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mercoledì 30 maggio 2018

Giuseppe Pallavicino dei Marchesi di Varrano, borghigiano ritrovato


Nel pomeriggio di sabato 26 maggio sotto i portici di Via Gramsci all'altezza del Bar Commercio Ivano Lorenzoni, studioso di Lonato (BS), ha presentato il suo libro:
"QUISQUIS ILLE FUERIT"
"Giuseppe Pallavicino dei Marchesi di Varrano (1523 - 1575)" 


Giuseppe Pallavicino ebbe i natali a Borgo san Donnino nel 1523 ma morì lontano dalla sua patria a Lonato 1575. Fu diplomatico, medico, umanista a Borgo San Donino, Canneto e Lonato dove visse in forzato esilio.
A Borgo san Donnino era molto considerato e stimato, di carattere deciso entrò in conflitto con il reggente imperiale, barone Christopher Seisnech, sovrintendente alle milizie di Fidenza, nel tentativo di frenarne le angherie ai danni della popolazione. Alla fine il barone lo fece imprigionare nella Rocca di Borgo e poi esiliare. 
A Canneto poi a Lonato Giuseppe Pallavicino ritornò a esercitare la professione medica ma la sua attività investì anche la letteratura. 

Il libro gode del patrocinio del Comune di Fidenza che ha organizzato la l'incontro inserendolo nella più ampia iniziativa "TESTO... PRETESTO" organizzata dall'Ufficio Cultura del Comune di Fidenza.
Nel volume troviamo due presentazioni: quella del nostro Vescovo Ovidio Vezzoli e quella della dottoressa Maria Pia Bariggi, Assessore alla Cultura del Comune di Fidenza, ed un "Accompagnamento" firmato dal Sacerdote Giovanni Donni, Presidente Associazione per la storia della Chiesa Bresciana, presente all'incontro.
Troviamo il libro alla libreria "L'Ippogrifo" di Via Cavour,
abbiamo
 quindi l'opportunità di acquistarlo e di leggerlo
Di Giuseppe Pallavicino ho brevemente detto, per quanto riguarda l'autore riprendo quanto riporta la scheda in terza di copertina del libro:
IVANO LORENZONI è nato a Lonato il 13 ottobre 1961. Lavora come artigiano nella cittadina natia (ora Lonato del Garda) e vive a Erbusco dal 1991. Nel 1979 si è diplomato presso l'Istituto Magistrale Veronica Gambara di Brescia dove ha avuto la fortuna di avere fra i suoi educatori Pier Virgilio Begni Redona e Renzo Baldo. Appassionato cultore di storia bresciana, ha pubblicato: "Vòlto alla mia patria, fonti e documenti per la storia di Giacomo Attilio Cenedella" supplemento ai Commentari dell'Ateneo di Brescia, fratelli Geroldi, Brescia, 2011 e "Vittorio Barzoni da Lonato 1767-1843", in "I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como", Lonato del Garda, 2014. E' tra i fondatori del sito internet Lonato fra storia e arte, nonché autore di contributi all'interno del medesimo.
Al termine della presentazione dal pubblico numerosi interventi hanno arricchito l'incontro. Le discrete sollecitazioni di Maria Pia Bariggi rivolte ai presenti hanno reso tutto molto più semplice. 

La figlia di Ivano ci ha raccontato
l'Ivano domestico, l'Ivano padre
 affettuoso e l'Ivano artigiano 
Giovanni Donni, prete a Rovato nel
bresciano. Amico di Ivano ne  ha
messo in risalto le indubbie qualità.  



Mirella Capretti, felicitandosi con l'autore, gli presenta il suo amato Abate Zani cui tante risorse e tempo ha dedicato. Una ricerca molto importante per Fidenza la sua sull'abate "fidentino", altrettanto quella di Ivano sul borghigiano Giuseppe Pallavicino. Un motivo in più per un reciproco dono delle rispettive opere.  
Nicoletta Franzini, professoressa all'istituto Berenini di Fidenza raccoglie l'invito di Maria Pia e precede al microfono il marito, il prof. Francesco Ghisoni, conosciutissimo primario nell'ospedale di Vaio. 
Ampia parte del volume di 500 pagine è dedicata alla
trasposizione in caratteri tipografici dei manoscritti  

Ivano Lorenzoni dedica un capitolo alla lapide del Pallavicino ed allo stemma della sua famiglia. Nello stemma ci è familiare lo "scaccato" bianco e rosso che  troviamo più volte nella nostra cattedrale, talvolta appare come una semplice rappresentazione "graffiata" sulle pietre. 
Non molto dissimile a questo disegno doveva apparire Borgo San Donnino a Giuseppe Pallavicino. Si vede chiaramente a destra l'imponente Rocca dove fu imprigionato.
L'incontro è stato preceduto dalla passeggiata 
"UN MONDO DI DANZA"  
 con le coreografie di Studio Danza Fidenza. 





1 commento:

  1. Grazie infinite, Ambrogio, per avermi presentato Ivano Lorenzoni: da tempo aspettavo di conoscere la storia di Giuseppe Pallavicino, insieme al suo autore.
    Chi racconta storie ed eventi, vive un po’ nei personaggi del passato che svela dando loro voce, e credo che prima ancora, essi stessi (personaggi) cerchino qualcuno cui affidare il ricordo della loro vicenda umana…
    Per cui un incontro fortuito, una richiesta, o una scritta in una lapide, fanno scattare qualcosa, suscitare il desiderio di sapere, capire, approfondire, e il pensiero si arrovella e non abbandona più, fino a quando, la ricerca nel passato e nei luoghi che hanno cambiato la fisionomia architettonica, tra cimeli e carte antiche miracolosamente rimasti, l’aiuto insperato di qualche studioso, o anche solo di qualcuno che incoraggia e manifesta interesse ai fatti, si concretizza la smania, e sembra di trovare risposte… e allora è bello condividere!
    Mi sono ritrovata, in realtà, nella commozione di Ivano, per aver “portato a casa” il “suo” Pallavicino, e mi ha fatto piacere aver avuto l’occasione di parlare del “mio” abate Zani (grazie alla professoressa Maria Pia Bariggi, dolce e fiduciosa, nonché dotta vestale delle manifestazioni culturali).
    Due personaggi diversi, vissuti in tempi diversi, cui la sorte non è stata benigna, ma che ambedue amavano il proprio Borgo natio e si sono prodigati, nella vita, per fare qualcosa di buono per gli altri, chi con la cura del corpo e non solo, chi con la cura dello spirito e con la bellezza dell’arte.
    La rocca pallavicina, che ha tenuto prigioniero ingiustamente Giuseppe, battutosi per difendere la gente della sua terra, e ha accolto, secoli dopo, Pietro bambino, a servizio da Enrichetta per necessità, è stata distrutta. Peccato! Sarebbe stata una bella cornice per la presentazione (rimangono solo le foto ante guerra e i dipinti di Ettore Ponzi, alcuni pubblicati nel mio libro grazie ad Ambrogio).
    Ci siamo ritrovati, invece, sabato pomeriggio, in un incrocio di strade, il cardo e il decumano (l’originale tracciato della Via Emilia) cuore dell’antica Fidenza romana, sicuramente conosciuto al medico e diplomatico borghigiano, insieme alla chiesa di Santa Maria, con l’arco in mattoni e la bifora con colonnina dell’antica facciata medievale.
    Poco prima belle danze in costume avevano ravvivato il luogo, portandolo indietro nel tempo.
    Giuseppe Pallavicino era felicemente presente.
    Sincera gratitudine a Ivano Lorenzoni.
    Mirella Capretti

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