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venerdì 28 settembre 2018

"Alla ricerca di una cappella perduta..." di Marisa Guidorzi

La mia attenzione si era fermata tempo fa su una cartolina, della quale purtroppo non riuscivo a trovare la collocazione.


L'indicazione “Ospedale civile”era troppo generica, visti gli spostamenti che dalla fine del '700 l'istituzione aveva subito, e la didascalia poteva pure essere errata. Del resto appariva un luogo appositamente costruito allo scopo, non adattato, ma non rispondeva a nessun confronto con altre immagini.

Poco tempo fa mi ritrovai fra le mani un ritaglio di “Il Risveglio” del 25 novembre 1978 dove Amos Aimi firmava un articolo: Fidenza ha un monumento in meno- È stata demolita la chiesa dell'ospedale. Sotto il titolo l'immagine un po' sfumata di un capitello: si trattava di un pezzo della cappella della fotografia! 
La lettura del testo mi dava la risposta e le informazioni che cercavo.

       



Seguiamo le parole e la documentazione riportata da A. Aimi.
La chiesa era appartenuta al complesso della casa o collegio  costruito come villeggiatura in Borgo San Donnino da due Madri Orsoline di Piacenza : la contessa Teresa Scotti e la marchesa Ippolita Casati.
Madre Luigia Stanislaa Scotti era figlia del Conte Scotti di Mezzano e della contessa Maria Scotti Douglas di Vigoleno. Eletta nel 1844 Priora dell'Istituto delle Orsoline di Piacenza, nel 1880 diede inizio alla costruzione del fabbricato principale sul progetto dell'ingegnere- architetto Gaetano Morandi di Piacenza.
L'opera venne data a cottimo all'imprenditore Carlo Roncari; i lavori da fabbro furono assegnati a Benvenuto Aimi e quelli da falegname a Gaetano Casella.
Nel 1883 la nuova casa era già abitata; costruita vicino all'antico Casino dell'Angelo ne conservò il nome.
La Chiesa o Cappella, invece, venne edificata nel 1884 su progetto “incompleto” del canonico Panizzi; capomastro fu Ferdinando Dotti e falegname Lodovico Pini. Il pittore Antonio Prati dipinse il 20 luglio 1885 la meridiana.
La contessa Teresa Scotti il 29 luglio 1886 con una carta da bollo da centesimi 5, versava L.1200 in saldo di tutti i lavori in pietra ed altare eseguiti da Giovanni Cocchi. Nella fattura del 6 febbraio 1884 (Archivio Orsoline di Piacenza) sono elencate tutte le opere in pietra dello scultore, con il loro prezzo.

Il nostro studioso a questo punto riflette sulla distruzione prodotta e  si chiede se le opere scultoree non fossero da salvare per destinarle ad una sistemazione in giardini o in un museo.
È evidente il rammarico di fronte al cumulo di macerie, al poco che resta, ma altrettanto palpabile il rimprovero nei confronti di chi è rimasto  indifferente verso decisioni tanto incisive su una parte di storia cittadina.. 
A sottolineare con maggior forza il bilancio delle perdite enumera i manufatti in pietra che abbellivano la cappella, irrimediabilmente perduti o rubati: 12 capitelli in pietra serena d'ordine composito ( L. 50 l'uno), 12 basi sagomate delle lesene, 2 colonne levigate di m. 3,10 ( L. 85,50 l'una), 2 capitelli ornati (L. 55 l'uno) , 8 mezzi capitelli ( L. 25 l'uno) , 2 acquasantini di marmo rosso ( L. 15 l'uno),  altare con tempietto isolato, gradini e zoccoli...
Si riportano le parole della sua amarezza:
"La distruzione della chiesa dell'ospedale segna uno dei fatti fidentini più tristi del nostro secolo, perché è stata compiuta non dagli altri, come nel caso dei  bombardamenti, ma dagli stessi fidentini con la permissività dei responsabili."
Personalmente io che scrivo non possiedo conoscenza e competenza che mi permettano di esprimere un giudizio sul valore artistico di quanto è stato distrutto: il mio interesse era rivolto a ricomporre i tasselli della storia di questa parte di Borgo,  che con il suo ospedale ha avuto un ruolo importante nella vita della città.
Questo è ciò che resta oggi ( in attesa di destinazione d'uso).


Il primo Ospedale civile  era stato fondato con atto di  Mons. Vescovo Alessandro Garimberti il 16 marzo 1780. Egli aveva eseguito le volontà dei coniugi Cornini Malpeli e unito il loro lascito con i beni dei vari “spedali” di confraternite e di parrocchie per costruire l'ospedale sul loro terreno (ex Cinema Corso). Là rimase fino al 1920, quando il commissario prefettizio dell'Ospedale il 14 ottobre firmò il contratto di acquisto del Collegio dell'Angelo che le suore Orsoline avevano lasciato.
Marisa Guidorzi

Collegio dell'Angelo poi trasformato in ospedale civile.

3 commenti:

  1. Marisa, la tua ricerca è interessantissima. La faccenda delle due aristocratiche madri badesse mi ha riportato alla mente quella tragica della Monaca di Monza di manzoniana memoria. Ciao, Marisa!

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    1. Ciao Franco, grazie! Quante monache di Monza ci sono state? L'abito non fa il monaco, ma neppure le monache e la fatica per il dominio delle passioni c'è per tutti.

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    2. Passata la moda infame di relegare in convento le femmine per ragioni di eredità, spè sorta quella di rinchiuderle nei manicomi. Ciao, prof!

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