sudditi, manovrati da lupi travestiti da agnelli, che vogliono ridurci a burattini, mossi da politici incompetenti, infingardi e indifferenti.
Eppure, sembra che gli italiani anelino ad essere ingannati, sia da destra che da sinistra, da imbonitori, simili ai venditori di panacee miracolose in bottigliette.
Dai tempi del discorso di De Gasperi alla Conferenza di Pace di Parigi, nel 1946, molta acqua è passata sotto i ponti della dignità nazionale: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra cortesia, è contro di me...
"Ho il dovere innanzi alla coscienza del mio paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano, ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica...”
Ora, ci umiliamo verso tiranni stranieri e governi dittatoriali, come l'Arabia Saudita, l'Egitto, la Turchia, e, un tempo, la Libia di Gheddafi; siamo proni ai piedi di Francia, Germania, USA, e il fanalino di coda e la zavorra nella stiva dell'UE; riconosciamo, però, che, spesso, contribuiamo, zelanti ed alacri, a questa nostra condizione di servilismo, di subordinazione e di discredito.
Continuiamo a badare solo al nostro orticello, a difendere interessi ristretti, personalistici, campanilistici, incapaci di guardare al mondo, oltre i muri, irti di cocci di vetro, che noi stessi abbiamo innalzato.
La parte valida del paese langue, impotente a creare un cambiamento radicale, i giovani emigrano, importiamo spacciatori nigeriani. Va bene così, un po' a tutti; è molto triste, però.
Franco Bifani
Ambrogio, l’immagine che hai inserito, presa da uno dei meravigliosi decori del Duomo, è azzeccata ed originale, te ne ringrazio.
RispondiEliminaNon va bene così a nessuno. Purtroppo viviamo in una situazione di incertezza, di attesa che qualcono ci faccia uscire da questo stallo, però per ora quelli di buona volontà sono più deboli e respinti dagli approfittatori, dai corrotti. La storia si ripete: quando manca una guida affidabile, ci si accoda sempre a quelli che ci promettono di più e di meglio. (Qualcuno ha dimenticato la rivoluzione francese o anche tempi più recenti?)
RispondiEliminaEcco, Anonimo, mi hai ricordato che noi, nella nostra storia, non esistono rivoluzioni paragonabili a quelle avvenute in Francia, nel 1789, 1830, 1848, 1870, e mettiamoci anche un 1968 proficuo. Da noi, una Marcia su Roma, involuzione, più che altro, e la Resistenza, ma sempre portate avanti da un’elite della popolazione. E difatti, la Marsigliese contiene parole molto dure, ma le uniche adatte ad una rivolta nazionale contro la tirannia.
EliminaSvegliati popolo italico! Non cercare e non aspettare che qualcuno risolva i tuoi problemi, solo la consapevolezza delle virtù antiche del nostro Paese, del dovere di ognuno di operare per un bene comune, della dignità personale a cui non rinunciare mai anche se circondati da esempi scoraggianti, solo questo puó risollevare l'Italia. ( Queste parole possono far sorridere ed essere scambiate per pura retorica, ma negli anni , quale piccola creatura , ho continuato a credere nella loro efficacia .)
RispondiEliminaSignora Marisa, le Sue parole non sono retoriche, sono molto nobili e sincere; solo che, da decenni, tra il popolo ed i suoi governanti, si è aperto una abisso incolmabile, una frattura inguaribile, e non si sa come poter intervenire, per migliorare le cose. Poche centinaia di parlamentari, a Roma, tengono in iscacco 60 milioni di compatrioti.
EliminaPurtroppo parecchi di noi hanno perso il senso delle sagge parole di Marisa: la fretta di vivere al meglio, di possedere il meglio, l'evitare la fatica e le cose spiacevoli, ci hanno fatto diventare cinici e questo è il risultato. Perché le cose si sistemino, dovrebbe cominciare il periodo delle vacche magre, per dar valore alle cose che veramente meritano, per cominciare a riflettere con la nostra testa e non con gli slogan pubblicitari che ci vogliono far credere che per avere successo basta l'immagine. Non è facile fare retromarcia, ma è difficile anche andare avanti a questo modo.
RispondiEliminaApprezzo pienamente quanto scritto ma la vedo male, mooolto male. Purtroppo, leggendo il libro di Paolo Mieli: "Il caos italiano", pare sia sempre andata così. Ora, peggioriamo o meglio consapevolmente ci fanno peggiorare. Direi Il popolo italico, dov'è? Dietro lo smartphone e mi spiace alla grande perchè ci avevo creduto nella Repubblica Italiana.
RispondiEliminaTutti i principi enunciati nella Costituzione sono stati subito ignorati. Sentire e vedere certa gente che afferma la sacralità di essa, dà veramente il voltastomaco. Noi non abbiamo il senso dello Stato di altre nazioni, siamo ancora calpesti e divisi, come dice il nostro inno nazionale. Siamo un popolo ancora frammentato in clan e tribù, con un Sud e un Nord separati da un odio secolare. Non ci sentiamo nazione se non per le partite di campionato di calcio, e per tutti lo Stato coincide con tasse esose e ingiuste, poliziotti e carabinieri.
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