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lunedì 27 aprile 2020

Settant'anni fa, in una foto la Ripartenza della città di Fidenza



Questa bellissima foto che l'amico Vittorio Sozzi ha scovato tra vecchie carte e che gentilmente mi ha girato, ci mostra un momento importante vissuto dalla nostra città, quando ancora la ripresa del dopoguerra era più nel cuore e nelle braccia dei fidentini che nella concretezza delle cose. 

Siamo nel 1950, l'intera Diocesi vive un intenso momento che, andando oltre all'aspetto devozionale, tocca tutta la cittadinanza in una "Peregrinatio Mariae" (vedi nota) o "Grande passaggio di Maria" che la foto mostra nel suo conclusivo momento processionale. 

La città si strinse in quel mese di maggio 1950 attorno alla Madonna Pellegrina, reduce del suo viaggio, durato due mesi, nelle chiese della Diocesi, negli opifici industriali, presso le case popolari, nelle scuole, lungo le strade, in Piazza Garibaldi e quindi sul sagrato della cattedrale sempre accompagnata da S. E. Mons. Francesco Giberti Vescovo di Fidenza.

Il momento ripreso dall'immagine è il momento in cui la processione cittadina, giunta in Piazza Garibaldi, vi sosta consentendo ai fidentini di stringersi attorno alla Madonna ed al Vescovo. Quasi all'ombra dell'obelisco di Garibaldi, il Vescovo terrà il discorso alla città, era il 28 del mese di maggio, giorno di Pentecoste.
Nemmeno gli infuocati comizi del 1948 avevano visto una piazza così affollata, lo posso dire perché io c'ero, non chierichetto né agitatore politico, un ragazzo di quasi 10 anni insofferente dell'una e dell'altra cosa.

Sul percorso della processione, sui luoghi toccati, rimando al mio precedente articolo ampiamente illustrato del 5 settembre 2016.

La Piazza nel 1950


Ma come si presentava allora la piazza? Quei palazzi ci sono ancora?

La piazza di per sé è un vuoto e quindi questo aspetto non cambia, cambia invece il contorno che è dato dai palazzi. Partiamo da quello di sinistra, Palazzo Bizzarri, demolito negli anni cinquanta al suo posto è sorto il Palazzo Cristallo, c'è tuttora anche se credo abbia ridotto i "cristalli", le spesse vetrate di cui andava orgoglioso. L'edificio che segue invece è rimasto, si tratta di "Palazzo Tridenti". Nato nel XVII secolo come palazzo San Marco è stato il primo seminario della neonata diocesi di Borgo San Donnino.
Proseguendo vediamo una bella costruzione inizio secolo, era la residenza di Adolfo Porcellini, sindaco per tanti anni e poi anche senatore della Repubblica. Andando oltre troviamo il muro e le piante del cinema estivo Centrale e, ancora oltre, una casa di nuova edilizia popolare datata 1947 un po' particolare, era casa mia.
La foto si allarga lasciando intravedere la ferrovia e, sulla destra infine vediamo quel che restava nel 1950 dell'antica rocca di Borgo prima bombardata, poi lentamente demolita e azzerata nel 1952. Inutile dire che non c'è più.


