Roma. Dopo l’8 settembre 1943, una mostra per ricordare la nostra storia
Fotografie, documenti e videofilmati per non dimenticare le vicende più complesse e dolorose della storia italiana dopo l’8 settembre 1943. Una pagina tanto importante quanto poco conosciuta raccontata in una mostra fotografica dal titolo “Nonostante il lungo tempo trascorso”. Il percorso fotografico si concentra sui crimini nazifascisti commessi nel nostro Paese e all’estero ai danni dell’inerme popolazione civile dal 1943 al 1945. Persone estranee alle operazioni militari oppure inoffensivi patrioti catturati dai tedeschi, ma anche gli internati militari italiani, prigionieri di guerra o impegnati nella Resistenza nei giorni che precedettero l’armistizio con gli anglo-americani e nei mesi seguenti.
La mostra, suddivisa in sei sezioni, grazie ai pannelli grafici e alle postazioni video interattive racconta episodi come le stragi di Cefalonia e Corfù ai danni della Divisione Acqui oppure quanto accadde a Dominikon, sempre in Grecia; le vicende legate agli eccidi più conosciuti come Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole, ma anche episodi poco conosciuti ma altrettanto significativi di cui fare memoria.
Dalle alle Alpi alla Sicilia e oltre è la narrazione dei fatti di Leonessa, in provincia di Rieti, dalle Fosse Ardeatine a Fivizzano, così come le tragedie accadute a Fossoli, tra i più grandi campi di concentramento italiani, tappa forzata prima della deportazione di militari e civili fuori dall’Italia, ma anche, purtroppo, luogo in cui molti vennero uccisi per mano dei soldati di Hitler. Un’altra sezione è dedicata alle deportazioni e al lavoro coatto in Germania, così come molta attenzione è posta sul profilo giudiziario, anch’esso complesso e ricco di episodi poco noti o addirittura del tutto sconosciuti, ossia quello dei processi penali militari delle Corti Alleate e dei Tribunali Militari Italiani.
“La mostra costituisce certamente un momento di riflessione storiografica nell’ambito della gigantesca questione del nazifascismo, dell’antisemitismo, delle vite stroncate, perseguitate e dimenticate” ha spiegato il ministro della difesa Lorenzo Guerini. “La sua peculiarità risiede nella centralità del profilo giudiziario dei crimini avvenuti, alcuni impressi nella nostra memoria collettiva, altri poco noti, se non del tutto sconosciuti, molti addirittura volutamente occultati”.
Guerini ha ringraziato per la presenza all’evento l’Ambasciatore della Repubblica Federale in Italia Viktor Elbling per la sua presenza “perché testimonia, io credo, che l’amicizia tra i popoli si fonda sui valori della verità e della ricerca di una comune giustizia – ha aggiunto Guerini - anche quando questo è doloroso, anche quando questo ci impegna a ripercorrere pagine rimosse dalla coscienza nazionale e a lavorare insieme per rafforzare questi legami nel servizio alla verità e alla giustizia“.
La mostra che resterà aperta fino al 30 settembre presso il Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate (Via dei Fori Imperiali – Roma) è sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e rappresenta il punto di partenza di un progetto di più ampio respiro, riguardante la creazione di un Centro di documentazione nazionale sui crimini commessi durante la Guerra di Liberazione e sui loro risvolti giudiziari.
Curata dal Procuratore generale militare presso la Corte militare d’Appello, Marco De Paolis, la mostra è stata allestita nel centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto. Tra gli storici e gli esperti che fanno parte del Comitato scientifico ci sono Isabella Insolvibile, Alessia Glielmi dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa, e il Tenente Colonnello Emilio Tirone dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. L’iniziativa è realizzata con il supporto tecnico e logistico dello Stato Maggiore della Difesa, in particolare il Generale di Divisione Alfonso Manzo, Capo del V Reparto Affari Generali.
Proprio questa settimana mi è capitato di rileggere la storia dell'SS Walter Reder, riconsegnato pulito e sbarbato alla sua madre patria dalla nostra Giustizia. Che dire dell'artista Erich Priebke che fino ai suoi ultimi giorni ha soggiornato da noi, lamentandosi.
RispondiEliminaIl comandante della Risiera di San Sabba, Joseph Oberhauser, è vissuto tranquillo e sereno, a Monaco di Baviera, a mescere birra dietro il bancone di una nota birreria. Era solito uccidere i prigionieri rompendogli il capo con una mazza. Un eroe della Shoah italiana.
RispondiElimina... e il pudore mi ha fatto tralasciare "l'Armadio della Vergogna"!
RispondiEliminaNoi dobbiamo ringraziare l’eroe o Re Guerriero Sciaboletta, scappato a gambe levate con la sua corte, abbandonando i suoi soldati alle rappresaglie naziste
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