A vent'anni, molti ragazzi hanno già alle spalle una certa esperienza sentimentale, basata, però, troppo spesso, su una conoscenza dei problemi sessuali e sentimentali imparaticcia e superficiale, un florilegio di beceri e melensi passa-parola da bar e chat di quarta categoria.
Si deve, invece, come ha ribadito Bodei, insegnare il rispetto dell’altro, per permettere a uomini e donne di costruirsi una competenza affettiva che eviti le relazioni violente.
Le radici della violenza contro le donne derivano,essenzialmente, dall’eredità di una cultura patriarcale maschilista, secondo la quale la donna deve essere sottomessa al volere del maschio di turno, essendo debole di mente, di volontà e di carattere, isterica ed instabile -la donna è mobile!-, da educare a suon di botte,ogni qual volta che tenti di ribellarsi.
Dal secondo dopoguerra in avanti, molti uomini non accettano l'idea di una progressiva emancipazione femminile, economica e sociale, nel pubblico come nel privato, non sopportano l’idea di aver perso autorità e potere assoluti sulle compagne e reagiscono in modo violento.
L’idea della indiscutibile sottomissione della donna al maschio esiste da milioni di anni, per cui molti tendono a sottovalutare i comportamenti violenti e a relegarli nel privato, nel quale è meglio non intervenire: tra moglie e marito, non metter il dito!, questo l'alibi più comodo e frequente.
Il cambiamento dovrebbe partire dalle donne, fin dalle iniziali avvisaglie, dal caso del morosino che molla un ceffone, al primo rifiuto alle sue sacrosante voglie.
L’autostima femminile è essenziale, per avere la forza di rifiutare i soprusi, prima che prendano piede, ma è fondamentale che la risposta delle istituzioni sia forte, costante ed efficace, e non più improntata ad un maligno maschilismo da caserma, appunto, che troppo spesso impera tra le forze dell'ordine tra i magistrati.
Per tentare di cambiare mentalità ed abitudini inveterate, tra gli adolescenti, bisogna partire dalla scuola, nei dovuti modi e con interventi di educatori specializzati, sacerdoti, psicologi e medici, insegnando a rifiutare, in ogni relazione, la mentalità mercantilistica e mercenaria del “do ut des”, e a ricercare una crescita armoniosa, tra i due sessi, basata sulla conoscenza, la stima ed il rispetto reciproci.
Sono valori che si imparano in famiglia e si possono trasmettere anche attraverso le favole, le fiabe, il cinema, il teatro, la letteratura, ed anche leggendo insieme i giornali in classe, commentando i casi di femminicidio, mostrando a quali tragiche conseguenze porta, ancora oggi, il fatto che una donna si sottragga al primato del maschio.
I nostri uomini politici esprimono, purtroppo, solo stereotipi negativi e volgari, nei riguardi delle donne, anche a livello istituzionale. Non è possibile, allora, realizzare, anche in un solo Istituto scolastico, per iniziativa di Presidi e docenti coraggiosi, l'organizzazione di un serio e valido corso di Educazione sessuale, che non sia ridotto alla conoscenza, sul modello scandinavo, degli organi sessuali e sul loro funzionamento, ma che insegni il valore dei sentimenti, degli affetti e delle emozioni, tra maschi e femmine?
Lo chiedo anche alla Preside stimabilissima, che ha realizzato, di recente, tanti progetti di grande valenza educativa, nella Scuola Media Zani. Ma temo fortemente che subito si scatenerebbero anatemi, scomuniche, pruriti e pruderies, pudori e rossori; i soliti noti benpensanti e perbenisti locali si straccerebbero vesti e mutande e tutto verrebbe sommerso ed insabbiato; il sesso è una cosa sporca e maleodorante e Bodei uno degli abituali, tanti e troppi filosofastri laici e libertini!
Franco
Bifani
E' tutto vero e condivisibile, caro Franco, ma come può un insegnante spiegare di rapporti sessuali senza fecondazione, in qualunque senso lo si intenda? Sarebbe piuttosto compito di un genitore, ma il genitore mai vorrebbe vedere il propiro figlio già sufficentemente grande per arrivare a queste problematiche. Diciamocela tutta: finchè ci sarà questo tipo di mentalità i giovani che crescono avranno sempre lacune in questa "materia", che sia giusto o no io credo sia la seconda opzione la più realistica, in ogni caso "ai posteri l'ardua sentenza"
RispondiEliminaGermano, io ho avuto due figlie, e ti assicuro che parlare loro di certe faccende, anche solo accennandole, non è stato facile; forse per te, con due maschi, è stato più facile. Mi ha dato una grossa mano mia moglie. D'altra parte io non faccio parte di quelle sacre e sante famiglie di frequentatori di sagrestie, parrocchie, oratorii, vescovadi, i cui pargoli sono informati direttamente dallo Spirito Santo su una corretta educazione sessuale e che, naturalmente, mai peccano di fornicazione, né su di sè, né, tanto meno, Vergine Santa!, su terze persone, e che sonno dediti alla castità ed all'astinenza, fino al giorno del matrimonio -in chiesa, beninteso!-, così come fecero i loro candidi E PURI GENItORI. NON SONO UNO DI QUEGLI IPOCTITI CHE PENSANO CHE I LORO figli siano ASSOLUTAMENTE ESENTI dal PECCATO ORIGINALE; PER CUI, Anche SE CON FATICA, HO CERCATO DI FARE DEL MIO MEGLIO PER InSEGNARE ALLE MIE FIGLIE IL RISPETTO DI SE STESSE E DEGLI AlTRI, IN CAMPO SESSUALE. Ho scritto, Germano, che non un insegnante dovrebbe parlare di educazione sessuale, ma un'équipe di specialisti, dato che i genitori infornano i figli di certe faccende con una percentuale, forse, di 1 su un milione. Altrimenti, continuiamo pure con le malizie, becere e sciocche, da bar e da caserma, che noi tutti abbiamo sperimentato, da ragazzi. E i risultati, tra la gente,si vedono, e come!
RispondiEliminaNon ti dico che le sagrestie oggi siano meglio o peggio di come le descrivi, ti dico invece che semplicemente oggi non sono così. E non sto certo difendendole. Sul problema specifico oggi hanno ben poca presa ed autorità.
RispondiEliminaAmbrogio, non ho dato giudizi sulle sagrestie ed affini, ma, casomai, su chi le frequenta, con fini e mezzi poco edificanti, ossia, unicamente pro domo sua. Se controlli bene quanto ho scritto, vedrai che ti risulterà tutto in conformità a quanto dianzi da me chiarito. Sono spesso molto migliori i sacerdoti che non i fedeli, ma ciò in qualsiasi religione, setta e simili.
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