Mons. Francesco Giberti


Resta un aspetto da evidenziare: la figura di Mons. Francesco Giberti, Vescovo di Fidenza, che nella foto vediamo di spalle. 
Mons. Francesco Giberti è il vescovo fidentino che condusse la diocesi nei momenti più bui della città e che ne condivise la fase iniziale della ricostruzione.
Nato a Modena il 25 agosto del 1890 entrò nel seminario della sua diocesi nel 1906 e ordinato sacerdote il 4 aprile del 1913. Partecipò al primo conflitto mondiale. Il 12 maggio 1943 fu nominato Vescovo della Diocesi di Fidenza ed il 29 giugno consacrato.
In attesa di prendere possesso della diocesi il 15 agosto inviò la sua prima lettera pastorale che aveva come titolo "Ai figli spiritualmente lontani", mai così significativo e vero in quell'estate tormentata. L'8 settembre, altra data significativa, prese possesso formale della diocesi.
Giunse a Fidenza l'11 settembre del 1943 in forma del tutto privata ed il giorno seguente celebrò la sua prima messa in cattedrale. 
Questi passaggi, queste date, dicono tutto del contesto storico che l'opera pastorale di un vescovo, questo vescovo, dovette affrontare. Lo fece, era di animo forte temprato dall'umiltà e di zelo pastorale. Qualità che hanno formato una generazione di preti fidentini, non si può mai dire "tutti", non sempre ai plausi si accompagnano poi "corrispondenze".   
La forzata chiusura delle voci di stampa, settimanale diocesano compreso, in quei 20 giorni che seguirono l'otto di settembre ritardò ai più la nuova presenza di un presule che non amava imporsi per la sua autorità formale.
Il due maggio ebbe distrutto l'episcopio dal bombardamento, ulteriormente colpito il 13 maggio, il giorno in cui Fidenza con la sua cattedrale fu ad un passo dallo sparire e che ogni anno siamo chiamati a ricordare.
Nel 1945 la sua lettera pastorale parlava di Pace, "La Pace di Dio" ne era il coraggioso titolo, come coraggioso quello della lettera pastorale del 1949 "La Chiesa e gli operai", due titoli in due momenti di ripartenza, verso la Pace verso la Ricostruzione morale e civile.
Il 12 ottobre 1950 diede il via ai lavori di costruzione del nuovo seminario nel quartiere Luce. Arriviamo ormai al maggio 1950 alla "Peregrinatio Mariae" della foto.
Il 1 marzo 1952 il Risveglio riportava la notizia della sua morte, 19 febbraio 1952 il giorno del suo decesso. Era stato il 28° vescovo della nostra diocesi.



Nota 
La tradizione cattolica della Madonna Pellegrina o Peregrinatio Mariae è l'usanza di traslare un'effigie mariana lungo un itinerario che tocca le varie località di una diocesi o di un territorio più ampio, a volte rappresentato da un intero paese, a volte esteso oltre gli stessi confini nazionali.
La consuetudine possiede per i credenti un significato di missione e si accompagna alla predicazione evangelica e alla somministrazione dei sacramenti, allo scopo di ottenere la conversione degli uomini per intercessione di Maria.
Pur conoscendo antecedenti storici remoti, la tradizione si sviluppò in Europa negli anni 1940, sulla scia di un grande risveglio del culto mariano tra XIX e XX secolo. In Italia rivestirono particolare importanza i pellegrinaggi dell'immediato dopoguerra (1946-1951)      (Wikipedia)

3 commenti:

  1. Grazie per il Ricordo.
    Mons. Giberti! L'umiltà personificata! Lo ricordo benissimo: veniva a piedi fino alla nostra contrada dalle case distrutte e noi ragazzini gli correvamo incontro per baciargli l'anello, ricambiati da un triste sorriso.
    Un precursore.

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  2. Anch'io ricordo il suo sguardo dolce e malinconico, quando, appena terminata la guerra, camminava a piedi da solo per le strade,affiancate dai palazzi distrutti. Noi bambini lo circondavamo e gli baciavamo l'anello, Lui ci sorrideva e ci benediceva. Ricevendo poi la sua carezza, io provavo un profondo senso di serenità. Lo chiamavamo il vescovo santo, la Sua umiltà era la Sua forza

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  3. La parrocchia, se ben ricordo, aveva il gagliardetto. Ed inalberandolo con orgoglio, raggruppati, salivamo su cassone di un Dodge che ci portava nelle campagne intorno a cantare a squarciagola "Noi vogliam Dio!". Non è che ne fossimo ben compresi ma tanta era la voglia di un giretto gratis.

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