Apparenza e sostanza
Il fatto di possedere, insieme, autorità e autorevolezza costituisce una qualità positiva, ma rara, mentre chi esprime solo autoritarismo, soffre di qualche cosa di negativo.
L’autorità e l'autorevolezza significano capacità di comando di un capo, che scaturisce dalla fiducia che ispira e che induce ad obbedirgli volentieri, poiché persegue il bene comune, e diventa rappresentante, demiurgo e intermediario della comunità. Mi viene alla mente solo De Gasperi, pur con tutti i suoi difetti. L’uomo autoritario, al contrario, comanda trascurando il bene comune, esercita il proprio strapotere, anche senza velleità di arricchimento pecuniario personale, come Hitler, Mussolini, Stalin, Mao.
L'autoritarismo è tipico di coloro che hanno il potere e l'autorità, ma senza limiti. Non possedendo le qualità del vero capo, costoro esaltano le manifestazioni deteriori dell’autorità, come la megalomania e il narcisismo; nasce il culto della personalità, come per Stalin, Mao e per la dinastia nordcoreana dei Kim. Tali sono, anche se in sedicesimo, i nostri politici attuali, tranne rarissime eccezioni.
Il vero capo è rispettato ed amato quando la sua autorità è esercitata per il bene di tutti. Il capo autoritario, al contrario, è solo temuto, come tutti i dittatori, di destra e di sinistra.
C'è chi possiede l’autorità, ma non l’autorevolezza; mi pare che sia il caso di Mattarella, Martina, Fico e Bersani, ed anche di Papa Bergoglio.
Autoritaria è quella persona che abusa del proprio potere oltre il lecito. Vedi Berlusconi e Renzi. Chi è autoritario, sempre prendendo ad esempio Berlusconi, pensa per stereotipi, è rigidamente attaccato a certi valori, retrivi ed oscurantisti, tipici della classe media, come il mito della virilità maschilista, la sottomissione della donna, e detesta gli intellettuali, quelli veri. Ricordiamoci dei roghi di libri, accesi da fascisti e nazisti, e di Goering, cui correva la mano alla pistola, al solo udire la parola “cultura”. Qui nascono, si coltivano e si perpetuano pregiudizi quali l'antisemitismo ed il razzismo.
Le personalità autoritarie piacciono molto agli appartenenti alla piccola borghesia, che favorisce, anche oggi, l'adesione a ideologie fascistoidi. L'autorevolezza, invece, nasce spontaneamente per la capacità del capo di essere un leader, per il riconoscimento unanime che riceve da chi si sente da lui rassicurato, protetto, educatio fiducioso del suo operato nell'interesse comune. Tutto ciò apparteneva alla figura dell'insegnante, fino al famigerato Sessantotto.
L'autorevolezza è una dote poco diffusa, della quale spesso difettano le persone in posizione di comando; si impara e si costruisce, con impegno, umiltà e fatica, nel tempo. Una persona autorevole è seguita da chi opera con lui, per le sue doti di leader naturale, vedi un bravo docente, preso ad esempio dalla sua classe.
L'autorità è un surrogato dell’autorevolezza; chi si affida solamente ad essa, vuole essere obbedito solo perché i suoi ordini sono impartiti da una posizione gerarchica dominante. E' il caso dei militari, dove un superiore ha sempre ragione, anche se ha torto marcio ed i suoi ordini sono discutibili.
Oggi, in Italia, si fa una confusione letale e malefica delle tre qualità, e al potere ed al governo ci sono personaggi che non posseggono alcuna autorevolezza, che sono autoritari o muniti di un'autorità solo nominale. Tali ritengo essere Mattarella, Salvini e Di Maio e gran parte dei nostri ministri. Come per la famosa favola di Fedro: «O quanta species – inquit –cerĕbrum non habet!». Ma la volpe è l'icona universale dell'astuzia, il popolo, purtroppo, è spesso bue e somaro.
Franco Bifani
Ambrogio, chi sono i luoghi e i personaggi del fascismo della prima foto? Sono curioso.
RispondiElimina